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“The Wild Ones”, svelate le prime immagini della nuova serie di documentari d’avventura in arrivo l’11 luglio 2025 su Apple TV+

The Wild Ones, la serie di documentari

Apple TV+ ha svelato oggi le prime immagini della nuova serie di documentari d’avventura “The Wild Ones”, in arrivo l’11 luglio 2025. Annunciata inizialmente con il titolo provvisorio “Endangered Planet”, la serie in sei parti segue un trio d’élite di esperti di fauna selvatica che si imbarca in spedizioni ad alto rischio in tutto il mondo per rintracciare e proteggere le specie più a rischio del pianeta.

Guidata dall’ex commando dei Royal Marines e capo spedizione Aldo Kane, dall’esperto di fauna selvatica e fototrappole Declan Burley e dal narratore ecologico e documentarista naturalista Vianet Djenguet, “The Wild Ones” unisce l’avventura sul campo più estrema con scoperte scientifiche all’avanguardia e missioni di conservazione. Il team attraversa sei Paesi – Malesia, Mongolia, Armenia, Indonesia, Canada e Gabon – utilizzando tecnologie di ripresa di nuova generazione per catturare immagini rare, spesso inedite, di specie elusive come la tigre malese, l’orso del Gobi, il leopardo del Caucaso, il rinoceronte di Giava, la balena franca nordatlantica e il gorilla di pianura occidentale.

“The Wild Ones” è prodotto da Offspring Films, il team che ha realizzato “Il pianeta notturno a colori” e “Earthsounds: i suoni del pianeta” di Apple TV+, ed ha come produttori esecutivi Alex Williamson e Isla Robertson.

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 563 vittorie e 2.596 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e lo storico Oscar® come Miglior film a “CODA“.

 

Testo e immagini dall’Ufficio Stampa PuntoeVirgola MediaFarm.

I pesci zebra sbadigliano e si contagiano a vicenda: una scoperta che riscrive l’evoluzione del comportamento sociale

La ricerca coordinata dall’Università di Pisa pubblicata su Communications Biology

Per la prima volta, un team di ricerca delle Università di Pisa ha dimostrato che anche i pesci zebra (zebrafish, Danio rerio, piccoli pesci d’acqua dolce noti per le loro capacità sociali e le somiglianze genetiche con l’uomo) sono in grado di “contagiarsi” a vicenda sbadigliando. Un comportamento che finora era stato documentato solo in mammiferi e uccelli, lasciando credere che fosse esclusivo degli animali a sangue caldo con sistemi sociali evolutiLo studio pubblicato su Communications Biology apre così nuovi scenari sull’origine di questa “risonanza motoria” e suggerisce che le radici del contagio dello sbadiglio potrebbero risalire a più di 200 milioni di anni fa.

I ricercatori hanno osservato che, in risposta ai video di altri zebrafish che sbadigliano, i pesci protagonisti dell’esperimento tendevano a fare altrettanto, con una frequenza quasi doppia rispetto ai video di controllo, in cui si mostravano normali comportamenti respiratori. Un effetto del tutto paragonabile a quello osservato nell’essere umano. Non solo: i pesci coinvolti sbadigliavano spesso accompagnando il gesto a una sorta di “stiracchiamento” – la pandiculazione – un comportamento noto in uccelli e mammiferi, utile per ripristinare l’attività neuromuscolare e precedere un cambiamento motorio, come un cambio di direzione nel nuoto.

Ma perché i pesci dovrebbero sbadigliare “in gruppo”? La domanda potrebbe trovare una risposta nella loro natura sociale di questi piccoli pesci. 

La sincronizzazione tra individui è fondamentale per i banchi di pesci – spiega la professoressa Elisabetta Palagi del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa – coordinarsi significa aumentare la vigilanza, migliorare la ricerca del cibo e difendersi meglio dai predatori. In quest’ottica, il contagio dello sbadiglio si configura come un raffinato strumento di coesione sociale”.

“L’aspetto forse più sorprendente della scoperta riguarda però l’evoluzione di questo comportamento – aggiunge Massimiliano Andreazzoli del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano – e in questo caso due sono le ipotesi possibili. Il contagio dello sbadiglio è un tratto ancestrale, emeros nei primi vertebrati sociali e mantenuto da alcune linee evolutive fino a oggi. L’altra possibile interpretazione è che si tratti di un meccanismo emerso in modo indipendente in diverse specie, a testimonianza del ruolo cruciale che la coordinazione sociale ha avuto – e ha tuttora – nella sopravvivenza”.

Insieme ad Elisabetta Palagi e Massimiliano Andreazzoli ha lavorato un team di giovani ricercatori e studenti, come Alice Galotti e Matteo Digregorio, dottorandi in Biologia, e Sara Ambrosini, studentessa magistrale. La parte legata all’IA è stata invece sviluppata dal professore Donato Romano, esperto di robotica bioispirata, e Gianluca Manduca, dottorando presso la Scuola Superiore Sant’Anna. Grazie a un sofisticato modello di deep learning da loro sviluppato all’Istituto di BioRobotica è stato possibile distinguere con precisione i veri sbadigli dai semplici atti respiratori, rendendo oggettiva l’osservazione e replicabili i risultati.

La ricerca è stata finanziata dal National Geographic Meridian Project OCEAN-ROBOCTO e dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa nell’ambito del programma Dipartimenti di Eccellenza.

 

Riferimenti bibliografici:

Galotti, A., Manduca, G., Digregorio, M. et al. Diving back two hundred million years: yawn contagion in fish, Commun Biol 8, 580 (2025), DOI: https://doi.org/10.1038/s42003-025-08004-z

pesci Femmina di pesce zebra (Brachydanio rerio). Foto di Marrabbio2, in pubblico dominio
I pesci zebra sbadigliano e si contagiano a vicenda: una scoperta che riscrive l’evoluzione del comportamento sociale. Femmina di pesce zebra (Brachydanio rerio). Foto di Marrabbio2, in pubblico dominio

Testo dall’ Ufficio comunicazione di Ateneo dell’Università di Pisa

I SEGRETI DEI PINGUINI, LA NUOVA SERIE NATIONAL GEOGRAPHIC CHE SVELA COMPORTAMENTI INEDITI CON UNA FOTOGRAFIA MOZZAFIATO DEBUTTERÀ IL 21 APRILE SU DISNEY+

Guidata da Bertie Gregory, National Geographic Explorer e regista vincitore di premi Emmy e BAFTA, la serie si immerge nel mondo incontaminato dei pinguini, mostrando momenti unici, coraggiosi e affascinanti

Narrata nella versione originale da Blake Lively (Un altro piccolo favore), la serie in tre parti vede come produttore esecutivo James Cameron, National Geographic Explorer at Large e vincitore del premio Oscar, ed è prodotta dalla pluripremiata Talesmith

I segreti dei pinguini fa parte della campagna di Disney e National Geographic per il Mese della Terra, per ispirare il pubblico ad apprezzare il mondo naturale usando il potere dello storytelling

I segreti dei pinguini, la serie Key Art
la Key Art

15 aprile 2025 – In occasione della Giornata della Terra, sarà possibile immergersi in un’indimenticabile avventura con I segreti dei pinguini assieme a Bertie Gregory (@BertieGregory), National Geographic Explorer e vincitore di premi Emmy® e BAFTA. Gli executive producer sono James Cameron, National Geographic Explorer at Large e regista vincitore dell’Academy Award®, e i vincitori di Emmy e BAFTA Ruth Roberts e Martin Williams di Talesmith. Questo ultimo capitolo del franchise “I segreti di”, targato National Geographic e vincitore di un Emmy, accompagna gli spettatori di tutte le età negli angoli più remoti del mondo per assistere ai comportamenti dei pinguini catturati su pellicola per la prima volta, mostrando questi simpatici e soffici uccelli che non possono volare, mentre affrontano alcuni degli ambienti più estremi della Terra. Narrata nella versione originale da Blake Lively (Un altro piccolo favore), la serie debutterà il 21 aprile 2025 su Disney+ con tutti e 3 gli episodi.

Quest’anno, The Walt Disney Company celebra il Mese della Terra con una campagna aziendale insieme a National Geographic per ispirare il pubblico ad apprezzare il mondo che ci circonda attraverso il potere dello storytelling. Per tutto il mese di aprile, la campagna ourHOME offrirà nuovi contenuti, attività digitali ed esperienze, e metterà in luce gli sforzi globali per proteggere, ripristinare e celebrare il mondo naturale, permettendo agli spettatori e ai fan di scoprire tanti altri motivi per amare questo luogo chiamato casa.

Nonostante molti documentari abbiano studiato questi animali, I segreti dei pinguini li porta a un livello completamente nuovo. Il team di Talesmith, guidato da Bertie Gregory e da oltre 70 scienziati e filmmaker di fama mondiale, si è imbarcato in un’avventura di due anni per tutto il mondo, dalle spiagge rocciose di Città del Capo e le coste ghiacciate dell’Isola della Georgia del Sud, fino alle Galapagos tropicali e alle grotte desertiche della Namibia, per osservare i pinguini come mai era stato fatto prima. Spingendosi oltre i confini del cinema naturalistico, una troupe di tre persone ha affrontato ben 274 giorni di riprese sulla piattaforma di ghiaccio Ekström, in Antartide, dove vive una colonia di 20.000 pinguini imperatori. Affrontando uno degli ambienti più difficili del pianeta, hanno catturato momenti inediti, come una coppia di pinguini imperatori che si esercita con una palla di neve a trasferire le uova per affinare le proprie capacità in vista del momento in cui dovranno farlo con un uovo vero; pulcini tenaci che navigano tra ghiaccio frammentato in un contesto di cambiamento climatico e giovani pinguini che usano il becco per sollevarsi da un crepaccio.

Con una fotografia mozzafiato e una tecnologia di ripresa all’avanguardia, la serie cattura momenti rari e mai visti prima in natura. Per la prima volta, si potranno osservare pulcini di “rockaroni”, un raro ibrido di pinguini saltarocce (rockhopper) e ciuffodorato (macaroni), con uno sguardo approfondito alla potenziale evoluzione e all’adattamento. Tra le altre scene, un coraggioso pinguino saltarocce che respinge un leone marino meridionale, le prime riprese di una colonia di pinguini africani in una grotta nascosta e gli intelligenti pinguini delle Galapagos che si alleano per un audace furto: rubare il pesce direttamente dal becco dei pellicani e radunare abilmente le palline di sardine come esca.

Nell’aprile del 2024, National Geographic ha presentato per la serie un filmato mozzafiato sui pinguini imperatori,  catturato da Bertie Gregory sulla piattaforma di ghiaccio Ekström in Antartide. Per la prima volta, l’equipaggio ha registrato uno spettacolo sorprendente: centinaia di pulcini di pinguino imperatore che saltano da una scogliera di 15 metri nell’oceano ghiacciato sottostante, uscendone indenni. La serie mostrerà l’intero spettacolo di questo comportamento straordinario, insieme a nuove riprese che inizialmente non erano state incluse nel video virale. A oggi, il filmato ha ottenuto 74 milioni di visualizzazioni sull’account TikTok di National Geographic – il suo video più performante di sempre – e ha ricevuto oltre 165 milioni di visualizzazioni su tutte le piattaforme social di National Geographic. Le riprese di storia naturale di Gregory hanno avuto una tale risonanza tra gli spettatori da far sì che egli abbia registrato alcuni dei video più visti nell’ultimo anno sull’account Instagram di National Geographic. Il video dei pinguini imperatori conta circa 63 milioni di visualizzazioni, mentre il secondo più visto è quello sulle api del Parco Nazionale Dzanga-Sangha con 34 milioni di visualizzazioni, seguito da quello sulle orche antartiche B1 con 23 milioni di visualizzazioni, entrambi tratti dalla sua serie originale Disney+ di National Geographic Bertie Gregory: a tu per tu con gli animali, attualmente in fase di riprese della seconda stagione.

La serie, adatta alle famiglie, si avvale della passione e dell’esperienza di scienziati e ambientalisti di fama mondiale, tra cui il National Geographic Explorer e biologo marino Pablo Borboroglu, la biologa ambientalista Michelle LaRue, l’esperta di pinguini africani Andrea Thiebault, il dottore in medicina veterinaria Gustavo Jiménez Uzcátegui, l’esperta di pinguini Jessica Kemper e la biologa marina Katta Ludynia.

EPISODI

  • “Il cuore dell’imperatore”
    Gli imperatori sono i pinguini più grandi e forti, e vivono nell’ambiente più freddo ed estremo della Terra. Il National Geographic Explorer Bertie Gregory, inserito in una colonia antartica, si imbatte in capacità relazionali mai riprese prima, scoprendo che i legami forgiati fin dalla nascita tra famiglia, amici ed estranei fanno la differenza tra la vita e la morte.
  • “La sopravvivenza del più intelligente”
    Milioni di anni fa, un gruppo di pinguini ha lasciato i ghiacci, seguendo forti correnti e arrivando in nuove e strane terre. Qui hanno rimodellato le loro tradizioni per i deserti e i tropici e persino per vivere tra gli esseri umani. Messi alla prova fino all’estremo, sono diventati forse i più intelligenti tra tutti i pinguini. Il National Geographic Explorer Bertie Gregory scopre la loro capacità di risolvere i problemi, di “parlare” e di andare alla ricerca di nuovi mondi.
  • “Ribelli per una causa” 
    Ci vuole un tipo speciale di pinguino coraggioso per sopravvivere al feroce Oceano Antartico, ma 40 milioni di esemplari affollano i suoi avamposti isolati e rocciosi, e sono tra i pinguini più impavidi sulla Terra. Il National Geographic Explorer Bertie Gregory segue i saltarocce, i gentoo e i ciuffodorato alla scoperta di un mondo fatto di amanti del rischio, ribelli e genitori non convenzionali.

I precedenti capitoli di “I segreti di” comprendono I segreti del polpo, narrata nella versione originale da Paul Rudd; I segreti degli elefanti, narrata nella versione originale da Natalie Portman; e I segreti delle balene, vincitrice di un Emmy, narrata nella versione originale da Sigourney Weaver. Tutti gli episodi sono attualmente disponibili in streaming su Disney+.

I segreti dei pinguini è prodotto da Talesmith per National Geographic. Gli executive producer sono i vincitori del premio Emmy James Cameron e Maria Wilhelm per Lightstorm Earth. Bertie Gregory, vincitore di un BAFTA e di un Emmy Award, è narratore principale, direttore della fotografia e produttore. Per Talesmith, gli executive producer sono i vincitori di Emmy e BAFTA Ruth Roberts e Martin Williams. Il produttore della serie è Serena Davies. Pam Caragol è executive producer per National Geographic.

Hashtag
#DisneyPlus
Testo, video e immagini dagli Uffici Stampa The Walt Disney Company Italia, Opinion Leader, Cristiana Caimmi.

THE WALT DISNEY COMPANY CELEBRA IL MESE DELLA TERRA CON LA CAMPAGNA ourHOME INSIEME A NATIONAL GEOGRAPHIC

Per tutto il mese di aprile, Disney e National Geographic daranno risalto agli sforzi globali per proteggere, ripristinare e celebrare il mondo naturale 

La Collezione ourHOME sarà disponibile per tutto il mese su Disney+.
Inoltre, sulla piattaforma streaming debutteranno anche
I Segreti dei Pinguini di National Geographic e
Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo 
di Disneynature

ourHOME Disney National Geographic

8 aprile 2025 – The Walt Disney Company ha annunciato che celebrerà il Mese della Terra con una campagna aziendale, insieme a National Geographic, per ispirare il pubblico ad apprezzare il mondo che ci circonda attraverso il potere dello storytelling.

Per tutto il mese di aprile, la campagna ourHOME offrirà nuovi contenuti, attività digitali ed esperienze, e metterà in luce gli sforzi globali per proteggere, ripristinare e celebrare il mondo naturale, permettendo agli spettatori e ai fan di scoprire tanti altri motivi per amare questo luogo chiamato casa.

La campagna ourHOME torna dopo il successo del primo anno e fonda le sue radici nella tradizione condivisa di Disney e National Geographic nel raccontare storie che ispirano un legame più profondo con il nostro mondo. Disney si impegna a intraprendere azioni significative per sostenere un pianeta più sano per le persone e la natura. Questo impegno ha contribuito a ispirare la creazione del Disney Conservation Fund (DCF) che, come parte della campagna ourHOME, dà il via a un anno di celebrazioni per il suo 30° anniversario. Ad aprile, il DCF assegnerà più di 500.000 dollari in contributi filantropici a organizzazioni non profit che lavorano per offrire esperienze che siano fonte di ispirazione per i giovani, aiutandoli a entrare in contatto con la natura e a sostenere la fauna e gli spazi incontaminati nelle loro comunità.

La Collezione ourHOMEdisponibile su Disney+ per tutto l’anno, celebra la bellezza, lo stupore e la meraviglia del nostro pianeta attraverso titoli acclamati come I segreti del polpo, Queens: Le regine della natura A Real Bug’s Life: Megaminimondo, insieme all’intero catalogo di film Disneynature. Inoltre, durante la Settimana della Terra, debutteranno in tutto il mondo tre nuovi titoli: I Segreti dei Pinguini di National Geographic, oltre a Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo e I Guardiani delle Galapagos di Disneynature.

I Segreti dei Pinguini debutterà il 21 aprile 2025 su Disney+, con tutti gli episodi disponibili. Con Bertie Gregory (@BertieGregory), National Geographic Explorer e vincitore dei premi Emmy® e BAFTA, e narrato nella versione originale da Blake Lively, questo nuovo capitolo del franchise “I Segreti di”, vincitore del premio Emmy, accompagna gli spettatori di tutte le età negli angoli più remoti del mondo per assistere ai comportamenti dei pinguini ripresi per la prima volta dalle telecamere, mostrando i teneri e soffici uccelli incapaci di volare mentre affrontano alcuni degli ambienti più estremi della Terra.

I segreti dei pinguini, la serie

Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo debutterà il 22 aprile su Disney+. Questo nuovo film, narrato da Brendan Fraser nella versione originale, si immerge in acqua per seguire Leo, un bellissimo cucciolo di leone marino che impara ad affrontare la vita accanto a sua madre, Luna. Leo deve lasciare la colonia della madre per trovare la sua casa: un’impresa monumentale, piena di sfide e di nuovi incontri con una serie di creature, dalle iguane marine ai colubri neri, dai tonni pinna gialla ai giganteschi squali delle Galapagos.

Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo

I Guardiani delle Galapagos debutterà il 22 aprile su Disney+. Blair Underwood è la narratrice nella versione originale di questo sguardo dietro le quinte a Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo, che segue la troupe di Disneynature intenta a catturare i comportamenti intimi dei leoni marini, mettendo in luce le sfide che minacciano l’arcipelago e la comunità dei Guardiani delle Galapagos, coloro che lavorano per proteggere questo luogo magico.

Siamo felicissimi di celebrare il ritorno della campagna ourHOME, che unisce il potere dello storytelling di National Geographic e l’impegno di Disney nel sostenere un pianeta più sano attraverso contenuti di altissima qualità e grandi esperienze” ha commentato Courteney Monroe, President, National Geographic. “Insieme speriamo di ispirare gli esploratori di tutte le età a scoprire e preservare il nostro bellissimo pianeta”.

La campagna ourHOME coinvolgerà tutta The Walt Disney Company con diverse attività, tra cui:

Contenuti

  • Collezione ourHOME su Disney+ – La Collezione ourHOME di Disney+ include titoli che celebrano la bellezza, il fascino, lo stupore e la meraviglia del nostro pianeta.
  • I Segreti dei Pinguini – L’ultimo capitolo del franchise “I Segreti di” di National Geographic, vincitore del premio Emmy, con Bertie Gregory (@BertieGregory), National Geographic Explorer e vincitore dei premi Emmy e BAFTA, e narrato nella versione originale da Blake Lively, debutterà il 21 aprile su Disney+, con tutti gli episodi disponibili.
  • Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo – Il nuovo film Disneynature, narrato nella versione originale da Brendan Fraser, debutterà il 22 aprile su Disney+.
  • I Guardiani delle Galapagos – Uno sguardo dietro le quinte a Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo, narrato nella versione originale da Blair Underwood, debutterà il 22 aprile su Disney+.
Disney Experiences
  • Ad aprile, gli ospiti avranno l’opportunità di celebrare il Mese della Terra con diverse attività speciali:
    • Opportunità di scattare foto e menù per bambini a tema I Segreti dei Pinguini in alcuni ristoranti selezionati di Disneyland e Walt Disney World Resorts.
    • A Disneyland Resort tornerà la Zero Waste Art Challenge! I 10 migliori progetti artistici creati a partire da rifiuti e oggetti riciclati dai Cast Member di Disneyland Resort verranno esposti presso la Silly Symphony Swings nel parco Disney California Adventure. Per votare i progetti preferiti basterà cercare “Earth Month” sull’applicazione di Disneyland.
    • Disney Cruise Line offrirà una proiezione a bordo del documentario di National Geographic Magic of Disney Lookout Cay at Lighthouse Point, che mostra come i Disney Imagineers e i biologi della conservazione abbiano lavorato con la comunità locale per creare questa nuova destinazione turistica.
    • “Celebrate Earth Month Fair” tornerà a Disneytown presso lo Shanghai Disney Resort dal 18 al 22 aprile, con una serie di stand a tema e attività interattive che metteranno in evidenza l’impegno del resort per la protezione della natura.
Giving
  • In occasione del Mese della Terra, il Disney Conservation Fund darà il via a un anno di celebrazioni per il suo 30° anniversario con storie di successo, fonti di ispirazione e contributi celebrativi. Ad aprile, il DCF assegnerà più di 500.000 dollari in contributi filantropici a organizzazioni non profit che lavorano per offrire esperienze che siano fonte di ispirazione per i giovani, aiutandoli a entrare in contatto con la natura e a sostenere la fauna e gli spazi incontaminati nelle loro comunità, tra cui:
    • “Promoting Biodiversity Conservation in the Galapagos, Conservation International”, per celebrare il film Disneynature Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo.
    • “A Legacy for Penguins”, National Geographic Society e Global Penguin Society, con il National Geographic Explorer Pablo (Popi) García Borboroglu alla guida, per celebrare I Segreti dei Pinguini di National Geographic.
    • “Jane Goodall’s Roots & Shoots”, Jane Goodall Institute
    • “REEL WILD™ NEW YORK Film Festival”, Wildlife Conservation Society
    •  “Party for the Planet”, Association of Zoos and Aquariums
Community
  • In tutto il mondo, i Disney VoluntEARS si uniranno per lasciare il segno, realizzando più di 60 progetti durante tutto il mese di aprile, comprese le iniziative speciali per la Giornata della Terra. Dalla pulizia dei parchi locali al ripristino dei fiumi e molto altro ancora, migliaia di Cast Member, Crew Member, Imagineers e dipendenti lavoreranno insieme per creare un futuro più luminoso per il pianeta.
  • I Cast Member di Los Angeles, New York, Washington, D.C., San Francisco e Bristol avranno l’opportunità di iscriversi a progetti di riqualificazione nelle loro comunità con “Keep America Beautiful”.

 

Testo, video e immagini dagli Uffici Stampa The Walt Disney Company Italia, Opinion Leader, Cristiana Caimmi.

LEONI MARINI DELLE GALAPAGOS – UNA NUOVA CASA PER LEO, IL NUOVO FILM DISNEYNATURE DAL 22 APRILE 2025 IN STREAMING SU DISNEY+ PER LA GIORNATA DELLA TERRA 

La colonna sonora originale composta da Raphaelle Thibaut in arrivo il 22 aprile 2025

Inoltre, anche il film dietro le quinte I Guardiani delle Galapagos debutterà il 22 aprile su Disney+

Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo Key Art
la Key Art

2 aprile 2025 – Disney+ ha annunciato che il 22 aprile 2025 sarà disponibile sulla piattaforma streaming il nuovo film Disneynature Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo. Nella versione originale, il lungometraggio è narrato da Brendan Fraser ed esplora l’affascinante mondo delle Galapagos in compagnia di alcune creature terrestri e marine. Sono disponibili il trailer, la key art e le immagini del film.

Dopo essere cresciuto con lezioni di nuoto e battute di pesca, Leo lascia la colonia della madre per trovare la sua casa: i leoni marini maschi devono lottare per conquistare i posti migliori e solo i più forti diventeranno i maschi dominanti. L’eterna ricerca di Leo è piena di sfide e di nuovi incontri con una serie di creature, dalle iguane marine ai colubri neri, dai tonni pinna gialla agli enormi squali delle Galapagos. L’arcipelago è il parco giochi di Leo, sia terrestre che sottomarino, ma deve rimanere vigile per trovare il suo posto nel mondo. Il lungometraggio di Disneynature è diretto da Hugh Wilson, co-diretto da Keith Scholey e prodotto da Wilson, Scholey e Roy Conli; questa avventura presenta le musiche della compositrice Raphaelle Thibaut.

La colonna sonora originale del lungometraggio è composta da Raphaelle Thibaut e sarà disponibile sulle piattaforme di streaming il 22 aprile.

I GUARDIANI DELLE GALAPAGOS IN STREAMING DAL 22 APRILE SU DISNEY+
I Guardiani delle Galapagos di Disneynature, narrato nella versione originale da Blair Underwood, segue nel dietro le quinte la troupe di Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo per mostrare non solo la produzione del film, ma anche il mondo che lo ha ispirato. Nel tentativo di raccontare la storia di un giovane cucciolo di leone marino di nome Leo, il team di Disneynature combatte il mal di mare, il caldo torrido e le estreme condizioni per le immersioni. I loro sforzi, tuttavia, vengono premiati, poiché riescono a catturare comportamenti inediti dei leoni marini: da cuccioli giocosi ad adulti che cacciano giganteschi tonni pinna gialla. Le sfide globali minacciano l’arcipelago, tra queste le specie invasive, l’inquinamento, la pesca illegale e i fenomeni climatici “El Niño” sempre più frequenti. Il film mette in luce la crescente comunità dei veri Guardiani delle Galapagos, coloro che lavorano per proteggere le isole, sostenendo campagne ambientali, pulendo le spiagge, ripristinando i coralli e aiutando i bambini locali a vivere questo luogo magico. Diretto da Tash Filer e prodotto da Filer, Keith Scholey, Hugh Wilson e Roy Conli, I Guardiani delle Galapagos debutterà in streaming insieme a Leoni marini delle Galapagos – Una nuova casa per Leo il 22 aprile su Disney+.

“I Guardiani delle Galapagos è un viaggio per famiglie, che si snoda intorno a un gruppo di isole magiche”, ha dichiarato la regista Tash Filer. “Il pubblico può aspettarsi di incontrare animali strani e meravigliosi, vivere le avventure dietro le quinte di una troupe cinematografica di storia naturale e sentirsi ispirato dagli straordinari sforzi della comunità locale per preservare le Galapagos per la prossima generazione”.

Testo, video e immagini dagli Uffici Stampa The Walt Disney Company Italia, Opinion Leader, Cristiana Caimmi.

Un team di ricerca internazionale ha ricostruito le dimensioni e la forma del corpo del Megalodon

Un nuovo studio svela nuovi dettagli sulla morfologia e sullo stile di vita del più grande squalo della storia

Un dente fossile di Megalodon dal Miocene del Perù Otodus megalodon
Un dente fossile di Megalodon dal Miocene del Perù

Grazie a un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Palaeontologia Electronica” emergono nuovi indizi sulle dimensioni, la forma del corpo, la biologia e lo stile di vita del Megalodon, il leggendario squalo gigante che dominava gli oceani tra 15 e 3,6 milioni di anni fa. La ricerca, coordinata dal professor Kenshu Shimada dell’Università DePaul di Chicago, ha coinvolto esperti di nove paesi e quattro continenti, tra cui l’Università di Pisa – unica istituzione italiana a partecipare a tale studio.

Gli scienziati hanno analizzato un fossile straordinario: una colonna vertebrale parziale costituita da 141 vertebre, lunga circa 11 metri, rinvenuta in Belgio oltre un secolo fa. Lo studio delle proporzioni corporee in squali viventi ed estinti ha permesso di stimare che l’esemplare belga fosse lungo oltre 16 metri, mentre gli individui più grandi della specie avrebbero potuto superare i 24 metri, con una massa corporea massima di circa 94 tonnellate.

Ma la scoperta più sorprendente riguarda la forma del corpo del Megalodon: contrariamente alle precedenti ricostruzioni che lo immaginavano come una sorta di squalo bianco “ingigantito”, il team ha ipotizzato una somiglianza maggiore con lo squalo limone (Negaprion brevirostris), caratterizzato da un corpo più slanciato. Proprio una forma allungata avrebbe reso il Megalodon un nuotatore tutto sommato efficiente nonostante l’enorme taglia. I ricercatori hanno anche osservato come i più grandi squali moderni, come lo squalo balena (Rhincodon typus) e lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), presentino un corpo relativamente snello, il che li rende nuotatori efficienti a dispetto delle ingenti dimensioni.

“Noto con il nome scientifico di Otodus megalodon (o Carcharocles megalodon), questo celeberrimo protagonista degli oceani del passato è noto soprattutto per i suoi grandi denti, triangolari e seghettati, mentre i resti scheletrici sono estremamente rari e frammentari – spiega il professor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa – Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha spesso indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari come simile a quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Questa nuova ricerca rappresenta un passo fondamentale nella comprensione della biologia di uno dei più grandi predatori della storia del nostro pianeta, sfidando le tradizionali ricostruzioni ed offrendo un’immagine ancora più affascinante del Megalodon”.

Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda la riproduzione del Megalodon. Gli studiosi hanno stimato che già alla nascita i piccoli di questa specie fossero lunghi più di 3 metri e mezzo. Questo suggerisce una strategia riproduttiva ovovivipara, in cui gli embrioni più sviluppati si nutrivano dei fratelli non ancora nati, un fenomeno noto come cannibalismo intrauterino.

Lo studio ipotizza inoltre che la progressiva scomparsa del Megalodon sia stata almeno in parte legata alla competizione con il moderno squalo bianco, comparso circa 5 milioni di anni fa. I due formidabili predatori, pur caratterizzati da differenti forme corporee, potrebbero aver avuto preferenze alimentari simili: insieme ad altri fattori ambientali, la competizione con lo squalo bianco per le medesime risorse avrebbe decretato l’estinzione del Megalodon.

 Ricostruzione schematica e ipotetica della forma del corpo di un Megalodon di 24,3 metri di lunghezza. Nonostante la silhouette di un nuotatore sia rappresentata accanto al disegno schematico dello squalo per dare un'idea della taglia di quest'ultimo, va enfatizzato il fatto che il Megalodon è una specie estinta che non è coesistita con l'uomo
Ricostruzione schematica e ipotetica della forma del corpo di un Megalodon di 24,3 metri di lunghezza. Nonostante la silhouette di un nuotatore sia rappresentata accanto al disegno schematico dello squalo per dare un’idea della taglia di quest’ultimo, va enfatizzato il fatto che il Megalodon è una specie estinta che non è coesistita con l’uomo

L’articolo “Reassessment of the possible size, form, weight, cruising speed, and growth parameters of the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae), and new evolutionary insights into its gigantism, life history strategies, ecology, and extinction” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1502.

I suoi autori sono: Kenshu Shimada, Ryosuke Motani, Jake J. Wood, Phillip C. Sternes, Taketeru Tomita, Mohamad Bazzi, Alberto Collareta, Joel H. Gayford, Julia Türtscher, Patrick L. Jambura, Jürgen Kriwet, Romain Vullo, Douglas J. Long, Adam P. Summers, John G. Maisey, Charlie Underwood, David J. Ward, Harry M. Maisch IV, Victor J. Perez, Iris Feichtinger, Gavin J.P. Naylor, Joshua K. Moyer, Timothy E. Higham, João Paulo C.B. da Silva, Hugo Bornatowski, Gerardo González-Barba, Michael L. Griffiths, Martin A. Becker e Mikael Siversson.

 

Testo e foto dall’Ufficio Stampa dell’Università di Pisa.

Corna, zanne e palchi: un innovativo protocollo per la ricostruzione digitale 3D di crani complessi apre nuove frontiere 

Un team di ricercatori della Sapienza ha sviluppato un innovativo protocollo per la ricostruzione digitale 3D di crani complessi, offrendo nuove opportunità per la ricerca e per l’insegnamento. La procedura è stata pubblicata sulla rivista “STAR Protocols”.

Ricostruzione del Cranio del Damaliscus lunatus (AN.CO.ac331) dopo il processo di fotogrammetria
Ricostruzione del Cranio del Damaliscus lunatus (AN.CO.ac331) dopo il processo di fotogrammetria

Un team di ricercatori della Sapienza Università di Roma ha sviluppato un innovativo protocollo finalizzato alla digitalizzazione morfologica di crani. La procedura, pubblicata sulla rivista “STAR Protocols” del gruppo “CellPress”, permette di creare modelli tridimensionali altamente accurati, e di superare le sfide legate alla ricostruzione digitale di strutture complesse come corna, zanne e palchi.

La pubblicazione di questo protocollo e il suo approccio innovativo forniscono una guida pratica e dettagliata per i ricercatori e aprono nuove prospettive nel campo della paleontologia, della zoologia e della conservazione museale.

Il protocollo fa uso della tecnica della fotogrammetria 3D, la quale permette con grande precisione di ricostruire digitalmente le dimensioni di un oggetto e la sua posizione nello spazio partendo da fotografie.

L’impiego di questo metodo permette di conservare e analizzare digitalmente campioni preziosi, riducendo al minimo sia il rischio di danneggiamento dovuto alla manipolazione fisica sia i costi, offrendo quindi un’alternativa accessibile e di alta precisione per musei, università e centri di ricerca.

“Grazie a questo protocollo ­– spiega Naomi De Leo, dottoranda di Sapienza e prima autrice dello studio – riusciamo a ottenere modelli tridimensionali fedeli alla realtà anche per strutture ossee particolarmente complesse, migliorando le possibilità di analisi morfologica e di collaborazione scientifica a livello internazionale”.

Una parte dei modelli esaminati è ospitata nelle collezioni del Polo Museale Sapienza, in particolare del Museo di Zoologia e del Museo di Anatomia comparata “B. Grassi”. L’analisi di queste collezioni, recentemente incluse in un ambizioso progetto di digitalizzazione museale con l’obiettivo di accrescere l’accessibilità delle collezioni naturalistiche, permette di condurre studi comparativi su larga scala e di rendere i reperti consultabili dalla comunità scientifica attraverso archivi digitali.

“Questo strumento – specifica Davide Tamagnini, ricercatore della Sapienza e co-autore dello studio – rappresenta un passo avanti nella conservazione e condivisione dei dati morfologici, offrendo nuove opportunità per la ricerca e per l’insegnamento”

Riferimenti bibliografici:

Protocol for 3D photogrammetry and morphological digitization of complex skulls / DE LEO, Naomi; Chimenti, Claudio; Maiorano, Luigi; Tamagnini, Davide. – In: STAR PROTOCOLS. – ISSN 2666-1667. – 6:1(2025). [10.1016/j.xpro.2024.103572]

Teschio di Damaliscus lunatus
Teschio di Damaliscus lunatus

Testo e immagini dal Settore Ufficio stampa e comunicazione Sapienza Università di Roma

Biodiversità, ai vertebrati l’83% dei fondi globali destinati alla conservazione; discriminati gli animali “brutti” o pericolosi. Poche risorse anche per le piante

Lo rivela per la prima volta uno studio su PNAS delle Università di Firenze e Hong Kong

I finanziamenti mondiali per la conservazione della biodiversità animale e vegetale sono indirizzati solo ad un piccolo numero di grandi specie, mentre quasi il 94% delle specie a diretto rischio di estinzione non ha ricevuto alcun sostegno.

Ad attirare più attenzione sono gli animali più iconici: gli elefanti o le tartarughe marine. A spese, però, di specie fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi, tra cui anfibi, invertebrati, piante e funghi.

È quanto rivela uno studio internazionale, il primo di questo genere, pubblicato su PNAS a cura delle Università di Hong Kong e Firenze che denuncia una distribuzione squilibrata dei fondi globali, sia pubblici che privati, destinati a salvaguardare l’esistenza delle varie specie (“Limited and biased global conservation funding means most threatened species remain unsupported”, DOI: https://doi.org/10.1073/pnas.2412479122).

I finanziamenti mondiali per la conservazione della biodiversità animale e vegetale sono indirizzati solo ad un piccolo numero di grandi specie. Gallery

La ricerca è stata in parte sostenuta dal centro nazionale National Biodiversity Future Center (NBFC), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con fondi dell’Unione Europea nell’ambito del programma #NextGenerationEU (PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

“Abbiamo analizzato – spiega Stefano Cannicci, docente di Zoologia dell’Università di Firenze – 14.566 progetti di conservazione che abbracciano un periodo di 25 anni, dal 1992 al 2016, confrontando l’importo dei finanziamenti per specie con il loro status nella «lista rossa» delle specie minacciate stilata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), istituzione che valuta i livelli di rischio di estinzione e di cui faccio parte”.

“Per la prima volta – prosegue lo zoologo dell’Ateneo fiorentino – si è analizzato lo sforzo mondiale di conservazione delle specie e degli ambienti andando a studiare la distribuzione dei fondi dedicati alla conservazione, e non contando il numero di articoli pubblicati: dei 1.963 miliardi di dollari assegnati complessivamente dai progetti, l’82,9% è stato destinato a vertebrati. Piante e invertebrati hanno rappresentato ciascuno il 6,6% dei finanziamenti, mentre funghi e alghe sono appena rappresentati, con meno dello 0,2% per ciascuna delle specie”.

Anche all’interno di molti dei gruppi maggiormente finanziati esistono grosse disparità: i mammiferi di grossa taglia, che rappresentano solo un terzo dei mammiferi minacciati, secondo l’IUCN, hanno ricevuto l’86% dei finanziamenti.

Una grossa percentuale dei fondi analizzati riguarda il più ricco e importante programma di fondi per la conservazione europeo, quello dei progetti LIFE, che in realtà sono la spina dorsale dei fondi per la conservazione delle specie italiane, e che quindi ci riguarda direttamente.

“I dati dicono, per esempio – prosegue Cannicci – che tra i vertebrati più a rischio di estinzione ci sono gli anfibi (salamandre e rane), ma i fondi a loro dedicati sono meno del 2% del totale. In generale, gli animali che noi consideriamo ‘brutti’ o pericolosi (pipistrelli, serpenti, lucertole, e moltissimi insetti escluse le farfalle) sono scarsissimamente finanziati in termine di conservazione”.

“Investire i fondi sulla conservazione di poche specie non preserva gli ecosistemi che li supportano: che senso ha conservare un animale ma non gli animali o le piante che mangiano?” si domanda il ricercatore, che conclude: “Per affrontare in modo efficace la sfida della tutela della biodiversità gli autori dello studio propongono che siano destinate complessivamente più risorse alla conservazione, ma anche che le organizzazioni governative e non governative lavorino per riallineare, sulla base delle conoscenze scientifiche, le priorità di finanziamento verso le specie a reale rischio di estinzione e attualmente trascurate”.

 

Testo e foto dall’Ufficio Stampa Unità funzionale comunicazione esterna dell’Università degli Studi di Firenze

Progetto LIFE OASIS: proteggere le tartarughe marine dalla “pesca fantasma”

Il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa è partner di LIFE OASIS, un progetto europeo che punta a salvaguardare la biodiversità marina riducendo il rischio intrappolamento che deriva da attrezzi da pesca abbandonati o smarriti.

Ogni anno, in Mediterraneo molte tartarughe marine possono rimanere intrappolate in attrezzi da pesca persi o abbandonati. Proteggere gli ecosistemi del ‘Mare Nostrum’ richiede un’azione coordinata e una responsabilità condivisa, fra i diversi paesi e le diverse flotte che operano al suo interno, per proteggere la nostra biodiversità, ma anche la sostenibilità della pesca e la sicurezza marittima. LIFE OASIS è stato istituito per affrontare questo problema, un progetto pionieristico che combina tecnologia, ricerca e collaborazione diretta con il settore della pesca e marittimo a livello internazionale e che vede il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa fra i partner. Il progetto durerà cinque anni e punta a mitigare gli impatti negativi della pesca e dei rifiuti marini sulla biodiversità del Mediterraneo, con particolare attenzione alle tartarughe Caretta caretta, una specie prioritaria, censita anche nella Direttiva Habitat e classificata nella Lista Rossa della IUCN come specie “Vulnerabile” a livello globale.

Reti, lenze, nasse lasciate in mare e lasciate incustodite si possono infatti trasformare in trappole mortali e possono continuare a catturare pesci e altre specie per mesi o addirittura anni, un fenomeno noto come “pesca fantasma”.

In particolare, il Progetto LIFE OASIS svilupperà di un modello intelligente di aFAD (intelligent anchored Fish Aggregating Device) cioè di dispositivi ancorati sul fondale marino usati per pescare in modo controllato e sostenibile. Gli strumenti saranno dotati di sensori avanzati per monitorare le l’ecosistema circostante e raccogliere dati sulla presenza di pesci e specie protette come le tartarughe marine. Verrà inoltre realizzata una mappatura degli attrezzi da pesca abbandonati, persi o scartati nel Mediterraneo.

“Il progetto coniuga innovazione tecnologica e ricerca scientifica, promuovendo la sinergia tra pescatori, operatori del settore e ricercatori con azioni che si svolgono in continuità con le azioni di progetti finanziati in passato come LIFE MEDTURTLES o TARTALIFE. L’obiettivo è triplice: prevenire la cattura accidentale delle tartarughe marine, promuovere la sostenibilità della pesca e tutelare la biodiversità – spiega il professor Paolo Casale dell’Università di Pisa, referente scientifico del progetto ed esperto nella conservazione delle tartarughe marine e nelle loro interazioni con la pesca.

“Le iniziative che intraprenderemo – conclude Casale – avranno un impatto positivo sulla salute degli ecosistemi marini, contribuendo a limitare i danni alla biodiversità e riducendo il rischio di cattura accidentale di specie protette”.

LIFE OASIS (Mitigating the negative interactions of protected species with marine litter and pelagic fisheries of the Mediterranean) è un’iniziativa co-finanziata dall’Unione Europea nell’ambito del Programma LIFE (GA n. 101148343 – LIFE23-NAT-ES-LIFEOASIS). Il progetto è coordinato da Alnitak Research Institute (una ONG spagnola) e vede la collaborazione di prestigiosi partner, tra cui il Consiglio superiore delle ricerche scientifiche spagnolo (CSIC) e, fra quelli italiani, la Stazione Zoologica Anton Dhorn e l’Associazione Filicudi Wildlife Conservation.

Testo e foto dall’Ufficio Stampa dell’Università di Pisa.

Il suono degli zoccoli di un cavallo in movimento è tutta una questione di ritmo

Passo, trotto e galoppo: le andature equine seguono dei veri e propri modelli ritmici. Due studi condotti dalla Sapienza e dall’Università di Torino indagano sulla loro musicalità.

La sequenza degli zoccoli di un cavallo che colpiscono il terreno sembra intuitivamente ritmica, ma lo è davvero? Un team di ricercatori guidato da Marco Gamba dell’Università di Torino e da Andrea Ravignani della Sapienza Università di Roma, finanziato dal progetto ERC The Origins of Human Rhythm (TOHR), ha risposto a questa domanda in due studi pubblicati sul Journal of Anatomy e Annals of the New York Academy of Sciences mettendo in luce le somiglianze tra i ritmi della locomozione dei cavalli e quelli musicali. Questa connessione potrebbe spiegare perché le diverse andature equine – passo, trotto e galoppo – risultino così ritmiche e riconoscibili.

Il ritmo musicale in molte culture occidentali si basa su sequenze di intervalli temporali che seguono rapporti di numeri interi, ciascuno dei quali definisce una categoria ritmica. Una nota, per esempio, può durare quanto la precedente, oppure il doppio o il triplo. Negli ultimi anni, studi su diverse specie animali hanno già rivelato che simili rapporti si trovano nelle vocalizzazioni di altre specie, confermando il ruolo chiave di queste strutture temporali nella percezione del ritmo.

Per la prima volta, i ricercatori hanno dimostrato che anche l’andatura dei cavalli condivide queste stesse strutture temporali: gli intervalli tra zoccoli successivi che colpiscono il terreno sono caratterizzati da categorie ritmiche. In particolare, il passo e il trotto dei cavalli sono isocroni,  poiché il terreno è colpito a intervalli regolari, come il ticchettio di un orologio;  il galoppo, invece, presenta una sequenza di tre intervalli in cui il terzo dura il doppio degli altri due, vale a dire un pattern 1:1:2, richiamando il ritmo base del brano “We Will Rock You” dei Queen.

“Questo pattern di 1:1:2 incidentalmente si ritrova anche nell’Overture del Guglielmo Tell di Rossini. Forse questo spiega perché spesso questo brano venga usato come colonna sonora nei film in cui si vedono cavalli al galoppo”, dichiara Andrea Ravignani.

“Questi studi proseguono un filone di ricerca che vede unite le nostre Università al fine di indagare le caratteristiche ritmiche dei comportamenti di animali e umani, cercando di scovare similarità e differenze che sono ancora da interpretare per ciò che concerne il loro significato evolutivo”, aggiunge Marco Gamba.

Oltre alle categorie ritmiche, “un altro elemento fondamentale nella distinzione tra le andature dei cavalli è il tempo, ossia la velocità con cui si susseguono i battiti in un qualsiasi pattern ritmico, analogamente a quanto osserviamo tra diversi generi musicali” spiega Teresa Raimondi, postdoc di Sapienza Università di Roma.

In particolare, passo e trotto risultano facilmente distinguibili grazie alla maggiore durata degli intervalli, e quindi un pattern ritmico più lento nel trotto rispetto al passo.

“La scoperta di schemi ritmici comuni tra musica, comunicazione animale e locomozione rafforza l’idea che locomozione e controllo motorio possano aver giocato un ruolo cruciale nell’evoluzione del ritmo, sia nella comunicazione umana che in quella di altre specie”, conclude Lia Laffi, dottoranda dell’Università di Torino in collaborazione con la Fondazione Zoom.

I risultati delle due ricerche discriminano quantitativamente le andature dei cavalli in base al ritmo, rivelando sorprendenti comunanze con la musica umana e con alcuni segnali comunicativi animali. L’andatura e la ritmicità vocale condividono caratteristiche chiave, e la prima è probabilmente precedente alla seconda. La capacità di produrre e riconoscere ritmi legati alla locomozione potrebbe infatti aver costituito un preadattamento fondamentale per lo sviluppo di ritmi vocali più complessi in una fase evolutiva successiva. In particolare, la percezione della ritmicità locomotoria potrebbe essersi evoluta in diverse specie sotto la pressione del riconoscimento dei predatori e della selezione degli accoppiamenti; in seguito potrebbe essere stata adattata alla comunicazione vocale ritmica.

A questo sforzo di ricerca internazionale, hanno partecipato anche professori e ricercatori dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna, dell’Università di Copenaghen e dell’Istituto Italiano di Tecnologia.

 

Riferimenti bibliografici:

Laffi, L., Raimondi, T., Ferrante, C., Pagliara, E., Bertuglia, A., Briefer, E. F., Gamba, M., & Ravignani, A. (2024). “The rhythm of horse gaits”, Ann NY Acad Sci., 1–8. DOI: https://doi.org/10.1111/nyas.15271

Laffi, L., Bigand, F., Peham, C.,Novembre, G., Gamba, M. & Ravignani, A. (2024) “Rhythmic categories in horse gait kinematics”, Journal of Anatomy, 00,1–10. DOI: https://doi.org/10.1111/joa.14200

Il suono degli zoccoli di un cavallo in movimento è tutta una questione di ritmo, secondo due studi appena pubblicati. Un cavallo (Equus ferus caballus) frisone. Foto di Andizo [1], CC BY-SA 3.0
Testo dal Settore Ufficio stampa e comunicazione Sapienza Università di Roma