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CREARE NUOVE MOLECOLE CON LA LUCE

Ecco la ricetta per una chimica più sostenibile made in UNIPD

Le molecole bioattive, o biomolecole, sono tutte quelle molecole organiche a base di carbonio, come ad esempio le proteine o gli acidi nucleici, che hanno un ruolo fondamentale nel “funzionamento” degli esseri viventi. Le molecole di natura indolica sono quelle che non sono formate esclusivamente da atomi di Carbonio ma anche da altri elementi. Queste molecole hanno svariate attività biologiche, ad esempio sono i componenti fondamentali del triptofano, uno dei più importanti neurotrasmettitori celebrali.

Lo studio dal titolo “Unveiling the impact of the light source and steric factors on [2 + 2] heterocycloaddition reactions” pubblicato su «Nature Synthesis» vede il team di ricerca guidato Luca Dell’Amico del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Padova investigare l’effetto che ha la sola luce sulla costruzione di molecole bioattive di natura indolica.

È la prima volta che questa particolare relazione viene studiata: finora infatti non era noto come i diversi tipi di luci fossero in grado di variare la reattività e quindi il cambiamento di questi composti. Nella pubblicazione si sono utilizzate sorgenti di luce con colori diversi – a diverse lunghezze d’onda – per promuovere la costruzione di due tipi di molecole diverse a partire dagli stessi reagenti di partenza.

La proiezione di questa ricerca ha risvolti molto promettenti perché, utilizzando questa metodologia, sarà possibile sviluppare processi di sintesi chimica per la costruzione di molecole bioattive che saranno maggiormente “sostenibili”: l’utilizzo della luce come energia potrà evitare l’uso di reagenti tossici, di metalli e di temperature elevate diminuendo l’impronta ambientale nel processo di produzione chimico. Nel caso dello studio sviluppato dal Dipartimento di Scienze Chimiche (DiSC) dell’Ateneo patavino, la luce è l’ingrediente essenziale che si utilizza per fornire l’energia necessaria alla costruzione di queste molecole (utilizzate nella farmaceutica) mediante “eccitazione”: la luce cioè viene assorbita e si trasforma in energia chimica. La biomolecola di partenza reagisce con una seconda molecola in modo da generare un composto più complesso che può avere svariate attività biologiche attualmente in fase di studio al DiSC.

«Le possibili ricadute in questo senso sono di elevato impatto per la nostra società – dice Luca Dell’Amico del Dipartimento di Scienze Chimiche – perché sarà possibile ottenere molecole ad alto valore aggiunto in modo pulito e sostenibile e modificarne la struttura semplicemente cambiando la luce utilizzata. Il fatto di poter partire dagli stessi precursori per ottenere due composti diversi e quindi con attività biologiche diverse, semplicemente cambiando il colore della luce utilizzato, rappresenta un importantissimo risultato che apre la strada ad un modo nuovo e più verde di accesso a molecole bioattive complesse. Nuove possibilità grazie all’insegnamento della natura – conclude Dell’Amico – perché stiamo di fatto imparando a costruire le molecole organiche di nostro interesse in modo sostenibile semplicemente sfruttando l’energia del sole, in maniera simile a come fanno le piante».

Questo filone di ricerca è legato all’ERC starting Grant recentemente finanziato dall’Unione Europea con circa 2 milioni di euro del Prof. Luca Dell’Amico che è proprio incentrato sullo studio dei meccanismi alla base della sintesi di molecole organiche mediata dalla luce.

Link alla ricerca: https://www.nature.com/articles/s44160-022-00191-5

Titolo: “Unveiling the impact of the light source and steric factors on [2 + 2] heterocycloaddition reactions” – «Nature Synthesis» 2022

Autori: Javier Mateos, Francesco Rigodanza, Paolo Costa, Mirco Natali, Alberto Vega-Peñaloza, Elisa Fresch, Elisabetta Collini, Marcella Bonchio, Andrea Sartorel & Luca Dell’Amico

Approfondimento video: https://www.youtube.com/watch?v=PHClPBkfuls

Testo e foto dall’Ufficio Stampa dell’Università degli Studi di Padova

FINANZIAMENTI ERC 2022: STRAORDINARIO RISULTATO DI UNITO CHE SI AGGIUDICA DUE STARTING GRANTS – MyFirstBody, della Prof.ssa Francesca Garbarini, e DEMALPS della Prof.ssa Marta Gravela, ottengono un finanziamento di quasi 1.500.000 euro a testa per i prossimi 5 anni

Oggi, martedì 22 novembre 2022, lo European Research Council (ERC), organismo dell’Unione Europea che attraverso finanziamenti competitivi sostiene l’eccellenza scientifica, ha pubblicato la lista dei progetti vincitori dello Starting Grant, riservato a ricercatrici e ricercatori che vantano tra i 2 e i 7 anni di esperienza maturata dopo il conseguimento del dottorato. Su un totale di 2932 proposte, di cui 408 selezionate, tra le 27 italiane figurano quelle della Prof.ssa Francesca Garbarini, docente di Neuropsicologia e Psicobiologia al Dipartimento di Psicologia, e della Prof.ssa Marta Gravela, ricercatrice di Storia medievale al Dipartimento di Studi Storici.

Francesca Garbarini MyFirstBody ERC 2022
la professoressa Francesca Garbarini, che con MyFirstBody ha vinto un finanziamento ERC Starting Grant 2022

Il progetto della Prof.ssa Francesca Garbarini, dal titolo “MyFirstBody: bodily-self representation in normal and pathological developmental context”, ha ottenuto un finanziamento di 1.342.560 euro per i prossimi 5 anni e si pone l’obiettivo di studiare, nel corso della vita prenatale e postnatale, lo sviluppo dei meccanismi neurali della rappresentazione corporea in condizioni di normalità e patologia. Durante il progetto di ricerca, attraverso l’utilizzo di tecniche innovative di sonografia, neuroimmagine ed elettrofisiologia, verranno registrati parametri neurofisiologici nella vita prenatale, in feti all’ultimo trimestre di gravidanza, e nella vita postnatale, dalla nascita fino a 18 mesi di vita. I piccoli soggetti sperimentali saranno esposti a esperienze di natura multisensoriale al fine di comprendere i meccanismi neurali che, a partire dalle prime associazioni di stimoli che convergono sul corpo da diverse modalità sensoriali, consentono l’emergere di una primitiva forma di consapevolezza corporea nel cervello in via di sviluppo.

Vista l’importanza dell’esperienza motoria nell’integrazione di stimoli multisensoriali, il progetto si concentrerà anche su popolazioni patologiche con disturbi congeniti o perinatali del movimento. Lo studio della paralisi cerebrale infantile permetterà di comprendere le alterazioni che una precoce deprivazione motoria può causare nello sviluppo della consapevolezza corporea. Il contesto patologico non è solo il punto di arrivo, ma anche il punto di partenza del progetto che prende le mosse dalle conoscenze relative ai deficit neuropsicologici di consapevolezza corporea nell’adulto per informare lo studio del sé corporeo nello sviluppo prenatale e postnatale.

Questo approccio innovativo – spiega la Prof.ssa Francesca Garbarini – oltre a rispecchiare il mio percorso di ricerca dallo studio dei pazienti cerebrolesi al mondo dello sviluppo, consente anche di individuare le componenti specifiche della consapevolezza corporea (e in generale di tutte le funzioni cognitive) che spesso emergono simultaneamente nel corso dello sviluppo, ma possono essere alterate selettivamente in caso di patologia e quindi isolate. Penso che questo progetto, oltre a un interesse teorico, abbia anche una importante ricaduta in ambito clinico, fornendo possibili biomarker di sviluppo tipico per la diagnosi precoce di forme di sviluppo atipico. Inoltre, comprendere la relazione tra la consapevolezza corporea e il sistema motorio nell’ambito della paralisi cerebrale infantile potrebbe contribuire a delineare nuove strategie riabilitative per questa patologia”.

Il progetto della Prof.ssa Marta Gravela, dal titolo “DEMALPS: Democracies of the Alps. Issues, practices and ideals of politics in mountain communities, 1300-1500”che ha ottenuto un finanziamento di 1.495.320 euro per i prossimi 5 anni, ha l’obiettivo di studiare le idee e le pratiche politiche espresse dalle comunità situate su entrambi i versanti delle Alpi occidentali nei secoli XIV e XV. Si tratta di un vasto territorio, oggi compreso fra Francia, Italia e Svizzera, che vide nel tardo medioevo fenomeni di dinamismo politico e sperimentazione istituzionale senza precedenti, con tratti che potremmo definire “democratici”. Suddivisa fra numerosi principati, signorie laiche ed ecclesiastiche, comunità parzialmente o del tutto autonome, questa regione comprendeva inoltre differenti culture, tradizioni linguistiche (dal francese all’occitano, dal franco-provenzale al tedesco walser) e persino minoranze religiose, come i valdesi. La posizione “di frontiera” la rendeva poi aperta a scambi e influenze culturali e politiche con l’impero, il regno di Francia e le città comunali italiane.

Marta Gravela
la professoressa Marta Gravela, che con DEMALPS ha vinto un finanziamento ERC Starting Grant 2022

Al fine di ricostruire interamente il panorama documentario esistente in una regione così vasta e articolata e interrogare una così grande mole di dati, il progetto svilupperà una piattaforma online con la quale raccogliere, analizzare e condividere dati e risultati della ricerca, sotto forma di inventari interrogabili, glossari tematici, mappe interattive in GIS, network analysis e digitalizzazione di fonti. In quest’ottica DEMALPS costituisce il primo progetto “nativo digitale” di storia medievale su questa scala, concepito appositamente per consentire la collaborazione in tempo reale dei ricercatori del team e la condivisione della ricerca con gli studiosi, i comuni, gli enti archivistici e il pubblico già nel corso del progetto.

“Nel dibattito pubblico – dichiara la Prof.ssa Marta Gravela – le regioni montane sono spesso ancora oggi rappresentate come aree isolate e culturalmente arretrate, frammentate in una pluralità di piccoli paesi non di rado in conflitto fra loro. Un mondo superato, soggetto a decisioni prese da amministrazioni centrali lontane, contro le quali protesta e resistenza emergono come l’unica manifestazione politica delle popolazioni locali. Anche gli storici, soprattutto del tardo medioevo e dell’età moderna, hanno per lo più studiato le comunità montane attraverso la prospettiva della protesta e della rivolta. Tuttavia, tali rappresentazioni dall’alto non colgono la complessità e originalità delle idee e pratiche politiche esistenti a livello locale”.

European Research Council (ERC) ha finanziato finora 22 progetti di ricerca dell’Università di Torino – 10 “Starting”8 “Consolidator”3 “Advanced”1 “Synergy”, per un valore totale di 24.333.892 euro. I progetti coinvolgono 9 Dipartimenti di UniTo: Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute, Chimica, Culture Politica e Società, Filosofia e Scienze dell’Educazione, Fisica, Psicologia, Oncologia, Scienze Economico-Sociali e Matematico-Statistiche e Studi Storici.

“L’eccellenza della ricerca – dichiara Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino – è uno degli assi portanti del nostro AteneoIl prestigioso riconoscimento ottenuto dalle Prof.sse Francesca Garbarini e Marta Gravela è la conferma di come stiamo investendo nella giusta direzione, cioè nel supporto alle ricercatrici e ai ricercatori così che possano lavorare nelle migliori condizioni ai loro progetti. L’Università di Torino, per esempio, nell’ambito di BRAIN UniTo, il programma di attrazione dei migliori talenti della ricerca, si è dotata dell’ERC Lab@Unito, l’incubatore sperimentale di supporto alla preparazione delle proposte per i Grants ERC – European Research Council. Il nostro Ateneo supporta così la partecipazione qualificata al principale programma di finanziamento della ricerca di frontiera dell’Unione Europea. Come dimostrano, una volta di più, anche queste esperienze di successo, la strategia è vincente: lavoriamo per favorire il confronto con modelli positivi e incoraggiare lo scambio di esperienze; per offrire il necessario aiuto operativo e pratico alla preparazione della proposta; formare candidate e candidati e i ‘research manager’, con l’idea di costruire una squadra di lavoro competitiva favorendo l’acquisizione di competenze utili a tutti gli aspetti della preparazione del progetto di ricerca. Congratulazioni, quindi, alle nostre colleghe, che contribuiscono con la qualità del loro impegno scientifico all’eccellenza di una grande comunità accademica”.

Testo e foto dall’Area Relazioni Esterne e con i Media dell’Università degli Studi di Torino

Erc Starting Grant: in arrivo un finanziamento di 1.5 milioni di euro per un progetto di ricerca in ambito biomedico – L’organismo dell’Unione europea che finanzia i ricercatori di eccellenza, ha approvato, il progetto CentroFun presentato dalla docente Simona Giunta

CentroFun
Il team

Un milione e mezzo di euro per continuare la ricerca avviata nel 2021 sui cromosomi, in particolare sul centromero umano. È quanto conferito dall’European Research Council (ERC) al progetto “CentroFun”, presentato dalla docente del dipartimento di Biologia e biotecnologie “Charles Darwin” Simona Giunta, e al suo laboratorio.

Questi fondi offriranno la possibilità di compiere passi decisivi nel campo delle scienze biomediche, acquisendo una conoscenza sempre più approfondita del centromero umano, includendo i processi di mutagenesi, danno e riparazione del DNA. L’obiettivo del Progetto è quello di capire quanto sia significativa la variabilità nel DNA tra persone diverse, per migliorare la possibilità di intervenire in maniera mirata, personalizzata e sempre più efficiente.

Grazie alla Marie Curie Reintegration Fellowship, al premio Rita Levi Montalcini “Rientro dei Cervelli” dal Ministero dell’Università e Ricerca, nonché allo Start-Up Grant dall’AIRC, dopo quasi due decenni all’estero, nel 2020 la ricercatrice Simona Giunta è rientrata in Italia – nella sua città natale, Roma – e porta avanti il suo programma alla Sapienza, dove attualmente dirige il laboratorio di ricerca per studiare il ruolo dell’instabilità genomica nelle malattie degenerative come il cancro e l’invecchiamento.

Simona Giunta
la docente Simona Giunta

“Questo traguardo significa molto per me a livello personale – spiega Simona Giunta – Come donna che lavora nel mondo della scienza ho dovuto affrontare il tema di conciliare la maternità e la vita familiare con l’impegno nella professione, scoprendo come possano essere l’uno la linfa dell’altro”. Continua la ricercatrice: “Al tempo stesso, è un risultato che assume un valore anche nel quadro più generale dello stato della ricerca in Italia e che testimonia il fatto che si possa tornare in Italia per condurre ricerche all’avanguardia. Da quando lasciai per la prima volta il Paese nel 2002, l’esodo di giovani connazionali in cerca di opportunità accademiche ed economiche non ha fatto altro che aumentare, causando una dispersione progressiva dei talenti e riducendo il potenziale del nostro Paese in termini di progresso scientifico: ben vengano gli strumenti messi in campo per invertire questa tendenza”.

Ogni anno, l’ERC eroga finanziamenti a centri di ricerca di primo piano all’interno dell’Unione europea. In particolare, quest’anno sono stati assegnati 408 Starting Grant (a fronte di oltre 2900 richieste presentate) per un totale di 636 milioni di euro.

Testo e foto dal Settore Ufficio stampa e comunicazione Sapienza Università di Roma