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EINSTEIN TELESCOPE: INAUGURATO A FIRENZE IL LABORATORIO DI OTTICA ADATTIVA ADONI-ET 

Firenze, 13 maggio 2025 – Nel quadro del progetto PNRR ETIC è stato inaugurato oggi, martedì 13 maggio, il laboratorio di ottica adattiva ADONI-ET all’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, la sede fiorentina dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). L’evento inaugurale è stato aperto dai saluti istituzionali di Simone Esposito, direttore dell’INAF di Arcetri, e Giovanni Passaleva, direttore della sezione di Firenze dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). A seguire, prima del tradizionale taglio del nastro, Michele Punturo, coordinatore scientifico del progetto ETIC e responsabile internazionale di Einstein Telescope, e Armando Riccardi, responsabile di ADONI-ET, hanno illustrato rispettivamente le sfide del progetto ET e del nuovo laboratorio di ottica adattiva.

La realizzazione del laboratorio ADONI-ET rientra nel progetto Einstein Telescope Infrastructure Consortium (ETIC), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), nell’ambito della Missione 4 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), di cui l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) è capofila.

INAF partecipa al progetto PNRR ETIC attraverso il laboratorio nazionale per ottiche adattive ADONI, che ha nella propria missione il trasferimento delle tecnologie adattive sviluppate per i telescopi ottici in altri campi scientifici.

Nel campo degli interferometri gravitazionali come l’Einstein Telescope, l’obiettivo del laboratorio ADONI-ET è studiare un concetto innovativo per la correzione degli specchi di ET, che utilizza fasci infrarossi per controllare la forma di un elemento correttore mediante il riscaldamento locale. È previsto che il sistema funzioni in ciclo chiuso, regolando il riscaldamento locale utilizzando le informazioni di un canale di misura che verifica la forma effettiva degli specchi da controllare.

«Il laboratorio, progettato e realizzato grazie ai fondi del PNRR-ETIC, nasce dall’esperienza consolidata dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e del suo laboratorio ADONI, punto di riferimento a livello nazionale e internazionale nel campo dell’ottica adattiva per applicazioni astronomiche», sottolinea il direttore di INAF Arcetri Simone Esposito. «Le tecniche sviluppate in questo ambito trovano nuova applicazione nel controllo dei fasci ottici degli interferometri gravitazionali. Il programma PNRR-ETIC ha quindi offerto un impulso molto importante allo sviluppo multidisciplinare dell’ottica adattiva, estendendone l’uso a strumenti scientifici d’avanguardia come gli interferometri gravitazionali».

«Come direttore della Sezione INFN di Firenze, sono particolarmente felice e orgoglioso dell’inizio delle attività del laboratorio ETIC-ADONI, presso l’Osservatorio di Arcetri. ETIC-ADONI è stato finanziato nell’ambito del progetto PNRR ETIC, con capofila l’INFN, che si occupa dello studio di fattibilità e della caratterizzazione del sito italiano candidato a ospitare Einstein Telescope e della creazione di una rete di laboratori di ricerca per lo sviluppo delle tecnologie che saranno adottate dal nuovo osservatorio gravitazionale, coinvolgendo molte università ed enti di ricerca italiani, tra cui l’INAF», aggiunge il direttore di INFN Firenze Giovanni Passaleva. «L’INAF è un partner fondamentale per ETIC e con il laboratorio ETIC-ADONI giocherà un ruolo chiave, trasferendo le proprie competenze di eccellenza nell’ottica adattiva nell’ambito della ricerca sulle onde gravitazionali. Si aggiunge così un altro tassello all’eccellenza della ricerca fiorentina, che vede INFN e INAF collaborare insieme a uno dei progetti scientifici più importanti e rivoluzionari dei prossimi decenni, sulla storica collina di Arcetri che ospitò giganti della scienza come Galileo, Fermi, Occhialini, Hack e Pacini».

«I segnali generati dalle onde gravitazionali sono talmente deboli da richiedere strumenti perfettamente isolati e privi di distorsioni ottiche, per evitare che gli effetti di tali “imperfezioni” riducano drasticamente la sensibilità della detezione. Questo è particolarmente vero per l’Einstein Telescope, che si propone di aumentare di un ordine di grandezza la sensibilità rispetto all’attuale generazione di telescopi gravitazionali (LIGO, Virgo), richiedendo soluzioni innovative per il controllo del sistema. In particolare ogni differenza delle ottiche del fascio di misura dalla loro forma ideale, che sia un inevitabile residuo di fabbricazione o una deformazione dovuta alla variazione della loro temperatura, deve essere compensata. L’ottica adattiva ha esattamente questo scopo: agire con un elemento correttore all’interno del sistema per compensare gli effetti delle deformazioni delle ottiche in tempo reale», spiega il responsabile di ADONI-ET Armando Riccardi. «Il laboratorio ADONI-ET, presso l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, ha lo scopo di trasferire l’esperienza acquisita in INAF con le tecniche di ottica adattiva, per la correzione degli effetti della turbolenza atmosferica sulle immagini astronomiche, a Einstein Telescope. In particolare, nel laboratorio stiamo sviluppando e verificheremo la capacità di uno specchio deformabile di modulare la luce di un laser di potenza, per variare la mappa di temperatura di un’ottica da utilizzare come elemento correttore dei fasci di misura di ET (compensation plate) e verificare che le distorsioni del fronte d’onda ottenute siano in accordo con le accuratezze richieste da questo formidabile strumento per la detezione delle onde gravitazionali».

Con questo progetto del laboratorio ADONI, INAF si candida concretamente a contribuire allo sviluppo di un sistema adattivo per ET anche attraverso la formazione di giovani ricercatrici e ricercatori.

Il consorzio ETIC è composto da quattordici università ed enti di ricerca italiani, con l’obiettivo di sostenere la candidatura italiana a ospitare il futuro osservatorio di onde gravitazionali di nuova generazione Einstein Telescope (ET), una delle più grandi e ambiziose infrastrutture di ricerca che saranno costruite in Europa nei prossimi decenni, incluso nella roadmap di ESFRI (European Strategy Forum on Research Infrastructure), l’organismo che indica su quali infrastrutture scientifiche è decisivo investire in Europa.

A fronte di un investimento totale di 50 milioni di euro, le attività di ETIC si stanno concentrando, da un lato, sulla caratterizzazione del sito candidato a ospitare ET, nell’area intorno alla miniera dismessa di Sos Enattos, nel Nuorese, in Sardegna, e dall’altro sulla realizzazione o potenziamento di una rete di laboratori di ricerca per lo sviluppo delle tecnologie che saranno adottate dal nuovo osservatorio gravitazionale.

Testo e immagini dall’Ufficio Stampa dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – INAF

Una palestra robotica per la riabilitazione della mano e dell’arto superiore – Al Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport è arrivato Gloreha Sinfonia Plus, un dispositivo che coniuga la robotica alla riabilitazione

L’Università di Pisa all’avanguardia nell’ambito della riabilitazione dell’arto superiore e della mano grazie a un nuovo dispositivo, Gloreha Sinfonia Plus, che coniuga la robotica alla riabilitazione. Lo strumento è stato posizionato nel Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport (in via Gargalone 25, a Pisa) ed è stato acquisito dall’Università di Pisa nel contesto di un finanziamento nazionale PNC relativo al progetto “Fit for Medical Robotics” nel quale la robotica viene utilizzata per trattare e curare “su misura” i pazienti.

L’Ateneo è partner del progetto, della durata di 44 mesi, sostenuto dal Governo nell’ambito del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari al PNRR con un finanziamento complessivo di 113 milioni di euro. “Fit for medical Robotics” vede coinvolti 11 enti di ricerca e diverse università italiane, tra cui l’Università di Pisa, il CNR, la Scuola Superiore Sant’Anna, l’IIT; 11 centri clinici riabilitativi tra cui IRCSS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), l’INAIL e due compagnie di produzione e distribuzione di robot per la riabilitazione. I 25 partners sono riuniti in un Consorzio coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

“Con il Gloreha Sinfonia Plus apriamo una nuova stagione per il “Centro universitario di Medicina riabilitativa e dello sport” – spiega il direttore, professor Carmelo Chisari – Il Gloreha Sinfonia Plus, uno strumento robotico tra i più avanzati, è specifico per il trattamento dell’arto superiore e della mano e può essere utilizzato sia nei bambini che negli adulti. È dotato di guanti sensorizzati che permettono al paziente di interfacciarsi con un software che propone esercizi nella forma di “serious games” (ovvero esercizi di riabilitazione attraverso la componente ludica), favorendo l’interazione diretta del paziente al programma riabilitativo e l’apprendimento motorio del gesto deficitario”.

Nel Centro sorgerà una vera e propria “palestra robotica” nella quale sarà possibile erogare percorsi riabilitativi altamente personalizzati per pazienti affetti da alterazioni funzionali dovute a patologie neurologiche, ortopediche e/o geriatriche. Lo stesso sarà per gli sportivi che vogliono migliorare la loro performance o devono recuperare da un infortunio. Gloreha Sinfonia Plus si va ad aggiungere ad altri sistemi altamente tecnologici già presenti nel Centro come il sistema antigravitazionale Alter G che permette il cammino e la corsa con una riduzione del peso del fino all’80%; il dispositivo Hunova per la valutazione e il trattamento dei disturbi della propriocettività; Walker View per l’analisi computerizzata del cammino attraverso sensori indossabili.

E non finisce qua: “È in programma l’acquisto di altri dispositivi altamente tecnologici perché il Centro vuole porsi sempre di più come punto di riferimento nel nostro territorio nell’ambito della Medicina Riabilitativa e dello Sport, moderna e avanzata. Ringrazio Valentina Azzollini, ricercatrice di UNIPI, e tutto il personale del Centro, che con il loro impegno e la loro professionalità stanno contribuendo in maniera determinante alla realizzazione di questo ambizioso progetto”, conclude il professor Chisari.

 

Testo e foto dall’Ufficio Stampa dell’Università di Pisa.

Open-ST: un nuovo metodo per creare mappe accurate dei tessuti in 3D

Uno studio internazionale condotto da ricercatori della Sapienza in collaborazione con l’Istituto MDC di Berlino, l’Università degli Studi di Milano, finanziato dal MUR su fondi PNRR attraverso il Centro Nazionale per la terapia genica e farmaci RNA,  ha sviluppato “Open-ST”, un nuovo metodo per generare una mappa tridimensionale delle cellule di un tessuto e per identificare le interazioni molecolari. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Cell, miglioreranno la comprensione della fisiologia dei tessuti e apporteranno nuove informazioni a supporto della medicina di precisione.

Riuscire a produrre una mappa dei tessuti potendo distinguere le singole cellule nelle tre dimensioni spaziali è un obiettivo di molte ricerche cliniche negli ambiti della patologia e della fisiologia. Per raggiungerlo occorre perfezionare i sistemi di analisi e mappatura dei campioni biologici e dei loro costituenti in modo da renderli sempre più precisi a livello di risoluzione, efficienti ed economici.

È questo lo scopo del nuovo sistema “Open Spatial Transcriptomics (Open-ST)”, sviluppato da una collaborazione scientifica tra ricercatori della Sapienza, dall’Institute for Medical Systems Biology di Berlino e dell’Università degli Studi di Milano – Istituto Fondazione Oncologia Molecolare, grazie anche a un finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Centro Nazionale “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” su fondi dell’Unione Europea Next Generation EU – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Questo nuovo approccio permette l’analisi tridimensionale dei trascritti, cioè delle molecole di RNA che trasmettono all’interno della cellula delle informazioni contenute nei geni.

Fino a pochi anni fa non era possibile compiere analisi molecolari dettagliate poiché le tecniche utilizzate permettevano di ottenere solo valori medi riferiti a un gran numero di molecole. A partire dall’ultimo decennio invece è stato possibile studiare gli aspetti di ciascuna cellula e dunque il loro contributo molecolare specifico all’interno di un campione utilizzando strumenti di “single-cell omics”. Queste analisi hanno enormemente aumentato le informazioni ottenibili ma, tuttavia, non permettono di definire la localizzazione spaziale di ciascuna cellula nell’ambito di un tessuto.

Per tale ragione ulteriori tecnologie sono state più recentemente messe a punto per poter considerare anche la disposizione spaziale delle cellule. Tali tecnologie di analisi dei trascritti caratterizzano molecole trascritte da ciascun gene preservandone la localizzazione, ma hanno dei limiti dovuti ai costi elevati e alla limitata risoluzione per quanto riguarda la sensibilità nel definire le molecole in ogni singola cellula.

In questo contesto è stato messo a punto il nuovo sistema Open-ST che permette lo studio tridimensionale dei componenti cellulari attraverso una precisa sequenza di passaggi sperimentali, tra cui l’analisi dei marcatori molecolari, la divisione della cellula in subunità da analizzare separatamente e infine l’editing e la visualizzazione digitale dei dati attraverso un software sviluppato appositamente.

Per mostrare la bontà e l’efficienza del loro metodo gli scienziati hanno testato il sistema su vari tipi di tessuti. In particolare, sono stati correttamente analizzati tessuti provenienti sia da un carcinoma umano, caratterizzato da un’alta variabilità del codice genetico, sia da un tumore linfatico, per il quale è stato possibile applicare l’approccio Open-ST all’individuazione dei biomarcatori, utili per la caratterizzazione del tessuto tumorale stesso.

“Lo studio – precisa Elisabetta Ferretti del Dipartimento di Medicina Sperimentale – nasce dalla collaborazione con Giuseppe Macino , emerito della Sapienza e presidente della Fondazione Forge di Udine, con Nikolaus Rajewsky, Direttore Laboratorio di Systems Biology of Gene Regulatory Elements del Berlin Institute for Medical Systems Biology del Max Delbrück Center (MDC-BIMSB) e con Massimiliano Pagani dell’Università degli Studi di Milano e Direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare e Immunologia presso IFOM”.

“I trascritti di RNA – commenta Elena Splendiani dell’Università Sapienza di Roma e primo autore dello studio – sono molecole fondamentali per la trasmissione delle informazioni contenute in ciascun gene. Misurare la loro quantità con la nuova tecnologia Open-ST permette non solo di definirli in modo accurato ma anche di conoscere la loro distribuzione nello spazio 3D fino a livello intracellulare in ogni singola cellula permettendo di ricavare nuove informazioni su posizionamento e comunicazione tra cellule. Nello specifico nel lavoro oltre alla messa a punto della nuova tecnologia sono stati analizzati i primi campioni sia di tessuto sano sia tumorali”

“L’alta definizione della tecnica su un campione di tumore ha evidenziato che in un solo tumore ci sono 10 tipi diversi di cellule tumorali, definendo dettagli della eterogeneità dei tumori mai descritti in precedenza” ha aggiunto Giuseppe Macino.

“Questi risultati – concludono Elisabetta Ferretti e Giuseppe Macino – gettano le basi per la conoscenza di nuove molecole di RNA, utili per lo sviluppo della terapia genica e la definizione di biomarcatori per la diagnosi e gestione del paziente nell’ambito della medicina di precisione”.

 

Riferimenti bibliografici:

Open-ST: High-resolution spatial transcriptomics in 3D – M. Schott, D. Leon-Perignan, E. Splendiani et al.

Cell–DOI: https://doi.org/10.1016/j.cell.2024.05.055

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Foto di Konstantin Kolosov

Testo dal Settore Ufficio stampa e comunicazione Sapienza Università di Roma

Cerimonia di inaugurazione di CARE il Centro multidisciplinare per l’applicazione della medicina digitale

La nuova Unità di Coordinamento segue 4 progetti PNRR dedicati all’applicazione della medicina digitale analizzando e comparando i dati della ricerca scientifica della Sapienza con i dati clinici del Policlinico Umberto I.

Gruppo di lavoro CARE medicina digitale

In data odierna è stato inaugurato il CARE, nuova unità di Centro multidisciplinaRE per l’applicazione della medicina digitalE. Le attività del CARE sono mirate alla realizzazione degli obiettivi e delle attività multi- e trans-disciplinari previste e finanziate dai progetti che hanno come denominatore comune la Medicina Digitale e operano in una infrastruttura di ricerca comune nel contesto di un ecosistema di innovazione.

Antonella Polimeni e Domenico Alvaro
Antonella Polimeni e Domenico Alvaro

Alla cerimonia erano presenti la rettrice Antonella Polimeni, il direttore generale del Policlinico Umberto I Fabrizio d’Alba e il coordinatore dell’Unità nonché preside della Facoltà di Medicina e odontoiatria della Sapienza Domenico Alvaro.

Domenico Alvaro e Valeria Panebianco
Domenico Alvaro e Valeria Panebianco

L’Unità di Coordinamento, nata con lo scopo di razionalizzare risorse umane, tecnologiche e finanziarie, consente ai ricercatori di operare in uno spazio comune, utilizzando strumentazioni e piattaforme informatiche acquisite attraverso le risorse dei progetti finanziati. Qui lavorano e lavoreranno fino al 2027 anche quindici giovani ricercatori e dottorandi che sono stati reclutati con i progetti PNRR: tra l’altro, potranno utilizzare il cosiddetto “Digital Twin”, ovvero un modello tramite cui si crea una copia virtuale del paziente al quale applicare teoricamente sia degli iter diagnostici che prognostici. Durante la cerimonia sono state illustrate le attività di raccolta dei big data ottenuti grazie al super cervellone presente nella sede e i primi risultati dei progetti della nuova unità condotti dal team di giovani ricercatori di CARE.

In particolare, i progetti sono finanziati dal Ministero della Salute, da fondi PNRR e PNC (Piano Nazionale Complementare) e si identificano con i seguenti acronimi: e-DAI, Rome Technopole, HEAL ITALIA e D3-4-HEALTH, che rappresentano iniziative all’avanguardia nel campo dell’innovazione sanitaria, ciascuna affrontando sfaccettature distinte ma interconnesse per la Salute del Futuro.

Tutti i progetti si basano sulla trasformazione, creazione, elaborazione/analisi e classificazione dei dati digitali provenienti dalle sorgenti di sistemi utilizzati per la diagnosi e la cura di patologie specifiche, in particolare quelle ad alto impatto sul SSN (patologie neoplastiche, degenerative, dismetaboliche ecc.) sia perché croniche sia perché produttrici di una gran quantità di dati (big data). I big data oggi sono sostenibili se “trattati” con algoritmi ad alta specializzazione come quelli di Intelligenza Artificiale e di Network Analisi.

I progetti sono concepiti secondo un asse piramidale che parte dall’implementazione di una piattaforma digitale molto performante, appena installata al CARE, e prodotto dei primi obiettivi stabiliti nel progetto del Piano Operativo Salute (POS) finanziato dal Ministero della Salute e-DAI (Ecosistema digitale per analisi integrata di dati sanitari eterogenei relativi a patologie ad alto impatto: modello innovativo di assistenza e ricerca). Partecipano al POS vari affiliati operanti lungo l’asse centro-sud delle infrastrutture digitali per la gestione sia in termini predittivi, diagnostici che terapeutici di patologie croniche come quelle oncologiche ad alta incidenza e prevalenza, metaboliche e neuro-degenerative.

Il trattamento dei big data, dei dati digitali sanitari, attraverso questi algoritmi ad alta specialità trovano la massima espressione e si concretizzano attraverso la Medicina di Precisione, rappresentata dalla Diagnostica di Precisione e dal trattamento personalizzato ed adattato alle caretteristiche fenotipiche e genotipiche del singolo paziente. È questa la linea di ricerca promossa dal Partenariato Esteso 6 (PE6) HEAL ITALIA (Health extended alliance for innovative therapies, advanced lab-research, and integrated approaches of Precision Medicine), di cui l’HUB è rappresentato dall’Università di Palermo. Grande enfasi e spazio viene dedicato nello SPOKE 4, di cui Sapienza è leader, alla diagnostica di precisione (imaging, digital pathology e omics) applicata anche in questo caso a patologie poligeniche ad alto impatto (cardiovascolari e metaboliche), oncologiche e malattie rare.

Chiude il cerchio il progetto finanziato dai fondi per il Piano Nazionale Complementare con acronimo D3-4-HEALTH (digital, driven, diagnostics, prognostics and therapeutics for sustainable health care) di cui Sapienza rappresenta HUB nazionale e che vede coinvolte Università pubbliche e private, Istituti di ricerca e Imprese. Costituito da 4 SPOKE, si propone di ottenere come obiettivo finale il percorso digitale dei pazienti attraverso la creazione di un Digital Twin e Biological Twin, che saranno espressione di avanzamento della ricerca scientifica con inevitabile ricadute cliniche sull’ottimizzazione della cura del paziente. Gli obiettivi progettuali spaziano dall’elaborazione di dati con algoritmi di alta specializzazione, allo sviluppo di tecnologie indossabili, biosensori e biomarcatori di imaging e di omica, alla costruzione di modelli predittivi che riguardano, in particolare, 5 patologie di riferimento: neoplasia metastatica del colon-retto, tumori del fegato e delle vie biliari, tumori del sistema nervoso centrale, diabete mellito di tipo I e sclerosi multipla.

Parallelamente allo sviluppo dei progetti menzionati, Rome Technopole alimenterà la filiera di ricerca, formazione e innovazione in sinergia con il mondo imprenditoriale, nell’ambito di tre direttrici tematiche ad alta priorità per il Lazio: la transizione energetica, la transizione digitale e i settori legati al biopharma e alla salute.

Insieme, queste iniziative rappresentano una visione olistica per il futuro della sanità nazionale in una dimensione internazionale, unendo innovazione tecnologica, collaborazione interdisciplinare e un profondo impegno nell’affrontare diverse sfide per migliorare il benessere della popolazione.

L’Iniziativa rappresenta, inoltre, una grande opportunità per i giovani ricercatori, offrendo la possibilità di far parte di un programma di Ricerca e Sviluppo (R&S) finalizzato all’innovazione del sistema sanitario attraverso la transizione tecnologica digitale, in cui Ricerca e Impresa si incontrano per promuovere e sostenere congiuntamente ricerca di alto livello, trasferimento tecnologico e alta formazione.

Inoltre, la messa in opera delle soluzioni proposte avrà un effetto diretto e indiretto sui tre assi intorno ai quali è stato costruito il PNRR: promuovere la digitalizzazione e l’innovazione, influenzare e migliorare la transizione ecologica nazionale e infine favorire l’inclusione sociale, in particolare riguardo al divario Nord-Sud, garantendo l’uguaglianza nell’accesso alle migliori cure per tutti i cittadini. Si prevede un aumento degli investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo grazie a un livello di collaborazione più efficace tra l’accademia e il mondo industriale, ed uno sviluppo di competenze scientifico-tecnologiche nel campo delle tecnologie digitali, della transizione ambientale e dei modelli di gestione.

 

 

Testo e immagini dal Settore Ufficio stampa e comunicazione Sapienza Università di Roma