“Energetica degli ecosistemi”: la fauna selvatica africana ha perso un terzo della sua “energia naturale”
A rivelarlo una ricerca dell’Università di Oxford realizzata in collaborazione con la Sapienza, che individua il declino della biodiversità come causa del fenomeno. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, propone misure innovative per la tutela degli ecosistemi.
Ogni ecosistema terrestre possiede una propria “energia naturale” che alimenta funzioni ecologiche vitali come il ciclo dei nutrienti e la dispersione dei semi.
Un nuovo studio condotto dall’Università di Oxford in collaborazione con la Sapienza di Roma, ha introdotto un nuovo approccio basato proprio sull’“energetica degli ecosistemi” che ha quantificato la perdita di energia naturale della fauna africana.
I risultati pubblicati sulla rivista scientifica Nature, hanno evidenziato che, rispetto all’epoca precoloniale, l’energia naturale complessiva del continente africano è diminuita di oltre un terzo a causa del declino di specie di grandi dimensioni come elefanti, rinoceronti e leoni che modellavano e regolavano l’ecosistema in passato. In questo senso i grandi animali selvatici rappresentano veri e propri ingegneri ecologici che non possono essere semplicemente sostituiti da specie più piccole o da bestiame.
“La ricerca mostra come la riduzione dell’energia nelle comunità di uccelli e mammiferi non sia stata uniforme, ma abbia colpito in modo differenziale i gruppi funzionali che sostengono processi ecosistemici essenziali come la dispersione dei semi, l’impollinazione e il modellamento della vegetazione”, dichiara Luca Santini della Sapienza di Roma, coautore dello studio.
Basandosi su dati relativi a oltre 3.000 specie di uccelli e mammiferi distribuite su 317.000 paesaggi comprendenti foreste, savane e deserti, i ricercatori hanno combinato sei grandi set di dati ecologici, incluso un nuovo Indice di Integrità della Biodiversità per l’Africa, costruito con il contributo di esperti locali.
Questa prospettiva energetica rivela non solo quanto della biodiversità sia andato perso, ma anche come tale perdita incida sul funzionamento stesso della natura. Mentre i grandi mammiferi hanno subito i cali più gravi, specie più piccole – come roditori e uccelli canori – dominano ora i flussi energetici residui del continente.
Lo studio, oltre a diagnosticare il declino delle comunità di uccelli e mammiferi africane, propone anche l’uso di un approccio “energetico” per informare progetti di restauro ecologico. La mappatura dei flussi di energia permette di quantificare l’integrità dei gruppi di specie che svolgono importanti funzioni ecosistemiche, identificando quindi priorità di restauro che prescindono dalla composizione specifica.
Questa ricerca potrebbe ridefinire il modo in cui scienziati e decisori politici valutano la perdita di biodiversità in tutto il mondo, in quanto il destino delle singole specie è collegato al funzionamento e alla stabilità dell’intero pianeta.

Roma, 3 novembre 2025
Riferimenti bibliografici:
Ty Loft, Imma Oliveras Menor, Nicola Stevens, Robert Beyer, Hayley S. Clements, Luca Santini, Seth Thomas, Joseph A. Tobias & Yadvinder Malhi, Energy flows reveal declining ecosystem functions by animals across Africa, Nature (2025), DOI: 10.1038/s41586-025-09660-1
Testo e immagine dal Settore Ufficio stampa e comunicazione, Ufficio Rettorato Sapienza Università di Roma
						
			

