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L’UNIONE EUROPEA FINANZIA LO STUDIO CONCETTUALE DELLA NUOVA INFRASTRUTTURA ASTRONOMICA DA TERRA WIDE FIELD SPECTROSCOPIC TELESCOPE – WST

È stato firmato lo scorso 4 novembre il contratto per il finanziamento dello studio concettuale di un nuovo telescopio, il Wide Field Spectroscopic Telescope (in breve WST), che potrebbe diventare operativo in Cile dopo il 2040.  Il consorzio internazionale che ha ottenuto il finanziamento, proporrà WST come progetto candidato a diventare la prossima infrastruttura osservativa dello European Southern Observatory (ESO) dopo il completamento dello Extremely Large Telescope (ELT), attualmente in costruzione nelle Ande Cilene.

Link: https://www.wstelescope.com/

Rendering del progetto WST. Crediti: G.Gausachs/WST
Rendering del progetto WST. Crediti: G.Gausachs/WST

L’innovativo progetto WST per realizzare un telescopio interamente dedicato a survey – campagne osservative estese – spettroscopiche di tutti i tipi di oggetti celesti, dalle galassie più lontane, agli asteroidi e comete del nostro Sistema Solare, è stato selezionato nell’ambito del Programma Quadro Horizon Europe dell’Unione Europea con un bando competitivo destinato alle infrastrutture di ricerca. Il consorzio internazionale alla guida del progetto WST ha ottenuto tre milioni di euro da utilizzare nei prossimi tre anni – durante il triennio 2025-2027 – per completare uno studio concettuale dettagliato del nuovo telescopio.

Il consorzio internazionale vede la partecipazione di diciannove istituti di ricerca in Europa e in Australia, con un team scientifico composto da oltre seicento membri provenienti da trentadue Paesi di tutti e cinque i continenti. Alla guida del consorzio Roland Bacon del Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (Centre National de la Recherche Scientifique – CNRS, Francia) e Sofia Randich dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), supportati da un Project Office e da uno Steering Commitee del quale fanno parte rappresentanti di tutti gli istituti coinvolti. L’Italia partecipa, oltre che con l’INAF, anche con l’Università di Bologna. Nutrito è il coinvolgimento di ricercatori e ricercatrici del nostro Paese in ruoli chiave e di responsabilità in WST, sia sugli aspetti scientifici che tecnologici.

WST promette di rispondere a una necessità individuata dalla comunità scientifica internazionale: un telescopio della classe dei 10 metri, con ampio campo visivo,  dedicato in modo esclusivo all’acquisizione di spettri delle sorgenti celesti. La necessità di avere a disposizione questo tipo di struttura osservativa compare esplicitamente in molti piani scientifici strategici internazionali che individuano i punti chiave della ricerca astrofisica della prossima decade, tra cui lo European Astronet Roadmap 2023.

Infatti, nonostante siano in fase di costruzione telescopi da terra con specchi principali di 30-40 metri, non esiste un telescopio fra quelli esistenti, in via di sviluppo, o proposti che presenti le stesse caratteristiche di WST e che lo rende un unicum: l’attuale disegno prevede infatti uno specchio principale del diametro di 12 metri, il funzionamento simultaneo di uno spettrografo multi-oggetto (MOS) in grado di osservare su un ampio campo visivo (tre gradi quadrati, quanto la superficie apparente di 12 lune piene) e altissime capacità di “multiplex” (20.000 fibre), insieme a uno spettrografo a campo integrale panoramico (IFS) che copre una superficie apparente di cielo di 9 minuti d’arco quadrati.

“Queste specifiche sono molto ambiziose e collocano il progetto WST al di sopra delle infrastrutture osservative da terra esistenti e in fase di programmazione. In soli cinque anni di attività, il MOS permetterebbe di ottenere spettri di 250 milioni di galassie e 25 milioni di stelle a bassa risoluzione spettrale e più 2 milioni di stelle ad alta risoluzione, mentre l’IFS fornirebbe 4 miliardi di spettri, grazie ai quali  i ricercatori potranno ottenere una caratterizzazione completa delle sorgenti. Per mettere questi numeri in contesto, sarebbero necessari 43 anni per ottenere gli stessi 4 miliardi di spettri utilizzando la IFS disponibile sul telescopio VLT dell’ESO oppure 375 anni dello strumento 4MOST che sta per diventare operativo, per osservare i 250 milioni di galassie, raggiungendo la stessa ‘profondità’ ”, dice Roland Bacon.

“Il Wide Field Spectroscopic Telescope produrrà scienza di punta e trasformativa, e permetterà di affrontare temi e domande scientifiche rilevanti riguardanti la cosmologia; la formazione, l’evoluzione, arricchimento chimico delle galassie (inclusa la Via Lattea); l’origine di stelle e pianeti; l’astrofisica che studia eventi transienti o variabili nel tempo; l’astrofisica-multimessaggera”, aggiunge Sofia Randich.

 Il Wide Field Spectroscopic Telescope (WST) verrà utilizzato per affrontare molte questioni aperte nell'astrofisica moderna: dalla formazione delle strutture su larga scala nell'universo primordiale, all'interazione delle galassie nella rete cosmica, dalla formazione della nostra stessa Galassia, fino all'evoluzione delle stelle e alla formazione di pianeti intorno a esse. Crediti: WST/V.Springel, Max-Planck-Institut für Astrophysik/ESO
Il Wide Field Spectroscopic Telescope (WST) verrà utilizzato per affrontare molte questioni aperte nell’astrofisica moderna: dalla formazione delle strutture su larga scala nell’universo primordiale, all’interazione delle galassie nella rete cosmica, dalla formazione della nostra stessa Galassia, fino all’evoluzione delle stelle e alla formazione di pianeti intorno a esse. Crediti: WST/V.Springel, Max-Planck-Institut für Astrophysik/ESO

Lo studio concettuale finanziato grazie ai fondi del programma Horizon Europe affronterà tutti gli aspetti rilevanti necessari per avere un quadro completo: il disegno del telescopio e degli strumenti che verranno installati a bordo, l’individuazione del sito in Cile dove collocare il telescopio stesso, l’ulteriore definizione dei casi scientifici, la predisposizione di un “survey plan” insieme allo sviluppo di un modello operativo per il telescopio, schemi e idee innovative per l’analisi dei dati acquisiti, con lo scopo di massimizzare il ritorno scientifico.

Lo studio concettuale presterà particolare attenzione alla sostenibilità ambientale.  L’impatto ambientale sarà infatti uno dei criteri che guiderà le scelte tecnologiche e si svilupperanno soluzioni che permetteranno di mitigare le principali fonti di emissione di anidride carbonica. L’impatto ambientale previsto sia in fase di costruzione, che in fase di operatività di WST sarà documentato in dettaglio alla fine dello studio.

Nel futuro prossimo, l’ESO aprirà una call for ideas per valutare i progetti più innovativi e promettenti dal punto di vista scientifico su cui investire dopo la realizzazione di Elt, la cui prima luce è prevista nel 2028. Se approvato, il WST diventerebbe la prossima grande infrastruttura dell’ESO, con il potenziale per affrontare questioni astrofisiche dal carattere rivoluzionario dal 2040 in poi.

Testo e immagini dall’Ufficio Stampa Istituto Nazionale di Astrofisica – INAF

Milano-Bicocca, dall’ERC 1,4 milioni di euro per scoprire come l’apprendimento di nuove parole porti a pensare in maniera differente

Si chiama “Brave New Word” il progetto di ricerca, coordinato da Marco Marelli, professore del dipartimento di Psicologia, che svilupperà un modello in grado di predire idee ed intuizioni stimolate quando si imparano vocaboli sconosciuti. Tanti i possibili campi di applicazione, dall’intelligenza artificiale all’educazione, dal marketing alla riabilitazione linguistica.

brave new word
Foto di Dorothe

 

Milano, 31 gennaio 2023 – Sviluppare un modello in grado di predire i significati, le idee e le intuizioni che vengono stimolati nel momento in cui si apprendono nuove parole e come questi si relazionano con le conoscenze e credenze pregresse.
È l’obiettivo di “Brave New Word”, progetto di ricerca dell’Università di Milano-Bicocca, coordinato da Marco Marelli, professore del dipartimento di Psicologia, che ha ottenuto un finanziamento ERC – Consolidator Grant di 1.387.005 euro, per la durata di 5 anni.
Gli ERC – Consolidator Grant sono finanziamenti destinati dal Consiglio Europeo della Ricerca a ricercatori con un’esperienza pluriennale maturata dopo il conseguimento del dottorato che hanno l’obiettivo di consolidare la propria indipendenza nella ricerca creando o rafforzando – se già costituito – un proprio gruppo di lavoro.
Negli ultimi dieci anni, l’Università di Milano-Bicocca ha ricevuto finanziamenti per 13 progetti ERC, 12 con il programma della Commissione Europea “Horizon 2020” (2014-2020, di cui 5 Starting Grant, 5 Consolidator Grant, 1 Proof of Concept, 1 Synergy Grant) e 1 con il nuovo programma “Horizon Europe” (2021-2027), il Consolidator Grant ottenuto” da “Brave New Word”.
«Questi risultati – afferma il prorettore alla Ricerca Guido Cavaletti – confortati dall’ultimo risultato positivo ottenuto dal professore Marco Marelli, sono la dimostrazione tangibile del valore della ricerca dell’Università di Milano-Bicocca e della tensione dei ricercatori dell’Ateneo verso la dimensione europea. Per un’Università giovane e multidisciplinare come la nostra questa è l’unica strategia in grado di garantire da un lato un ulteriore sviluppo, e dall’altro di restituire alla società civile risultati di reale rilevanza, anche grazie allo sviluppo di efficaci reti internazionali».
Il titolo del progetto trae spunto dal capolavoro dello scrittore e filosofo Aldous Huxley (“Brave new world”, in italiano “il mondo nuovo”) e fa riferimento al «coraggio della nuova parola nello stimolare nuove idee», introduce la ricerca Marco Marelli.
«L’apprendimento di nuove parole è un processo che, a tutti gli effetti, non ha mai fine – spiega il professore del dipartimento di Psicologia –. Per quanto la maggior parte del vocabolario della nostra lingua madre, ovvero le parole che conosciamo, venga acquisito in età dello sviluppo, persino da adulti impariamo una nuova parola ogni due giorni. Raramente ce ne rendiamo conto: le nuove parole vengono integrate nel vocabolario preesistente in maniera automatica, senza sforzo esplicito, o persino consapevolezza, da parte nostra».
«Con le nuove parole – prosegue Marelli – acquisiamo anche nuovi concetti ed idee: apprendere nuove parole arricchisce il nostro mondo interno, e ci può portare a pensare in modo differente. Il progetto “Brave New Word” mira a studiare questo fenomeno combinando psicologia sperimentale, linguistica computazionale, e neuroscienze cognitive. L’obiettivo è lo sviluppo di un modello in grado di predire, su base matematica, le idee e i significati che vengono stimolati dall’esperienza di nuove parole, e come questi si relazionano con le nostre conoscenze e credenze pregresse».
Il modello si baserà su tre indizi linguistici che tipicamente accompagnano l’esperienza di nuove parole:
  • informazioni contestuali, “intorno” alla parola (le frasi in cui le nuove parole vengono utilizzate);
  • la struttura della parola stessa. «Come nel famoso caso di “petaloso” – spiega Marelli –: per quanto discutessimo se fosse una vera parola o meno, quando questo termine venne divulgato, tutti avevamo una intuizione chiara del suo significato, basata sugli elementi “petalo” e “oso” di cui era composta»;
  • associazioni tra suoni e significati derivati dall’esperienza linguistica: «tipicamente – osserva il professore – una parola come “sundaliera”, dal suono più dolce, ci evocherà significati maggiormente positivi di “turtotioro”, dal suono più duro».
Alla definizione del modello contribuirà una serie di esperimenti dal vivo ed online, sia sulla lingua italiana, che sulla lingua inglese, che coinvolgerà centinaia di individui. «I diversi studi analizzeranno le intuizioni suscitate da nuove parole, e valuteranno quanto queste siano in linea con le predizioni quantitative fornite dal modello, permettendoci di affinarlo. Le intuizioni verranno raccolte attraverso diversi metodi di misurazione, quali associazioni libere, tempi di reazione, mouse-tracking, e attivazione cerebrale (tramite elettroencefalogramma e risonanza magnetica funzionale)».
«Il lavoro proposto si caratterizza come ricerca di base – conclude Marco Marelli – ma una volta sviluppato, il modello potrà trovare diversi naturali ambiti di applicazione, dal contributo allo sviluppo di una Intelligenza artificiale sempre più in linea con la mente umana, alla definizione di programmi di educazione e riabilitazione linguistica, fino al marketing e alla comunicazione».

Testo dall’Ufficio Stampa Università di Milano-Bicocca

BAMBINI DAI 5 AGLI 11 ANNI: IL VACCINO PFIZER-BIONTECH BNT162B2 (COMIRNATY) OFFRE UNA PROTEZIONE MODERATA DALLA VARIANTE OMICRON

Lo dimostra un ampio studio appena pubblicato su The New England Journal of Medicine condotto nella più grande organizzazione sanitaria israeliana, il Clalit Health Services, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Padova dell’Università di Harvard e dell’University College London

Lo studio è l’esito di una collaborazione internazionale tra Israele, Stati Uniti ed Europa, nell’ambito della Ivan e Francesca Berkowitz Family Living Laboratory Collaboration e del progetto VERDI, coordinato dall’Università di Padova e Fondazione Penta ONLUS e finanziato dal Programma europeo Horizon Europe.

 

Carlo Giaquinto
Carlo Giaquinto

Si tratta del primo studio di coorte sottoposto a una rigorosa valutazione critica da parte della comunità scientifica (peer review), che ha controllato le differenze tra i due gruppi di studio rispetto a numerose variabili, compresi fattori demografici, numero di patologie croniche e percezione individuale dello stato di malattia.

I risultati sono stati discussi nei giorni scorsi da ricercatori provenienti da più di 30 istituzioni scientifiche in vari Paesi del mondo, compreso Israele, Haiti, Stati Uniti, Sudafrica e Thailandia, nell’ambito dell’Assemblea Generale del progetto VERDI che si è tenuta a Padova al Museo di Storia della Medicina.

«Questo studio dal database di Clalit Health Services – dice Carlo Giaquinto, Professore Ordinario al Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Università di Padova e Presidente della Fondazione Penta ONLUS, nonché coordinatore del progetto VERDI – mostra come i Real World Data, ovvero i dati sullo stato di salute di una popolazione raccolti nel corso della pratica medica corrente, possono essere utilizzati per fornire rapidamente una stima dell’efficacia di nuovi interventi terapeutici o profilattici, come la formulazione pediatrica del vaccino di Pfizer-BioNTech. Questi sono risultati importanti, in un contesto in cui le evidenze sull’efficacia della vaccinazione Covid-19 nella popolazione pediatrica sono limitate».

È uno dei primi grandi studi osservazionali che utilizza dati raccolti durante la pratica medica corrente, volto a valutare l’efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech BNT162b2 (Comirnaty) nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni contro la variante Omicron. La ricerca ha confrontato la percentuale di effetti correlati al Covid-19 in 94.728 bambini vaccinati con un numero pari di bambini non vaccinati appaiati per 10 variabili diverse.

L’efficacia a breve termine del vaccino è risultata del 51% contro l’infezione da SARS-CoV-2 e del 48% contro la malattia sintomatica da Covid-19, sviluppata nell’intervallo di 7-21 giorni successivi alla seconda dose del vaccino. Una tendenza verso una maggiore efficacia è stata osservata nella fascia di età più bassa (5-6 anni) rispetto alla fascia di età più alta (10-11 anni) della popolazione in studio. Resta da determinare quanto questi risultati debbano essere attribuiti alla dose ridotta per la fascia d’età pediatrica e quanto invece alla capacità del vaccino di creare una risposta efficace contro il ceppo Omicron.

Studi precedenti avevano dimostrato che l’efficacia a breve termine del vaccino Pfizer-BioNTech nel prevenire il Covid-19 sintomatico da ceppo Delta era molto alta negli adolescenti e nei bambini, ma poco si sapeva della protezione nelle fasce di età più basse.

I ricercatori israeliani hanno studiato gli effetti della formulazione pediatrica del vaccino Covid-19 di Pfizer-BioNTech nel periodo compreso tra 23 novembre 2021 e 7 gennaio 2022, periodo in cui la variante Omicron (B.1.1.529) di SARS-CoV-2 è diventata dominante in Israele, uno dei primi Paesi a lanciare la campagna vaccinale per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni.

 

Testo e foto dall’Università degli Studi di Padova