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Microbi Fantastici e Dove Trovarli, progetto di BiUniCrowd è scienza partecipata e formazione alla ricerca: gli studenti mappano il microbioma urbano

Grazie al progetto “Microbi Fantastici e Dove Trovarli” di BiUniCrowd, gli studenti saranno protagonisti della ricerca sui microrganismi negli ecosistemi urbani e ambasciatori della loro importanza

Milano, 29 aprile 2025 – Dare voce agli invisibili alleati per la salute dell’ambiente: questo è l’obiettivo principale dell’innovativo progetto dal titolo “Microbi Fantastici e Dove Trovarli”, seconda campagna di BiUniCrowd, il programma di crowdfunding dell’Università di Milano-Bicocca.

Il progetto intende esplorare e valorizzare la biodiversità microbica negli spazi urbani, partendo dal campus universitario, e promuovere un nuovo approccio partecipativo alla scienza.

I microrganismi, spesso etichettati come minacce, sono in realtà essenziali per la salute umana e degli ecosistemi. Regolano l’equilibrio ambientale, purificano aria, acqua e suolo, e la simbiosi con loro è necessaria per la nostra sopravvivenza e per prevenire molte malattie croniche. Tuttavia, oltre il 99 per cento delle specie microbiche rimane sconosciuto, e la percezione pubblica è ancora influenzata dal timore dei patogeni, nonostante solo una piccola percentuale dei batteri sia effettivamente dannosa. Cambiare questa narrazione è urgente: per farlo, è utile coinvolgere attivamente le persone nella ricerca scientifica.

La campagna, realizzata in collaborazione con KBase – una piattaforma di analisi bioinformatica avanzata del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, che supporta la pubblicazione di dati scientifici aperti e la formazione scientifica – e Simbio – che contribuisce con le sue competenze scientifiche e comunicative –  si avvale per il suo sviluppo del supporto di Ideaginger.it, la piattaforma di raccolta fondi con il tasso di successo più alto in Italia, e del sostegno di a2a e Thales Alenia Spaces.

Il progetto è guidato da Antonia Bruno, ricercatrice in microbiologia, insieme a un gruppo multidisciplinare e internazionale, composto da ricercatori, educatori e studenti: Giulia Ghisleni, Sara Fumagalli, Alice Armanni, Giulia Soletta, Laura Colombo, Ellen Dow, Elisha Wood-Charlson, Guido Scaccabarozzi, Gloria Mantegazza e Margherita Aiesi.

Microbi Fantastici Team al completo, collage

«Il progetto nasce da un’esperienza di citizen science, i Bicocca Sampling Days, che ha visto 80 studenti raccogliere 2.400 campioni di microbioma urbano in piazze e aree verdi dell’ateneo. – spiega Antonia Bruno, team leader del progetto – Tutto è iniziato un po’ per gioco, ma l’entusiasmo e la curiosità degli studenti ci hanno spinto a fare di più. Ora vogliamo offrire loro l’opportunità concreta di formarsi su dati reali e, al tempo stesso, cambiare il modo in cui la società guarda ai microrganismi.»

La campagna di crowdfunding ha l’obiettivo di raccogliere 10.000€ per sostenere i tre obiettivi principali dell’iniziativa: il sequenziamento del DNA batterico di 200 campioni, la realizzazione di un workshop formativo gratuito per 20 studenti, le iniziative di sensibilizzazione per coinvolgere la comunità nella scoperta e protezione della biodiversità microbica. Tutti possono aiutare a raggiungere questi obiettivi donando sulla pagina della campagna entro il 14 giugno.

Ogni donazione da parte dei sostenitori può essere ricambiata da una “ricompensa”, tra cui: la possibilità di partecipare a l’“Excursion with Simbio”, un’iniziativa per scoprire come la natura selvaggia possa essere un laboratorio a cielo aperto per lo studio del microbioma, oppure “Gli strumenti del mestiere”, un kit esclusivo con tampone, piastre di coltura e protocollo per raccogliere campioni dal proprio ambiente, grazie al quale i partecipanti potranno osservare la crescita dei batteri, condividere le immagini dei risultati e, se si raggiungeranno almeno 25 adesioni, contribuire alla creazione di una vera opera d’arte microbica collettiva.

Testo e immagini dall’Ufficio stampa Università di Milano-Bicocca.

Citizen Salad: IL PROGETTO DI SCIENZA PARTECIPATIVA DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO PER SVELARE IL MICROBIOMA DELL’INSALATA

Un team di ricerca di UniTo ha attivato una campagna di crowdfunding per mappare i batteri presenti su cespi di insalata coltivati dai cittadini e studiare come possano migliorare la salute umana

È partita ufficialmente Citizen Salad – Chi vive sulle foglie di insalata, una campagna di crowdfunding che si pone l’obiettivo di coinvolgere la cittadinanza in un esperimento di citizen science volto a mappare le comunità di batteri presenti sulle foglie di insalata coltivate in diversi ambienti, sia urbani che rurali, per capire il loro impatto sul benessere della flora batterica intestinale umana.

Il progetto è stato selezionato dall’Università di Torino con la terza edizione del bando Funds Together ed è possibile sostenerlo sulla piattaforma Ideaginger.it.

Per proseguire la ricerca ci occorrono due risorse”, ha dichiarato Marco Giovannetti, ricercatore in biologia e botanica di UniTo e responsabile del progetto di crowdfunding “Fondi per realizzare l’esperimento e persone disponibili a partecipare coltivando delle piantine di insalata. Il crowdfunding ci è sembrato lo strumento perfetto per trovarle entrambe!

Alla scoperta dei batteri che abitano sulle foglie d’insalata

Il progetto Citizen Salad è curato da un team di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino con l’obiettivo di esplorare il mondo invisibile dei microrganismi che vivono sulle foglie di insalata. Studiando come le condizioni di crescita e la forma delle foglie influenzano la comunità batterica, lo studio fornirà nuove informazioni su come i batteri interagiscono con le piante e, potenzialmente, con la nostra salute.

“Questa ricerca è nata per comprendere meglio come i batteri colonizzano le foglie d’insalata,” spiega Marco Giovannetti. “Negli ultimi tre anni abbiamo scoperto che la forma delle foglie e le condizioni ambientali influenzano la presenza di diversi batteri, ora vogliamo estendere lo studio coinvolgendo la comunità per coltivare le piantine in terreni e climi differenti. Si è scoperto che i batteri che sopravvivono sulle foglie di insalata sopravvivono anche nell’uomo; una possibile ricaduta di lungo periodo della ricerca è capire se questi batteri possano quindi essere utilizzati per il benessere della flora batterica umana, aprendo per esempio nuove possibilità per lo sviluppo di alimenti che possano sostenere la salute intestinale”.

Coinvolgere la comunità attraverso la scienza partecipativa

Un aspetto fondamentale di Citizen Salad è il coinvolgimento diretto della cittadinanza nella ricerca. Sostenendo la campagna di crowdfunding le persone possono finanziare la ricerca con una donazione, ma anche prendere parte all’esperimento coltivando la propria insalata.

Chiunque ci supporti con una donazione di 35 euro può scegliere come ricompensa di ricevere un kit completo per coltivare due varietà di insalata e raccogliere campioni di foglie. Il nostro team analizzerà poi i dati raccolti dai cittadini per mappare il microbioma delle foglie” ha dichiarato Valentina Fiorilli, professoressa di Botanica dell’Università di Torino, che ha poi aggiunto: “Il crowdfunding ci sta offrendo l’opportunità per coinvolgere attivamente le persone nella ricerca scientifica e divulgare in modo innovativo la ricerca sulle piante. Grazie al supporto dei donatori possiamo finanziare l’acquisto dei materiali necessari per l’esperimento, ma possiamo anche ampliare la nostra rete di sperimentatori. Ogni contributo è fondamentale per completare la ricerca, raccogliere più dati e rendere lo studio più rappresentativo.”

Come sostenere Citizen Salad

L’obiettivo della campagna è raccogliere 8.000 euro che serviranno a mappare i batteri presenti sulle foglie di 200 piantine di insalata cresciute in ambienti differenti. In pochi giorni Citizen Salad ha già raccolto il 30% dell’obiettivo, grazie al supporto di molti sostenitori che hanno donato e deciso di entrare a far parte dell’esperimento coltivando anche loro due piantine di insalata. Quando la campagna avrà raccolto il 100% del suo obiettivo l’Università di Torino raddoppierà i fondi raccolti, fino a un massimo di 10.000 euro.

Per sostenere il progetto Citizen Salad con una donazione basta cliccare sul link Citizen Salad – Chi vive sulle foglie di insalata, scegliere la ricompensa preferita e completare la procedura in pochi click.

Fate una donazione, indossate il camice e diventate ricercatori e ricercatrici insieme a noi!” ha aggiunto Marco Giovanetti “Abbiamo bisogno del vostro supporto per completare la nostra ricerca, sosteneteci e preparatevi a diventare anche voi coltivatori di insalata”.

Citizen Salad

Il crowdfunding dell’Università di Torino per sostenere la ricerca scientifica

L’Università di Torino ha selezionatCitizen Salad nell’ambito della terza edizione del bando Funds TOgether, sviluppato in collaborazione con Ginger Crowdfunding, che gestisce Ideaginger.it, la piattaforma di crowdfunding con il tasso di successo più alto in Italia.

L’obiettivo del bando, con cui sono già state supportate 13 campagne di crowdfunding, che hanno raccolto oltre 191.000 euro, è fornire ai ricercatori competenze specifiche per sviluppare campagne di crowdfunding utili sia a raccogliere preziose risorse dedicate alla ricerca, ma anche per comunicare alla società civile il prezioso lavoro svolto quotidianamente in ateneo.

“L’Università di Torino”, ha dichiarato Alessandro Zennaro, Vice-Rettore per la valorizzazione del patrimonio umano e culturale in Ateneo,“ha intrapreso un’azione organizzata di valorizzazione della conoscenza e di divulgazione scientifica, anche attraverso l’iniziativa di crowdfunding. È un’opportunità per avvicinare sempre di più la ricerca scientifica alla cittadinanza, illustrandone gli obiettivi di medio-lungo termine, aprendo le porte dei laboratori dove ricercatrici e ricercatori lavorano, stimolando la curiosità della comunità e soprattutto mettendo in evidenza che i risultati della ricerca hanno ricadute immediate sulla vita quotidiana di tutti e tutte noi. Citizen Salad è un progetto esemplare che mostra come ricerca, tecnologia, coinvolgimento della società civile e innovazione possano cambiare il futuro in meglio e per questo merita di essere sostenuto”.

“Questa campagna è un’occasione di collaborazione e formazione anche per lo staff dell’Università di Torino, che mette a disposizione delle ricercatrici e dei ricercatori dell’ateneo le proprie competenze specialistiche in ambito fundraising e finanza alternativa” ha aggiunto Elisa Rosso, Direttrice della Direzione Ricerca, Innovazione e Internazionalizzazione di UniTo. “Ad esempio, lavoriamo per creare contatti, rafforzare reti di collaborazione e ricercare partner istituzionali e aziendali interessati a supportare il progetto e a svilupparlo anche nel futuro. Promuovere il crowdfunding è un’occasione per raccontare il valore della ricerca scientifica e sensibilizzare la comunità sul lavoro svolto in ateneo, che in questo caso permetterà di proseguire una preziosa attività di ricerca nel campo delle scienze della vita e della biologia”.

Citizen Salad

Testo e foto dall’Ufficio Stampa Area Relazioni Esterne e con i Media Università degli Studi di Torino

Sviluppato il più grande database di genomi microbici da alimenti, curatedFoodMetagenomicData: servirà per migliorarne qualità, sicurezza e sostenibilità; lo studio europeo del progetto MASTER è stato realizzato anche con il Dipartimento di Agraria della Federico II. Pubblicato ieri sulla rivista Cell.

Uno studio guidato anche dal Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ha sviluppato un database fondamentale per la caratterizzazione degli alimenti da dati metagenomici, aprendo nuovi scenari per migliorare la qualità, la sicurezza e la sostenibilità degli alimenti.

Il database più vasto di metagenomi da alimenti è stato sviluppato dal progetto MASTER, finanziato dall’Unione Europa. Il relativo articolo scientifico intitolato “Unexplored microbial diversity from 2,500 food metagenomes and links with the human microbiome” è stato pubblicato il 29 agosto 2024 sulla rivista Cell.

Sviluppato il più grande database di genomi microbici da alimenti, curatedFoodMetagenomicData

La risorsa curatedFoodMetagenomicData (cFMD) rappresenta un database fondamentale per lo studio dei metagenomi (il termine che definisce il materiale genomico proveniente da tutti i microrganismi presenti in un ambiente) derivati dagli alimenti. Uno strumento che permetterà di affrontare sfide globali come lo spreco alimentare e la resistenza antimicrobica, aumentando al contempo la sicurezza alimentare attraverso lo studio dei microrganismi che caratterizzano un ambiente.

Il professore Danilo Ercolini, Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II dichiara: “La disponibilità di un database così vasto, comprendente metagenomi e genomi da alimenti, rappresenterà una risorsa molto importante per studiare la presenza e il ruolo dei microrganismi negli alimenti e nei processi di lavorazione degli alimenti, con l’obiettivo finale di migliorarne la qualità, la sicurezza e la sostenibilità.” Il prof. Edoardo Pasolli dello stesso Dipartimento aggiunge: “cFMD sarà la base per lo sviluppo di database metagenomici da alimenti ancora più completi, che potranno essere integrati con particolari tipologie di alimenti o aree geografiche ancora poco rappresentante.”

Il coordinatore del progetto MASTER, il professore Paul Cotter (Teagasc, Irlanda) afferma: “cFMD è un grande database di dati metagenomici alimentari, rappresentativo di 15 categorie di alimenti provenienti da 50 paesi. cFMD contiene dati relativi a 3,600 specie microbiche diverse, di cui 290 sono specie nuove. È disponibile gratuitamente per poter essere utilizzato per studi sul microbioma e per applicazioni nell’industria alimentare. Ad esempio, per studiare la componente microbica lungo l’intera catena alimentare, studiare la diffusione di geni di resistenza agli antibiotici, rilevare microrganismi indesiderati e investigare la possibile trasmissione di microrganismi all’uomo. La disponibilità di cFMD rappresenta un importante sviluppo verso un futuro in cui il sequenziamento metagenomico potrebbe sostituire la microbiologia classica come strumento più accurato e rapido per il tracciamento dei microrganismi lungo la catena alimentare.”

Il professore Nicola Segata dell’Università di Trento aggiunge: “Questa risorsa è fondamentale anche per comprendere come il microbioma alimentare potrebbe influenzare la salute umana, poiché alcuni dei microrganismi che introduciamo con la dieta potrebbero diventare membri stabili del nostro microbioma. Abbiamo scoperto che le specie microbiche associate agli alimenti compongono circa il 3% del microbioma intestinale nella popolazione adulta, suggerendo che alcuni dei nostri microrganismi intestinali potrebbero essere acquisiti direttamente dal cibo, o che storicamente, le popolazioni umane abbiano ottenuto questi microbi dagli alimenti e poi questi microbi si siano adattati per diventare parte del microbioma umano. Gli alimenti sono quindi cruciali per la nostra salute anche per i microrganismi che forniscono al nostro microbioma.”

I microrganismi presenti negli alimenti possono avere sia un impatto positivo sulla produzione alimentare, come nel caso della produzione di formaggi e bevande alcoliche, sia un impatto negativo, come nel caso del deterioramento o delle malattie di origine alimentare. Fino a poco tempo fa, l’analisi di questi microrganismi si basava principalmente su approcci tradizionali. L’applicazione di metodi basati sul sequenziamento del DNA ha il potenziale di trasformare le analisi alimentari, consentendo analisi rapide e simultanee di tutti i microrganismi in parallelo, inclusi quelli difficili da coltivare.

Il database rappresenta un grande risultato per la ricerca sul microbioma negli alimenti. È stato reso possibile grazie al sequenziamento di circa 2000 campioni raccolti in aziende alimentari in tutta Europa, che aggiunti a collezioni globali esistenti ha portato l’analisi complessiva a 2500. La risorsa, ad accesso libero, faciliterà lo studio dei microrganismi alimentari a livello globale su larga scala, sia in ambito accademico che industriale.

 

Il Progetto MASTER

MASTER, acronimo di “Microbiome Applications for Sustainable food systems through Technologies and EnteRprise”, è un progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito di Horizon 2020. Iniziato a gennaio 2019, ha visto il coinvolgimento di 29 partner con l’obiettivo di caratterizzare i microbiomi in diversi ambienti alimentari e non alimentari utilizzando tecnologie di sequenziamento innovative. Lo studio è stato guidato da team dell’Università di Napoli Federico II e dell’Università di Trento (Italia), in collaborazione con Teagasc (Irlanda), Consiglio Superiore di Ricerca Scientifica e Università di León (Spagna), MATIS (Islanda) e FFoQSI (Austria), in aggiunta a molti altri partner.

 

Riferimenti bibliografici:

Carlino et al., “Unexplored microbial diversity from 2,500 food metagenomes and links with the human microbiome”, Cell, DOI: 10.1016/j.cell.2024.07.039

 

Testo e immagini dall’Ufficio Stampa Rettorato Università degli Studi di Napoli Federico II.

Un recente studio pubblicato su The Lancet analizza gli effetti del binge drinking (dall’inglese, “abbuffata di alcolici”) sul microbioma intestinale durante l’adolescenza. Infatti, emerge una stretta relazione tra la composizione del microbiota e la sfera socio-emozionale in diversi disturbi alcol-correlati.

La ricerca dimostra alterazioni del microbioma intestinale in adolescenti dediti al binge drinking e va ad aggiungersi alla crescente letteratura scientifica che riconosce nel microbiota intestinale un importante regolatore dello sviluppo socio-cognitivo. Ma facciamo un passo indietro: cos’è il microbiota?

 

Microbioma o microbiota?

Fino a non molto tempo fa si parlava impropriamente di “flora intestinale” per indicare l’insieme dei batteri presenti nell’intestino umano. Non si trattava di un vero e proprio errore perché la precedente classificazione degli esseri viventi faceva rientrare i batteri tra i vegetali. Oggi, il termine scientifico corretto per descrivere l’insieme di batteri, virus, funghi e protozoi, che popola alcune parti del canale alimentare, la pelle e il tratto uro-genitale, è microbiota. La confusione non finisce qui: microbiota o microbioma?

Il microbioma indica il patrimonio genetico, ossia l’insieme dei geni, del microbiota. Sebbene il microbiota comprenda batteri, virus, funghi e protozoi, generalmente ci si sofferma sulla parte batterica per la capacità di questi ultimi di elaborare i prodotti della digestione.

Microbioma è un termine relativamente nuovo nel vocabolario scientifico, ma i concetti fondamentali e l’importanza del ruolo svolto da quest’ultimo si devono ricercare già nei pionieristici studi dell’800 sull’ecologia microbica di Sergei Winogradsky.

Le funzioni del microbiota non si limitano al metabolismo, ma ricoprono un ruolo importante anche nello sviluppo dei villi intestinali e nella costituzione della barriera che impedisce a microbi e agenti patogeni di infettare l’organismo. Inoltre, favorisce la maturazione  e lo sviluppo del sistema immunitario a livello della mucosa intestinale.

Immagine di Elias

Eubiosi e disbiosi

Il microbiota può essere sano e in equilibrio (e si parla di eubiosi), mentre con  il termine disbiosi si fa riferimento a una situazione generica di alterazione della ‘flora batterica’ fisiologica umana. Ma cosa significa davvero microbiota sano? Ci si riferisce alla variabilità batterica che si possiede o alla capacità di fermentare le fibre?

Un sano stile di vita (seguire una dieta varia ed equilibrata, svolgere attività fisica, evitare il fumo e l’alcol) influisce positivamente sullo stato di salute del microbiota. Una disbiosi può verificarsi in distretti corporei diversi, per cui è necessario far seguire il termine da un aggettivo che specifichi la regione interessata dall’alterazione (disbiosi cutanea, disbiosi orale, disbiosi vaginale, disbiosi intestinale).

Le disbiosi si verificano a causa della perdita di microrganismi benefici, della riduzione della diversità delle specie batteriche, e dell’aumento di patogeni opportunisti e/o nell’alterazione dell’ecosistema microbico. In più, l’uso improprio di antibiotici favorisce sia l’instaurarsi di disbiosi sia lo sviluppo di antibiotico-resistenza.

Le infezioni gastrointestinali alterano solo momentaneamente lo stato di eubiosi che, generalmente, si risolve spontaneamente con la guarigione dall’infezione. Tuttavia, spesso non è chiaro se sia la malattia a causare disbiosi o viceversa, o se gli effetti del microbiota e la patologia siano determinati da un ulteriore fattore ignoto.

Immagine di Arek Socha

Assi microbiota-organi

Per comprendere meglio la complessità del microbiota intestinale, si tenga presente che questo e l’essere umano sono co-evoluti insieme per milioni di anni, sviluppando un intricato sistema di relazioni. Crescenti evidenze scientifiche mostrano come la composizione del microbiota abbia effetti su altri organi.

Infatti, oltre all’intestino, altri organi al di fuori del tratto gastrointestinale sono influenzati dalle sostanze da esso prodotte (metaboliti), assorbite e distribuite attraverso il sangue. I ricercatori hanno coniato il termine “asse” per descrivere vie di segnalazione multidirezionali che, partendo da un organo, comunicano mediante segnali biochimici con altre regioni del corpo [1].

Immagine di Gerd Altmann

Asse microbiota-cervello

In particolare, la comunicazione tra il cervello e l’intestino ha luogo mediante il sistema nervoso periferico e il nervo vago, attraverso il sistema immunitario ed endocrino. Il microbiota agisce sull’attività cerebrale regolando la produzione, il metabolismo e la trasmissione dei neurotrasmettitori, ossia le molecole di segnalazione nervosa. Tutto ciò potrebbe andare a modulare la comunicazione tra le cellule del cervello (trasmissione sinaptica) e influenzare il comportamento.

In altre parole, l’asse microbiota-cervello collega le funzioni cognitive e i centri deputati alle emozioni alla regione periferica intestinale. Infine, potrebbe contribuire alla patogenesi e alla progressione di condizioni patologiche di natura psichiatrica, neurologica o del neurosviluppo.

Le disfunzioni dell’asse intestino-cervello alterano le funzioni enteriche, come, per esempio, la secrezione (di acidi, bicarbonati e muco), la motilità e la sensibilità viscerale. Di conseguenza, si verificano cambiamenti cellulari a carico dei sistemi immunitario ed entero-endocrino. La presenza di un asse intestino-cervello è reso evidente anche dal fatto che alcune specie batteriche intestinali presentino proteine di superficie capaci di legare i neurotrasmettitori. Nella pratica clinica, l’interazione tra il microbiota intestinale e l’asse intestino-cervello trova conferma nell’associazione tra disbiosi e, per esempio, disturbi di ansia o depressione con patologie gastrointestinali.

Immagine di Colleen

Asse microbiota-cervello e binge drinking 

La comprensione dell’asse intestino-cervello costituisce premessa importante prima di affrontare il tema principale di questo articolo. Il binge drinking è il fenomeno mediante il quale una persona assume numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo. In Italia si intende il consumo, in un’unica occasione, di oltre 6 bicchieri di bevande alcoliche (un bicchiere, una Unità Alcolica di 12 grammi di alcol puro).

Il binge drinking può danneggiare seriamente il cervello e incrementare il rischio di sviluppare dipendenze patologiche e disturbi psichici in età adulta. Il rischio è maggiore se il binge drinking è anticipato da una restrizione alimentare, che mira a ridurre l’apporto calorico e a potenziare gli effetti euforizzanti e disinibenti dell’alcol. Il divieto fino ai 18 anni è raccomandato perché solo a partire da questa età l’organismo è in grado di metabolizzare correttamente l’alcol.

Nel 2021 i binge drinker, in Italia, sono stati circa 3 milioni e mezzo di età compresa tra gli 11 e i 25 anni. La frequenza cambia a seconda del genere e della classe di età, ma prevalgono i binge drinker di genere maschile in quasi tutte le fasce d’età (11-85+). L’eccezione riguarda i minorenni (fascia di popolazione per la quale la percentuale dovrebbe essere zero a causa del divieto di vendita e somministrazione di bevande alcoliche): la prevalenza di ragazze che consumano con modalità binge drinking è soltanto lievemente inferiore a quella dei coetanei maschi.

Immagine di Gerd Altmann

Binge drinking, adolescenza e cognizione socio-emozionale

Evidenze scientifiche precedenti al lavoro pubblicato su The Lancet e citato in apertura mostrarono che le modificazioni del microbioma intestinale associati all’alcol inducono disturbi cerebrali e comportamentali nei topi.

Focalizzando l’attenzione sull’adolescenza, un periodo cruciale per la crescita cerebrale e del sistema entero-immunitario, i ricercatori hanno identificato alterazioni del miocrobioma associate al fenomeno del binge drinking in adolescenti. Tali alterazioni persisterebbero anche in età adulta.

Lo studio dimostra che l’abuso di alcol durante l’adolescenza è legato ad alterazioni del microbioma, prima ancora che si sviluppi una dipendenza: ci sarebbe, infatti, una ‘firma’ all’interno del microbioma dei giovani binge drinker.

Inoltre, la ricerca evidenzia il ruolo fondamentale del microbioma intestinale nella regolazione delle pulsioni e della cognizione sociale. I ricercatori concludono il lavoro sottolineando come le alterazioni dell’asse microbiota-cervello possano alimentare ulteriori disregolazioni e aumentare il rischio di sviluppare psicopatologie, soprattutto nella fase adolescenziale.

Immagine di Mohamed Hassan

Conclusioni e spunti di riflessione

Il tema dell’abuso di alcol, in tutte le fasce d’età, è urgente e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 20 gennaio 2023 ha concluso la consultazione con le associazioni professionali e il mondo accademico per implementare il piano d’azione globale sull’alcol 2022-2030.

Il Piano rientra nella più ampia strategia mondiale di contrasto alle malattie cronico-degenerative, azione centrale dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che mirano a ridurre del 10% il consumo rischioso e dannoso di alcol entro il 2025. La comunità scientifica e accademica globale, e i professionisti della salute puntano su una prevenzione basata sulle evidenze scientifiche.

Note:

[1] Gli assi tra intestino e organi possono verificarsi attraverso la via di segnalazione nervosa, mediante il sistema della vena porta epatica o direttamente attraverso il passaggio di segnali biochimici tra la barriera epiteliale intestinale e la circolazione sanguigna.

Fonti:

Microbiota intestinale, facoltà socio-cognitive e binge drinking in adolescenza. Foto di Elevate

Svelato il motivo per cui i bambini si ammalano molto meno di Covid-19: una molecola “chiave” che apre le porte al virus è meno attiva

Lo hanno scoperto i ricercatori del CEINGE-Biotecnologie Avanzate di Napoli, studiando i meccanismi di attacco del virus all’interno delle prime vie respiratorie in soggetti di età inferiore o superiore ai 20 anni

Fin dall’inizio della pandemia medici e ricercatori si sono interrogati riguardo i motivi della differente espressività clinica dell’infezione da SARS-CoV-2 in età pediatrica.  I bambini ed i giovani di età inferiore ai 20 anni hanno infatti una suscettibilità a contrarre l’infezione pari a circa la metà rispetto agli adulti e, oltre ad essere molto spesso asintomatici, presentano quadri clinici comunque molto meno severi (e più spesso a carico del tratto gastrointestinale) con una prognosi nettamente migliore ed una letalità decisamente inferiore rispetto agli adulti.

bambini COVID-19
Svelato il motivo per cui i bambini si ammalano molto meno di Covid-19. Foto di Alexandra_Koch

Il gruppo di ricercatori coordinati da Roberto Berni Canani, professore di Pediatria dell’Ateneo Federico II e Principal Investigator del CEINGE-Biotecnologie Avanzate, ha finalmente svelato la causa di queste differenze.

Gli studiosi hanno analizzato i campioni biologici ottenuti dalle alte vie del respiro e dall’intestino (le due principali vie di ingresso del Coronavirus nel nostro organismo) di bambini e adulti sani ed hanno dimostrato che una molecola, denominata Neuropilina 1, nel tessuto epiteliale nasale dei bambini è molto meno espressa.  Si tratta di un recettore in grado di potenziare l’entrata del virus SARS-CoV2 nelle cellule e la diffusione nell’organismo. La Neuropilina1 ha un ruolo cruciale nel consentire l’attacco al recettore ACE-2 con cui la proteina spike del Coronavirus si lega per entrare nelle cellule dell’ospite.

Lo studio, che sarà pubblicato sul prossimo numero della prestigiosa rivista Frontiers in Pediatrics*, è frutto di una collaborazione tra gruppi di ricerca operanti presso il CEINGE-Biotecnologie Avanzate e guidati rispettivamente da Roberto Berni Canani (tra l’altro membro della Task Force per gli studi del Microbioma dell’Università di Napoli Federico II) e Giuseppe Castaldo (professore dell’Università Federico II, Principal Investigator e coordinatore della Diagnostica CEINGE), con i gruppi di ricerca dell’Università degli Studi Federico II, guidati da Elena Cantone e Nicola Gennarelli e dell’Università Vanvitelli, guidati da Caterina Strisciuglio.

«Abbiamo identificato un importante fattore in grado di conferire protezione contro SARS-CoV-2 nei bambini – afferma Roberto Berni Canani – che si aggiunge ad altri fattori immunologici che stiamo studiando. La definizione di questi co-fattori sarà molto utile per la creazione di nuove strategie per la prevenzione ed il trattamento del COVID-19».

 

* Frontiers in Pediatrics 2021 – Age-related differences in the expression of most relevant mediators of SARS-CoV-2 infection in human respiratory and gastrointestinal tract– Roberto Berni Canani, Marika Comegna, Lorella Paparo, Gustavo Bruno, Cristina Bruno, Caterina Strisciuglio, Immacolata Zollo, Antonietta G Gravina, Erasmo Miele, Elena Cantone, Nicola Gennarelli, Rita Nocerino, Laura Carucci, Veronica Giglio, Felice Amato Giuseppe Castaldo.

 

 

Il CEINGE-Biotecnologie avanzate è un centro di ricerca e di diagnostica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II e dell’Ateneo Federico II, che opera nel campo delle malattie onco-ematologiche (prevenzione, diagnosi e terapie dei tumori solidi e non), delle malattie genetiche ereditarie (prenatali e postnatali) e acquisite, delle malattie congenite del metabolismo, delle malattie rare e delle malattie neurodegenerative.

 

Testo dall’Ufficio Stampa Università Federico II di Napoli

Nuovi Scienziati del Microbioma alla Federico II grazie a ‘CRESCENDO’, progetto di mobilità internazionale finanziato con più di 800 mila euro dall’Azione Marie Sklodowska-Curie Cofund

Oltre 800mila euro per il progetto di mobilità internazionale ‘CRESCENDOL’Azione Cofund Marie Sklodowska-Curie finanzia l’idea presentata dalla Federico II attraverso la Task Force di Ateneo per gli studi sul microbioma, diretta dal professore Danilo Ercolini.

CRESCENDO microbioma
Danilo Ercolini. Foto copyright: Andreas Heddergott /TUM

‘CRESCENDO’ sovvenzionerà borse di studio per Ricercatori Internazionali da coinvolgere in formazione e ricerca nel campo del microbioma. Giovani talentuosi residenti al di fuori dell’Italia saranno selezionati per svolgere un programma di Dottorato di Ricerca presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Il filo conduttore del processo di formazione e ricerca sarà il microbioma, ma la tematica sarà affrontata sviluppando progetti di ricerca nell’ambito di diversi corsi di Dottorato afferenti a Dipartimenti di Agraria, Biologia, Medicina, Chimica, Farmacia, Ingegneria e Veterinaria.

Il microbioma è la comunità di microrganismi che abitano un ecosistema insieme a tutti i loro geni e gioca un ruolo fondamentale per la vita sul nostro pianeta e il benessere di tutti gli organismi viventi.

I dottorandi ‘CRESCENDO’ saranno Scienziati del microbioma con esperienza intersettoriale e internazionale e con un background tecnico-scientifico multidisciplinare che fornirà loro un know-how spendibile nelle aziende, nella ricerca o negli ambienti accademici in cui sono previste le infinite applicazioni sulla scienza legata al microbioma.

Sul tema esistono grandi progetti e iniziative dell’UE ed internazionali. Inoltre, diverse start-up innovative sono nate negli ultimi anni con interessi sul microbioma con particolare attenzione allo studio della salute degli esseri umani, degli animali e dell’ambiente e per la promozione dell’utilizzo delle risorse microbiche per scopi industriali e biotecnologici.

Le applicazioni degli studi sul microbioma nel prossimo decennio saranno fondamentali per la medicina, l’industria agro-alimentare, la produzione di biomateriali, il biorisanamento ambientale e la realizzazione di importanti infrastrutture di ricerca.

‘CRESCENDO’ rappresenta uno dei primi tentativi europei di attuare un programma di dottorato in Microbiome Science.

Il progetto beneficerà della partecipazione di 21 organizzazioni partner presso le quali i ricercatori si recheranno a svolgere alcune delle loro attività per potenziare le loro competenzeTra i partner alcune società internazionali che sono stakeholder della ricerca sul microbioma come Kraft-Heinz, Roche, Sanofi, Novamont ed eccellenti centri di ricerca, su tutti ’APC Microbiome e Teagasc’.

‘CRESCENDO’ prevede un cofinanziamento dell’Università ed è stato presentato dalla Task Force di Ateneo per gli Studi sul Microbioma (www.tfm.unina.it), un polo di competenze su innovazione, ricerca e sviluppo in questo campo che include 150 scienziati provenienti da 14 diversi Dipartimenti dell’Ateneo federiciano.

‘Il progetto rappresenta un’occasione importante – spiega Danilo ErcoliniResponsabile Scientifico della Task Force e Direttore del Dipartimento di Agraria della Federico II – che ci consentirà di integrare giovani studiosi di talento provenienti da altri paesi, consolidare il valore del nostro Ateneo nella ricerca scientifica e nella formazione nell’ambito degli studi sul Microbioma e contribuire al fondamentale processo di internazionalizzazione’.

‘CRESCENDO’ è uno dei 3 progetti italiani finanziati dall’azione Marie Sklodowska-Curie Cofund che distribuirà circa 100 milioni di euro in borse di studio di dottorato e post doc. Oltre a quello della Federico II, sono stati selezionati i progetti presentati dalle Università di Padova e di Genova.

 

 

Testo e immagini dall’Ufficio Stampa Università Federico II di Napoli.