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La scienza dei cosmetici di Beatrice Mautino, edito da Gribaudo – commento e recensione

Clicca qui per il commento a cura di Carmen Troiano
Clicca qui per l’intervista a Beatrice Mautino, a cura di Carmen Troiano

la copertina del libro La scienza dei cosmetici di Beatrice Mautino, edito da Gribaudo (2023) nella collana Straordinariamente. Immagine composta da Carmen Troiano.


commento al libro, a cura di Carmen Troiano

Il testo “La scienza dei cosmetici” di Beatrice Mautino guida il cittadino-consumatore nella scelta consapevole e accurata dei prodotti cosmetici più idonei. Ma non solo: è un manuale pronto all’uso che vi chiarirà anche come sono fatte e come funzionano alcune parti del nostro corpo.

Luglio. Mare. Sole. Tanto Sole. “E tu l’hai messa la protezione solare?”.

Il testo “La scienza dei cosmetici”, edito da Gribaudo, risponde alle domande che ci poniamo quotidianamente sui cosmetici: a cosa serve quel prodotto? Qual è la differenza tra l’uno e l’altro? Perché dovrei usarlo? Il merito del volume è quello di rivelare fatti, curiosità e principi scientifici della cosmesi. Le informazioni presenti nel libro potrebbero aiutarci a discernere tra i vari prodotti che il marketing propone ogni giorno; a fare scelte più mirate e adatte alle esigenze personali; a rassicurare chi teme che tutto ciò che non sia “naturale” faccia male.

Deodorante o anti-traspirante. Spray. Roll-on. Stick. Crema. “Ma non sono tutti uguali?!”

Gli argomenti sono divisi in tredici sezioni, ciascuna delle quali inerente una categoria di prodotti cosmetici. Dopo una breve introduzione per contestualizzare il prodotto, vi sono brevi paragrafi esplicativi, box di approfondimento sulla composizione chimica e per imparare a leggere l’etichetta. In più, il volume è arricchito da numerosissimi box che vi forniranno la risposta pronta all’ennesima notizia falsa o leggenda riguardante la cosmesi. Molto interessante, e sempre al fine di una corretta lettura delle etichette, come l’autrice mostri i giochi di parole delle industrie del settore, al fine di creare un bisogno nel consumatore e parallelamente essere a posto con la normativa. Infine, è un libro che rassicura il lettore spiegando quali sono le quantità ammesse dei principali componenti di prodotti di uso comune; le motivazioni dei limiti imposti dalla legge; indica gli organi, forse sconosciuti ai più, che quotidianamente si occupano di garantire al cittadino la sicurezza del prodotto.

Anche tu la pelle a buccia d’arancia! La cellulite è una malattia?

Beatrice Mautino non è solo stata capace di trasmettere buoni consigli e prassi da seguire dalla skincare allo shampoo, ma ha mostrato anche come procede la scienza, ha trasmesso i contenuti con una ragguardevole attenzione per il lessico idoneo. Il tutto condito con una sottile ironia che rende piacevole la lettura, accompagnata da grafiche pop: dirette, chiare e semplici (non facili!). Non mancano aneddoti personali, racconti di storia della scienza, analogie e metafore. La lettura di questo libro vi consentirà di essere anche più critici nella scelta dei prodotti.

Anche con questo libro, Beatrice Mautino mostra di essere una fine divulgatrice scientifica, probabilmente capace di estirpare dalla radice le convinzioni errate sulla skincare e il make-up di amiche e amici ostinati.

Immagine di pmv chamara


Intervista a Beatrice Mautino, a cura di Carmen Troiano

La prima domanda riguarda la skincare. Nelle giovani generazioni c’è un’attenzione rigorosa per i trattamenti per la pelle. Nel libro sottolinea più volte come la pelle abbia caratteristiche ed esigenze specifiche a seconda dell’età, del sesso, dello stato di salute, ecc.
C’è un’età a partire dalla quale si può iniziare davvero a parlare di skincare? Vi sono raccomandazioni che darebbe ai genitori di teenager?

L’attenzione delle giovani generazioni verso la skincare è un tema complesso, anche perché non esiste una definizione rigorosa di skincare. Per alcuni consiste nel lavare il viso e applicare magari una crema idratante, per altri la parola skincare è associata a protocolli molto complicati da seguire costituiti da diversi prodotti da usare in combinazioni specifiche. Quindi è difficile stabilire un limite di età. Diciamo che sicuramente una persona molto giovane non ha bisogno di un prodotto antirughe, ma per il resto è difficile mettere paletti. L’elemento che può essere più preoccupante di un eventuale aumento della diffusione nelle fasce più giovani non è tanto legato agli effetti di questi prodotti sulla pelle o sulla salute, visto che le regole dell’Unione Europea impongono la sicurezza per tutte le fasce d’età. Il vero tema è di tipo psicologico e di accettazione di sé. Il marketing delle aziende cosmetiche gioca da sempre sull’insicurezza e sulla creazione di aspettative irrealistiche. Ci siamo dentro tutte e tutti, ma finché siamo adulti possiamo gestircela. Quando questi messaggi arrivano a persone molto giovani, possono creare danni che vanno al di là del brufolo. Quindi, quello che credo si possa fare è parlarne, fare informazione, mostrare le storture, ma accogliere la passione di tante e tanti giovani per i cosmetici rispondendo a domande e mostrando, come cerco di fare io, la scienza che ne è alla base.

L’etichetta rappresenta il mezzo attraverso il quale le informazioni sul prodotto giungono al consumatore: devono essere precise ed esaurienti per consentire una scelta consapevole. Ci sono aspetti riguardanti le caratteristiche, la funzione o i limiti del prodotto non menzionati che ritiene siano da rafforzare, a livello normativo, per tutelare ulteriormente gli utilizzatori finali?

Le norme europee che regolano la sicurezza dei cosmetici sono già molto avanzate e severe e credo che non si possa fare di più. Il fronte su cui sono più carenti è quello relativo alla comunicazione del prodotto, dove le regole sono molto meno rigide. Non credo, però, che questa cosa si possa risolvere con una legge. C’è bisogno di una presa di coscienza collettiva da parte delle aziende, perlomeno delle più grandi, per far sì che vi sia più chiarezza e trasparenza.

A me piacerebbe, per esempio, che le etichette fossero più descrittive; quindi, che ci fosse un racconto delle funzioni degli ingredienti, oppure che le aziende raccontassero meglio il proprio impegno in termini di riduzione dell’impatto ambientale. Vorrei poi vedere un po’ meno “scientifichese” nelle pubblicità, perché non ne possiamo più di ingredienti che “penetrano in profondità” e di prodotti basati sulla “tecnologia quantistica”. E mi piacerebbe che venisse applicato il regolamento che vieta l’uso della dicitura “senza” che ha la sola funzione di denigrare ingredienti autorizzati, quindi sicuri.

Crema solare, non solo al mare! Quanta, quando e come sono le domande più inflazionate quando si parla di protezione solare. Secondo il rapporto “I numeri del cancro 2024”, tra i maschi è stato superiore alle aspettative il numero di morti per melanoma (1.256 in più, quasi il 10%) e anche tra le donne (629 morti in più, quasi il 7%).
A suo parere, come è possibile iniziare a comprendere e contestualizzare questi numeri?

Cerco di non dare opinioni su fenomeni che necessitano di dati per essere spiegati. La risposta vera è che al momento non sappiamo perché sono aumentate le morti da melanoma. Quello che posso dire nel merito dei cosmetici è che c’è molta confusione proprio su quelle domande “inflazionate”. Per quanto se ne parli molto, ogni volta che faccio un incontro pubblico e racconto di quanta crema solare si debba mettere per essere protetti trovo persone stupite e incredule. Ecco, se avessi io il potere di scrivere le etichette dei prodotti cosmetici scriverei bello in grosso su tutte le creme solari le quantità necessarie da mettere e le frequenze. Magari mettendo anche dei segni sulla confezione per rendere la vita facile a chi la deve usare. Abbiamo i minuti di cottura sulla pasta, i segni ogni tot grammi sui panetti di burro. Forse siamo pronti anche per avere delle indicazioni chiare sulle creme solari.

Dentifrici e collutori sono presidi per la pulizia e salute orale dai molteplici compiti: i primi contribuiscono ad eliminare i batteri presenti sulla superficie dei denti e aiutano a proteggere lo smalto dentale; i secondi, a meno che non contengano un farmaco, e in tal caso sono prescritti dal dentista, rendono gradevole il sapore che si ha in bocca dopo le manovre di igiene orale. Non è inusuale di imbattersi anche qui nell’ennesimo prodotto fai-da-te.
Quali sono i principali rischi di una produzione fai-da-te di prodotti per l’igiene orale? Quale ruolo ha la comunicazione nella cosmesi “industriale” e in quella “naturale”?

Uno dei pericoli maggiori del fai da te è legato alla sicurezza dei prodotti e vale per i dentifrici come per le creme. Quando produciamo un cosmetico stiamo facendo avvenire delle reazioni chimiche che possono sviluppare sostanze tossiche o dannose. Nel caso dei dentifrici casalinghi, uno degli errori classici è quello di usare il bicarbonato, con l’idea che “sbianchi”. Il bicarbonato è un ingrediente abrasivo che può essere usato per la produzione di dentifrici industriali, ma in quel caso ha una concentrazione e una granulosità che non danneggiano lo smalto. Nelle versioni casalinghe, invece, il danno è pressoché assicurato. Discorsi analoghi si possono fare per quasi tutti gli altri cosmetici fatti in casa. Sono discorsi difficili da fare, perché c’è l’idea che una cosa fatta da sé sia più sicura di una cosa industriale. Invece è esattamente l’opposto. Su questo aspetto, la comunicazione gioca un ruolo fondamentale, perché il marketing dei prodotti percepiti come naturali ha battuto per decenni sui rischi della “chimica” e sul mito del prodotto “semplice”.

Ritorniamo a parlare di comunicazione: come fare a non perdere la bussola sui social network? Quali sono i principali consigli per scampare dalle fake news inerenti la cosmesi?

Uno degli obiettivi principali del mio lavoro consiste nell’aiutare chi mi segue a sviluppare uno spirito critico che permetta di analizzare e non subire passivamente la pubblicità e le informazioni che circolano. Questo significa mettere in discussione le affermazioni, cercare prove a supporto e non accettare tutto ciò che viene detto come verità assoluta.  Bisogna poi imparare a prestare attenzione ai messaggi allarmistici e al marketing del “senza”, che spesso creano paure infondate e promuovono prodotti screditando ingredienti sicuri

Esaminare le affermazioni sulla qualità di un prodotto, i cosiddetti “claim”, essendo consapevoli che molte di queste affermazioni possono essere esagerate o ingannevoli.

Imparare a riconoscere le strutture e le strategie utilizzate nella pubblicità per indurre all’acquisto ed essere consapevoli che le più diffuse consistono nel creare problemi o bisogni inesistenti per poi offrire il prodotto come soluzione.

Prendere atto che la pubblicità assume forme sempre meno evidenti. Se  fino a qualche tempo fa era facile riconoscerle perché confinate agli spot televisivi o ai cartelloni in giro per le città, adesso si presentano nella forma di un consiglio di una persona come noi o, purtroppo, anche in una persona che indossa un camice e sembra autorevole.

E poi, non aver paura di chiedere. Alle aziende stesse, per chiedere conto di qualche affermazione, ma anche a chi, come me, si occupa di informazione.

la copertina del libro La scienza dei cosmetici di Beatrice Mautino, edito da Gribaudo (2023) nella collana Straordinariamente
la copertina del libro La scienza dei cosmetici di Beatrice Mautino, edito da Gribaudo (2023) nella collana Straordinariamente

 

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.