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Perché e come giocano i puledri? Studio su cavalli semi-bradi del Parco Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli in Toscana

La ricerca del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa fa luce sul comportamento dei cavalli allo stato naturale, condizione di cui si sa molto poco

Un branco di cavalli allo stato semi-brado del Parco Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli in Toscana è stato al centro di una ricerca dell’Università di Pisa. L’obiettivo era di capire la funzione e le strategie di gioco nei puledri allo stato naturale, una condizione molto poco studiata in questi animali. La ricerca pubblicata sulla rivista Applied Animal Behaviour Science è stata coordinata dalla professoressa Elisabetta Palagi del Dipartimento di Biologia.

“Le prime prove di domesticazione dei cavalli risalgono a circa 6.000 anni fa. Da allora, i cavalli sono stati principalmente utilizzati come animali da lavoro e, in tempi più recenti, sono diventati anche uno dei nostri animali domestici preferiti con i quali molte persone riescono a stabilire legami speciali – ha detto Elisabetta Palagi – Nonostante l’impatto economico e sociale che questo animale ha per tutti noi, si sa poco circa il suo comportamento allo stato naturale. La maggior parte degli studi riguarda cavalli in stalla e spesso sono rivolti a risolvere i problemi del cavaliere più che del cavallo”.

Le ricercatrici Veronica Maglieri e Giuliana Modica dell’Università di Pisa e Chiara Scopa dell’Università di Parma, guidate da Elisabetta Palagi, hanno registrato e analizzato i comportamenti di 13 puledri dalla nascita fino a sei mesi di età. Dai risultati è emerso che i diversi tipi di gioco dipendono non solo dalle diverse fasi di sviluppo del puledro, ma anche dall’ambiente sociale in cui questo cresce.

Così come accade anche nei nostri bambini, il gioco si fa sempre più complesso con il passare del tempo – spiega Palagi – I giochi solitari, come mordere e lanciare oggetti o saltare, scalciare e girare su sé stessi, e quelli rivolti alla madre (che spesso fa molta fatica a rispondere!) compaiono e si affermano molto precocemente, suggerendo come esplorazione ed esercizio fisico già nei primi giorni di vita siano cruciali per raggiungere un certo livello di maturazione psicomotoria”.

Attraverso il gioco, i puledri mettono alla prova le proprie capacità e saggiano quelle dei loro coetanei, utilizzando tecniche di autocontrollo e riduzione della tensione quando necessario. I puledri di madri di alto rango, cioè con una posizione dominante all’interno del branco, erano inoltre più coinvolti nel gioco sociale ed erano capaci di migliore autocontrollo quando giocavano con puledri di madri di basso rango. Questa capacità migliorava la reciproca partecipazione al gioco, creando le premesse per sessioni più appaganti ed efficaci. Inoltre, i giochi erano spesso intervallati da reciproche toelettature del pelo (grooming) che contribuivano a prolungare le interazioni ludiche. Sembra quindi che il gioco nei puledri non sia legato alla necessità di migliorare la propria posizione gerarchica nel gruppo, peraltro già ereditata dalle madri.

“Negli esseri umani e nelle grandi scimmie non esiteremmo ad attribuire tali tattiche a competenze cognitive complesse – conclude Palagi – Sebbene siamo lontani dall’essere in grado di comprendere appieno il ruolo della cognizione nel gioco sociale, è giunto il momento di considerare altre specie modello, come il cavallo appunto, se vogliamo ipotizzare nuovi scenari sull’evoluzione del comportamento ludico nei mammiferi. Questa tipologia di studio aiuta a capire meglio le tappe naturali di sviluppo e di complessità di questi meravigliosi animali e le informazioni che ne derivano possono essere utilizzate per migliorarne la gestione anche nelle scuderie”.

cavalli a San Rossore
Perché e come giocano i puledri? In foto, cavalli a San Rossore

Elisabetta Palagi è professoressa associata al dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. I suoi interessi di studio riguardano il comportamento sociale in varie specie animali, uomo incluso, in particolare la comprensione dell’evoluzione di alcuni comportamenti come il gioco, i meccanismi di risoluzione dei conflitti e le capacità empatiche alla base della vita sociale. Nel 2020, ha ricevuto il premio dall’Animal Behavior Society per i risultati conseguiti grazie ai suoi studi sul comportamento animale. Veronica Maglieri è assegnista di ricerca del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. Studia il comportamento sociale in numerose specie di mammiferi, uomo incluso. Nel 2021 si aggiudica il Pineapple Science Awards per la PsicologiaChiara Scopa è dottoranda dell’Università di Parma, esperta di meccanismi di mimica facciale nei primati (uomo incluso) e cultrice della materia presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. Collabora da numerosi anni con il gruppo di ricerca di Elisabetta Palagi. Giuliana Modica, studentessa presso l’Università di Pisa, ha conseguito la laurea in Conservazione ed Evoluzione al Dipartimento di Biologia con una tesi sul comportamento di gioco nel cavallo.

gruppo di ricerca
il gruppo di ricerca: da sinistra a destra Veronica Maglieri, Giuliana Modica, Elisabetta Palagi, Chiara Scopa nel giorno della laurea di Giuliana

Testo e foto dall’Unità Comunicazione Istituzionale dell’Università di Pisa.

 Le nanoplastiche alterano il microambiente osseo

 Uno studio interdisciplinare dell’Università degli Studi di Milano ha esposto le tre principali tipologie cellulari coinvolte nel mantenimento della massa ossea a nanoplastiche fluorescenti, analizzandone l’effettivo ingresso nella cellula e scoprendo che, a causa delle ridotte dimensioni, le nanoplastiche possono interagire direttamente con le cellule ossee, andandone a modificare le nomali attività. La pubblicazione su Science Direct – Journal of Hazardous Materials.

nanoplastiche microambiente osseo Nel pannello ordinato (pannelo A) compaiono, partendo da sinistra: osteociti, osteoblasti e osteoclasti (fila superiore localizzazione delle nanoplastiche, fila inferiore visibili i nuclei e i contorni delle cellule. Crediti per l'immagine: Lavinia Casati
Nel pannello ordinato (pannelo A) compaiono, partendo da sinistra: osteociti, osteoblasti e osteoclasti (fila superiore localizzazione delle nanoplastiche, fila inferiore visibili i nuclei e i contorni delle cellule. Crediti per l’immagine: Lavinia Casati

Milano, 2 novembre 2023 – Le nanoplastiche alterano il delicato equilibrio e la relazione esistente nel microambiente osseo, attività che potrebbe riflettersi in una maggiore suscettibilità a sviluppare patologie legate all’impoverimento osseo: ecco la conclusione a cui è giunto un team di scienziati e recentemente pubblicata su Science Direct – Journal of Hazardous Materials.

La plastica è il materiale che maggiormente caratterizza la nostra epoca: la gestione errata del rifiuto plastico ha determinato infatti un accumulo massivo di oggetti plastici nell’ambiente, che, a seguito della degradazione e della frammentazione a causa di processi chimici, fisici e biologici, originano micro e nanoplastiche, misurate rispettivamente in micrometri (ovvero con dimensioni comprese tra 0,1 e 5.000 µm, ovvero 5mm) e nanometri (le cui dimensioni vanno da 0,001 a 0,1 µm, cioè da 1 a 100 nanometri).

E sono proprio le nanoplastiche l’oggetto dello studio frutto di una collaborazione interdisciplinare, interdipartimentale e interuniversitaria tra Lavinia Casati, ricercatore di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze della Salute della Statale di Milano, il laboratorio di Patologia Generale coordinato da Raffaella Chiaramonte, docente di Patologia Generale dello stesso Ateneo, e altri gruppi di ricercatori, tra cui il team di ricerca di Marco Parolini, docente di Ecologia del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, i ricercatori del Dipartimento di Biotecnologie Mediche e Medicina Traslazionale dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università di Parma.

Le nanoplastiche, ad oggi, rappresentano una delle più recenti categorie di contaminanti emergenti, la cui distribuzione in ambiente e gli effetti sugli esseri viventi sono largamente sconosciuti.

“A oggi esistono pochi studi inerenti agli effetti indotti dall’esposizione alle nanoplastiche su modelli ecotossicologici e ancora meno studi sull’uomo”, spiega Lavina Casati, ultimo autore e corresponding author della ricerca. “Proprio da questo nasce la nostra ricerca, che ci ha permesso di descrivere l’azione di questi contaminanti sull’osso, usando un modello in vitro che potesse fornirci una visione ad ampio spettro”.

Per poter scattare la fotografia del microambiente osseo, gli scienziati si sono serviti delle tre principali tipologie cellulari coinvolte nel mantenimento della massa ossea, ovvero i precursori degli osteoblasti, (le cellule che depongono l’osso), gli osteociti (considerati i controllori del processo di rimodellamento osseo) e i precursori degli osteoclasti (ovvero le cellule che lo degradano). Utilizzando tecniche di colture cellulari, hanno esposto queste cellule a delle nanoplastiche fluorescenti di dimensioni pari a 50 nanometri, verificando l’effettivo ingresso delle nanoplastiche nella cellula e la loro localizzazione, attraverso tecniche di imaging e citofluorimetria: le nanoplastiche sono in grado di entrare nelle cellule in un modo che è sia attivo che passivo, e vanno a localizzarsi a livello citoplasmatico.  Sono stati poi valutati gli aspetti tossicologici, medianti saggi enzimatici e colorimetrici e parametri funzionali (mediante scratch test e saggi immunoistochimici). Le nanoplastiche riducono la vitalità delle cellule, ne aumentano la morte e inducono la formazione di radicali liberi. A livello funzionale, inoltre, le nanoplastiche alterano la capacità migratoria degli osteoblasti e potenziano il riassorbimento indotto dagli osteoclasti.

Per descrivere al meglio anche l’effetto delle nanoplastiche a livello molecolare, infine, è stato analizzato l’impatto sull’espressione di geni coinvolti nel mantenimento della massa ossea: il team di ricerca ha trovato un coinvolgimento di geni relativi all’innesco di processi infiammatori nei precursori degli osteoblasti e negli osteociti e un’induzione dei geni coinvolti nei processi differenziativi degli osteoclasti.

“Anche se saranno necessari ulteriori studi per delineare al meglio la complessa interrelazione tra nanoplastiche e rimodellamento osseo a livello della salute umana, questo studio ci permette di iniziare ad esplorare nuovi orizzonti inerenti ai contaminanti ambientali e al loro impatto sull’uomo”, conclude Lavinia Casati.

Articoli correlati:

Microplastiche e nanoplastiche, ambiente e salute umana 

 

Testo e immagine dall’Ufficio Stampa Direzione Comunicazione ed Eventi istituzionali Università Statale di Milano

C’è tempo fino al 27 ottobre 2023 per le iscrizioni alla 3° edizione del
 MASTER IN COMUNICAZIONE SCIENTIFICA CoSe dell’Università di Parma
La terza edizione sarà inaugurata il 30 novembre dalla scienziata Ilaria Capua

Parma, 16.10.2023 – Chiuderanno alle ore 12 del 27 ottobre 2023 le iscrizioni alla 3° edizione anno accademico 2023/24, del Master  in Comunicazione Scientifica – CoSe dell’Università di Parma. Sono solo 70 i posti disponibili: le domande, vagliate dalla Commissione, saranno accettate in ordine cronologico di presentazione. Per iscriversi occorre essere in possesso di una laurea triennale, magistrale o del vecchio ordinamento, in qualunque ambito.

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Il Master annuale CoSe, caratterizzato da un programma innovativo e proposto in modalità interamente e-learning, è rivolto a coloro che desiderano intraprendere una professione nell’ambito della comunicazione scientifica, ma anche a medici, giornalisti e ricercatori interessati ad approfondire le proprie conoscenze in ambito comunicativo e dare una marcia in più al proprio curriculum.

Ilaria Capua
Ilaria Capua

Il corso 2023/2024 sarà inaugurato il 30 novembre 2023 nell’Aula Magna dell’Università di Parma con la Lectio magistralis di Ilaria Capua, virologa conosciuta a livello internazionale soprattutto per i suoi studi sui virus influenzali, per il suo contributo nelle lotte contro le pandemie del nostro tempo e vera propria portavoce della corretta informazione scientifica. La scienziata aprirà ufficialmente il Master CoSe trattando il tema della Salute circolare – la salute del futuro.

In attesa che prenda il via la terza edizione del Master CoSe, intanto, il 12 e il 13 ottobre 2023 si sono svolti gli esami finali per 43 masterizzandi della 2° edizione del corso di studi.
Tra i temi affrontati nelle tesi, tutte di grande interesse, la comunicazione scientifica efficace tramite i social media e i podcast, la comunicazione dei rischi ambientali e climatici, la comunicazione in contesti complessi quali l’oncologia e la salute mentale degli adolescenti.

Alcuni partecipanti al Master della precedente edizione

Finalità del Master: diventare comunicatori scientifici a 360°
L’obiettivo principale del Master CoSe è di fornire ai partecipanti, provenienti da percorsi di studio sia scientifici che umanistici, competenze trasversali e strumenti efficaci per gestire la comunicazione scientifica a 360°, utilizzando mezzi tradizionali, digitali e social. Molteplici gli sbocchi professionali: saranno formate figure professionali in grado di guidare le strategie e i processi comunicativi legati a tematiche scientifiche e della salute, e di gestire la complessità del mondo della comunicazione sfruttando conoscenze interdisciplinari.

Il corpo docente: 100 comunicatori d’eccellenza
L’insegnamento e l’approfondimento della comunicazione scientifica nelle varie sfaccettature sono affidati a 100 docenti esperti, tra professori universitari, giornalisti, comunicatori, divulgatori e professionisti di eccellenza della comunicazione scientifica provenienti da tutta Italia: dal neuroscienziato Vittorio Gallese alla divulgatrice scientifica Roberta Villa, dal giornalista Stefano Feltri, alla comunicatrice scientifica Silvia Bencivelli e tanti altri.

>> Consulta l’elenco completo dei docenti

Novità: focus sulla comunicazione della nutrizione
Una settimana di lezioni del Master CoSe per la prima volta sarà interamente dedicata alla comunicazione dell’alimentazione e della nutrizione, necessaria per poter diffondere informazioni scientificamente fondate sulla corretta alimentazione, sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di stili di vita sani e combattere le fake news.

Programma didattico multidisciplinare
Il corso di studi, dal mese di novembre 2023 al mese di giugno 2024, prevede 1500 ore complessive tra lezioni on line, in modalità sincrona e asincrona, studio individuale, tirocinio o progetto di ricerca ed elaborato finale. Al termine del percorso formativo multidisciplinare saranno rilasciati 63 crediti universitari – CFU.

>> Leggi il programma didattico

Il Master, nato all’interno del Dipartimento di Medicina e Chirurgia ma fortemente interdisciplinare, è diretto da Susanna Esposito, docente di Pediatria e Primaria all’Ospedale dei Bambini dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e dell’Azienda USL di Parma.

Per informazioni: 
e-mail mastercomunicazionescientifica@unipr.it
web www.mastercose.unipr.it

 

Testo e foto dall’Ufficio Stampa Master in Comunicazione Scientifica Università di Parma.

ILARIA CAPUA, VIROLOGA DI FAMA INTERNAZIONALE, INAUGURERÀ LA 3° EDIZIONE DEL MASTER IN COMUNICAZIONE SCIENTIFICA DI PARMA CON UNA LECTIO MAGISTRALIS PER L’ANNO ACCADEMICO 2023-2024

Lectio magistralis in programma il 30 novembre 2023.

Iscrizioni al Master dal 5 settembre al 27 ottobre.

Parma, 31/08/2023 – Sarà inaugurata dalla scienziata Ilaria Capua la 3° edizione del Master in Comunicazione Scientifica – CoSe con una Lectio magistralis sul tema “Salute circolare – la salute del futuro”. L’evento si terrà il 30 novembre 2023 alle 17 nell’Aula Magna dell’Università di Parma.

Parma, 10.11.2023 – La lectio magistralis, sul tema “Salute circolare, la salute del futuro”, è in programma per giovedì 30 novembre alle 17 nell’Aula magna della sede centrale dell’Università di Parma, in via Università 12. In apertura sono previsti i saluti del Rettore Paolo Martelli, della Presidente del master Susanna Esposito, docente di Pediatria generale e specialistica e Primaria dell’Ospedale dei bambini “Pietro Barilla” e di Antonio D’Aloia, docente di Diritto costituzionale e Direttore del Centro Universitario di Bioetica – UCB, ente co-organizzatore dell’evento.

Il concetto di salute circolare approfondito da Ilaria Capua rappresenta una naturale espansione del modello sanitario One Health. Si tratta di un approccio integrato che promuove la salute degli esseri umani, degli animali, delle piante e dell’ambiente, riconoscendo la necessità di uno sforzo di convergenza maggiore tra le discipline. La salute circolare include politiche sociali, culturali, economiche e finanziarie, tecnologiche e internazionali attorno a un unico obiettivo: il progresso della salute come sistema. Il tema è al centro dell’ultimo libro di Ilaria Capua, edito da Aboca, “Le parole della salute circolare”.

L’incontro del 30 novembre sarà l’unica lezione in presenza del Master che, per il resto, si svolgerà completamente in e-learning, da novembre 2023 a giugno 2024.

Per partecipare alla lectio magistralis si suggerisce la prenotazione via e mail scrivendo a  mastercomunicazionescientifica@unipr.it entro il 20 novembre 2023. L’evento sarà inoltre trasmesso in diretta streaming sul sito web del master  www.mastercose.unipr.it

 

Le iscrizioni al Master in Comunicazione scientifica saranno aperte dal 5 settembre al 27 ottobre 2023 e i posti disponibili sono 70: le domande saranno accettate in ordine cronologico di presentazione e potrà iscriversi chiunque sia in possesso di una laurea triennale, magistrale o del vecchio ordinamento, in qualunque ambito.

Attualmente Senior Fellow of Global Health alla Johns Hopkins University – SAIS Europe di Bologna, Courtesy Professor e direttore emerito del One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, la Prof.ssa Capua – tornata recentemente in Italia dopo sette anni trascorsi negli USA – è nota a livello internazionale soprattutto per i suoi studi nel campo della biologia delle malattie infettive come l’Aviaria, per il suo impegno nella promozione del libero accesso alle sequenze genetiche dei virus influenzali, nonché per l’attività di comunicazione portata avanti durante la diffusione globale della malattia legata al Covid-19, per fare chiarezza su diversi aspetti. Ilaria Capua, tra i protagonisti nella storia delle lotte alle pandemie, rappresenta a pieno titolo l’importanza di una corretta comunicazione scientifica, al centro del corso post lauream di studi universitari CoSe di Parma. La scienziata è anche correlatrice della tesi di una delle studentesse del Master.

Il Master di I livello in Comunicazione scientifica
Il corso di studi annuale CoSe – www.mastercose.unipr.it, afferente al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo di Parma ma fortemente interdisciplinare, è svolto interamente in modalità e-learning e dedicato sia a coloro che intendono intraprendere una professione nell’ambito della comunicazione scientifica, sia a professionisti già inseriti nel mondo della comunicazione o della scienza, che desiderano approfondire le proprie conoscenze e acquisire nuove competenze.

>> Bando

L’obiettivo del Master, che offre molteplici sbocchi professionali nei campi della comunicazione e del giornalismo scientifico, è fornire ai partecipanti, provenienti da percorsi di studio sia scientifici che umanistici, le conoscenze e gli strumenti necessari a diventare figure professionali capaci di guidare le strategie e i processi comunicativi legati a tematiche scientifiche e della salute.

Il percorso formativo è guidato da 100 docenti d’eccellenza tra professori universitari, giornalisti, comunicatori e divulgatori. Diretto da Susanna Esposito, docente di Pediatria e Primaria all’Ospedale dei Bambini dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, il Master offre 1500 ore di lezioni on line, in modalità sincrona e asincrona, studio individuale, tirocinio o progetto di ricerca ed elaborato finale. I crediti formativi universitari rilasciati sono 63.

>> Programma didattico

Tra le varie novità della terza edizione del Master CoSe, una settimana di lezioni sarà dedicata alla comunicazione della nutrizione, argomento di rilievo e attualità in quanto rappresenta un elemento fondamentale per la salute e per la prevenzione di numerose patologie.

Il Master in Comunicazione scientifica, che ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e dell’Azienda USL di Parma, è unico a livello nazionale per l’uso di tecnologie multimediali e di internet per l’apprendimento a distanza, unito alla possibilità di seguire le lezioni di numerosi docenti altamente qualificati.

 

Il Master in Comunicazione Scientifica

Parma, 10.11.2023 – Sono state ben 84 le domande d’iscrizione alla terza edizione del Master CoSe, nato all’interno del Dipartimento di Medicina e Chirurgia ma fortemente interdisciplinare. Il corso ha l’obiettivo di formare a livello professionale futuri comunicatori e divulgatori scientifici, in grado di operare efficacemente in una molteplicità di settori: testate giornalistiche tradizionali e digitali, social media, strutture sanitarie, università, istituzioni pubbliche e private, musei scientifici e centri di ricerca, mondo della scuola e delle imprese.

Il corso di studi, dal mese di novembre 2023 al mese di giugno 2024, prevede 1500 ore complessive tra lezioni on line, in modalità sincrona e asincrona, studio individuale, tirocinio o progetto di ricerca ed elaborato finale. Al termine del percorso formativo, che quest’anno prevede anche un approfondimento sulla comunicazione dell’alimentazione e della nutrizione, saranno rilasciati 63 crediti universitari – CFU.

Nella 2° edizione del Master, conclusa con la discussione delle tesi il 12 e 13 ottobre 2023, 43 studenti hanno portato felicemente a termine il loro percorso di studi.

Il Master ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e dell’Azienda USL di Parma.

 

Ilaria Capua, una vita per la scienza

Ilaria Capua Parma
Ilaria Capua

Laureata  in Medicina veterinaria nel 1989, Ilaria Capua ha una specializzazione e un dottorato di ricerca in Virologia e Sanità pubblica conseguiti rispettivamente presso le Università di Pisa e di Padova. Ha dedicato gran parte della sua vita professionale alle infezioni virali degli animali che possono essere trasmesse all’uomo e che causano povertà e problemi di sicurezza alimentare come l’influenza aviaria, la malattia di Newcastle e la Rabbia. Si è inoltre impegnata e occupata delle strategie per la prevenzione e gestione di emergenze sanitarie provocate da virus potenzialmente pandemici.

La virologa ha vinto numerosi premi e avuto riconoscimenti importanti, tra i quali il Scientific American 50 (2008) il Penn Vet World Leadership Award (nel 2011), l’ESCMID Excellence Award (2015) e, nel 2021, il Premio Hypatia assegnato dall’Accademia Europea delle Scienze. Nel 2023 le è stata assegnata la Laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia dall’Università di Palermo.

Dal 1993 a oggi ha pubblicato oltre 230 articoli su riviste internazionali e testi scientifici, oltre a diversi libri per adulti, ragazzi e bambini. È stata deputata al Parlamento italiano (2013-2016) su invito del Primo Ministro in carica all’epoca, Mario Monti.

 

Per informazioni: 

e-mail mastercomunicazionescientifica@unipr.it

web www.mastercose.unipr.it

Testo e foto dall’Ufficio Stampa Master in Comunicazione Scientifica Università di Parma. Aggiornato il 10 novembre 2023.

MOSTRA “RACCONTI E RITRATTI DI MEDICINA E MALATTIA”

Dal 30 settembre al 24 ottobre all’Università di Parma

organizzata dall’Ufficio stampa del CNR e dal Master in Comunicazione scientifica

racconti e ritratti di medicina e malattia

Parma, 22.09.2022. Il prossimo 30 settembre alle ore 16.00, in occasione della “Notte dei ricercatori e delle ricercatrici – Researchers’ Night” verrà inaugurata la mostra Racconti e ritratti di medicina e malattia” presso l’atrio delle Colonne del Palazzo centrale dell’Ateneo di Parma, in via Università 12. La mostra resterà aperta dal 30 settembre al 24 ottobre 2022, dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 19.00.

La mostra, ideata dall’Ufficio Stampa del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche in collaborazione con il Master in “Comunicazione Scientifica-CoSe” dell’Università di Parma, è un vero e proprio viaggio immersivo in cui si affrontano i concetti di malattia, cura e salute, e dove lo spettatore viene guidato alle rappresentazioni artistiche su pestilenze, cancro, pazzia e patologie varie.

La peculiarità unica di questa mostra è che questi ambiti vengono esposti attraverso le forme di narrazione letteraria (epica, poesia, romanzi), artistica (quadri ed espressioni figurative) e multimediale che hanno caratterizzato le diverse epoche storiche.

Il percorso si snoda in sei percorsi tematici, declinati in “stanze”: si racconta di “peste o epidemia?” in una stanza che riporta indietro nel tempo a quando le malattie della collettività erano punizioni divine; di cancro nella stanza “Il male (non più) incurabile” – un tempo nascosto, quanto meno sotto il velo dell’eufemismo, il cancro diviene oggetto di una sempre maggiore esplicitazione da parte di chi ne è colpito.

Si parla di sofferenza mentale nella stanza “Pazzi da legare, pazzi con cui parlare”: a partire da Freud, un modello di narrazione che si pone in antitesi rispetto all’emarginazione e alla reclusione del malato psichico, a lungo praticati come metodo sanitario.

Cecità, realtà e metafora” è la protagonista del percorso in cui si descrive questa privazione dal punto di vista letterario ma anche metaforico, mentre la stanza “Malato e medico” ci porta, attraverso una carrellata di opere artistiche che ‘ritraggono’ la malattia, dal cancro al seno alla celeberrima lezione di anatomia del “dottor Tulp” di Rembrandt. Testimonianze importanti non solo per il loro valore artistico, ma anche in quanto documentazione di storia della medicina.

Bambini malati, tra pianto e sorriso è una stanza dedicata soprattutto, ma non solo, alla presenza di medicina e malattia nella letteratura per l’infanzia e alla presenza del “bambino malato” nella letteratura in generale. La stanza è dedicata a questo tema nella sua evoluzione storico-culturale, che segue registri stilistici molto diversi.

L’edizione 2022 della mostra si arricchisce, nella settima stanza, della collezione antropologico-criminale delle ceroplastiche dell’anatomico Lorenzo Tenchini: prenotandosi, sarà possibile vedere le 46 riproduzioni (maschere) del volto dei soggetti (per lo più carcerati ed emarginati) su cui Tenchini eseguì gli studi anatomici, associate a schede inerenti alla loro storia personale e giudiziaria.

Il 30 settembre, giorno dell’inaugurazione, la mostra sarà aperta dalle 16 alle 22, e sarà possibile incontrare Marco Ferrazzoli, ideatore della mostra e capo ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Susanna Esposito, presidente del Master in Comunicazione Scientifica.

Grazie alla sinergia tra Ufficio stampa del CNR e Master in Comunicazione scientifica, questa edizione è stata riadattata, aggiornata e arricchita di contenuti tradotti, con l’obiettivo di utilizzare la forma espositiva come coinvolgente esperimento divulgativo ed esercizio pratico nel campo della comunicazione scientifica.

Inoltre sono stati messi a disposizione contributi extra sul sito web dedicato, frutto del gruppo di lavoro composta dagli studenti del Master, dell’Ufficio stampa del Cnr e da docenti e ricercatori di altri Atenei.

La mostra è a ingresso libero e gratuito. Per prenotazioni alle visite guidate (obbligatorie per la visita alle ceroplastiche Tenchini) si prega di scrivere a mostramalattiaunipr@cnr.it

Per informazioni consultare il sito web della mostra raccontiritrattimedicinamalattia.cnr.it o la pagina Facebook: “Racconti e Ritratti di Medicina e Malattia” o Instagram “raccontiritrattimalattia”.

Sito ufficiale: http://raccontiritrattimedicinamalattia.cnr.it/

racconti e ritratti di medicina e malattia

Testo e immagine dall’Università di Parma

Un ululato dal Medioevo – Uno studio multidisciplinare firmato dalle Università Sapienza, Bologna e Parma fornisce la descrizione più completa di un campione di lupo del Medioevo in Italia.

lupo medioevo Po
Un ululato dal Medioevo: un campione di lupo del Po. Foto del ritrovamento del cranio di lupo sulla spiaggia Boschi Maria Luigia, presso Coltaro (PR), 2018. (Foto di Davide Persico)

È stato pubblicato nei giorni scorsi un importante articolo sullo studio di un cranio fossile di lupo (Canis lupus), rinvenuto nel settembre 2018 nel Fiume Po da Davide Persico, Professore associato presso l’Università di Parma e autore senior che ha diretto lo studio.

Il fossile, completo e in ottimo stato di conservazione, è esposto nel Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po (CR) ed è già stato oggetto di uno studio paleogenetico nel 2019. Nel recente articolo scientifico però, viene presentata la sua prima descrizione completa basata su un approccio multidisciplinare.

“Il riconoscimento e la prima classificazione tassonomica dell’esemplare, nonché la deter-minazione dell’età anagrafica e del sesso, sono state eseguite attraverso un’analisi biome-trica svolta presso il Dipartimento di Scienze Chimiche della Vita e della Sostenibilità ambientale dell’Università di Parma” – afferma Davide Persico.

Il cranio quasi completo è stato ritrovato sulla barra alluvionale del Fiume Po denominata Boschi Marialuigia, in sponda destra ma in territorio cremonese. Mediante l’analisi radiometrica al Carbonio 14, il fossile è stato collocato in pieno Medioevo, esattamente tra il 967 e il 1157 d.C.

Il periodo medievale ha rappresentato una fase cruciale per la storia evolutiva del lupo in quanto segnato sia da importanti cambiamenti ecosistemici, soprattutto nei paesaggi boschivi, sia da pesanti persecuzioni umane, che hanno portato questa specie a un drammatico declino demografico. Nonostante il lupo sia senza dubbio uno dei predatori più iconici e ampiamente studiati di tutti i tempi, in Europa i resti osteologici di lupi medievali sono estremamente rari, limitando la comprensione delle dinamiche e dei fenomeni che hanno influenzato l’evoluzione delle popolazioni passate di questa specie. Per questo motivo, il cranio fossile oggetto di studio ha rappresentato un’eccezionale e rara opportunità di ricerca.

Scansione tomografica del cranio (Foto di Dawid A. Iurino)

“Le analisi biometriche e quelle basate sulla Tomografia Computerizzata (TC)” – afferma Raffaele Sardella, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze della Terra di Sapienza Università di Roma – “indicano che il lupo del Po rientra nella variabilità cranica della sottospecie Canis lupus italicus esistente tutt’oggi nella nostra penisola”.

lupo medioevo Po
Confronto tra l’immagine fotografica del cranio (sinistra) e il modello 3D ottenuto tramite l’elaborazione di immagini tomografiche (destra). (Immagine di Dawid A. Iurino)

 

“L’usura dei denti ha consentito di ricondurre il cranio ad un individuo adulto tra i 6 e gli 8 anni, di sesso femminile – ha sottolineato Dawid Adam Iurino, primo autore dell’articolo, esperto di paleopatologie e applicazioni della paleontologia virtuale presso Sapienza. Questo esemplare – continua lo studioso – manifesta chiare prove di una grave parodontite che ha causato la completa perdita del canino sinistro producendo un grande foro che collega l’alveolo con la cavità nasale. Tale condizione patologica ha probabilmente debilitato gravemente il soggetto; non è però possibile stabilire con certezza se la morte sia stata una conseguenza di questa malattia”.

lupo medioevo Po
Scansione tomografica del cranio (Foto di Dawid A. Iurino)

Le analisi filogenetiche, condotte presso il Laboratorio del DNA antico dell’Università di Bologna, hanno collocato il pool genetico del DNA mitocondriale (piccola porzione del genoma ereditata solo per via materna) del reperto all’interno della variabilità genetica dei lupi moderni, chiaramente distinto da quello dei cani. In particolare, secondo Elisabetta Cilli, Professoressa a contratto di Archeogenetica all’Università di Bologna e co-autrice dello studio, il campione rientra nell’aplogruppo 2 dei lupi, cioè fa parte delle linee di discendenza materne più antiche che derivano tutte da un antenato comune. In Europa tale aplogruppo, a partire da almeno 2.700-1.200 anni fa, è stato in gran parte sostituito dal più recente aplogruppo 1, tranne in Italia dove persiste solo l’aplogruppo 2. Le stesse analisi hanno inoltre dimostrato che la sequenza mitocondriale dell’esemplare studiato è molto simile a quella tipica greca, chiamata W15, da cui mostra solo una mutazione di differenza.

Estrazione del DNA antico dal reperto (Foto Elisabetta Cilli)

Secondo Elisabetta Cilli, questa sequenza di DNA rappresenta parte dell’antica variabilità genetica della popolazione italiana di lupi oggi persa a causa dell’impatto negativo delle persecuzioni antropiche perpetrate nel Medioevo e, per l’Europa occidentale, in particolare negli ultimi 150 anni.

Questo studio multidisciplinare fornisce la descrizione più completa di un campione di lupo del Medioevo in Italia e dimostra come i campioni archeozoologici rappresentino una fonte essenziale di informazioni per comprendere le dinamiche, la diversità e la distribuzione dei lupi tra presente e passato.

Tra gli autori anche Romolo Caniglia, ricercatore di ISPRA, Elena Fabbri, ricercatrice di ISPRA, Marta Maria Ciucani dell’Università di Copenaghen e Beniamino Mecozzi di Sapienza Università di Roma.

Esemplare di Lupo ripreso recentemente nella bassa Pianura Padana (Foto di Alessandro Barbieri)

Testo e foto dal Settore Ufficio stampa e comunicazione Sapienza Università di Roma