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Alessandro Gabbiadini

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Progetto strategico “PsyFuture” dell’Università di Milano-Bicocca: la ricerca psicologica “esce dal laboratorio” per studiare come reagiamo al cambiamento climatico 

Un progetto di ricerca applicata porterà un team del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca in Toscana. Obiettivo: sensibilizzare ai temi ambientali e diffondere una cultura della sostenibilità grazie a un intervento psicoeducativo sul campo

 

Milano, 3 giugno 2025 – Dalla raccolta differenziata allo spreco alimentare, dal cambiamento climatico al benessere psicologico negli ambienti naturali: sono queste le quattro direttrici lungo cui si sviluppa “JustSeparate – Summer 2025”, il progetto del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca che porta la ricerca scientifica fuori dai laboratori e la unisce a esperienze immersive con la realtà virtuale, attività sul campo e laboratori interattivi per adulti e bambini. 

Ricercatori, dottorandi e assegnisti saranno infatti impegnati per tutta l’estate in progetti di ricerca applicata grazie alla collaborazione con il Camping Village Le Esperidi, a Marina di Bibbona in Toscana. L’obiettivo è indagare in modo rigoroso e innovativo i fattori psicologici, emotivi e sociali che favoriscono l’adozione di comportamenti sostenibili da parte delle persone. Accanto alla componente sperimentale, saranno organizzati attività e laboratori esperienziali, con l’intento di coinvolgere attivamente grandi e piccoli su temi ambientali e di promuovere una cultura della sostenibilità basata su evidenze scientifiche. 

«Questo progetto di ricerca rappresenta un’opportunità preziosa per uscire dai confini del laboratorio e realizzare un intervento psicoeducativo in un contesto unico»,

spiega Alessandro Gabbiadini, professore di Psicologia sociale e responsabile del progetto. Sono quattro le linee di ricerca su cui si svilupperà il lavoro dei ricercatori: la prima riguarda la raccolta differenziata. Grazie a nuovi supporti comunicativi e strategie di nudging digitale (la cosiddetta “spinta gentile”), attraverso dispositivi mobili, saranno forniti consigli pratici e personalizzati su come differenziare correttamente i rifiuti. Un secondo filone si concentrerà sulla prevenzione dello spreco alimentare, utilizzando messaggi persuasivi ispirati alla Teoria del Comportamento Pianificato e ad altri modelli psicologici. Verrà utilizzato dai ricercatori anche un paradigma innovativo in realtà virtuale per visualizzare gli effetti del cambiamento climatico, come erosione costiera e perdita di biodiversità, che hanno interessato le aree costiere del Mediterraneo negli ultimi decenni. Un ulteriore ambito mira a esplorare quanto gli ambienti naturali siano in grado di impattare sul nostro benessere psicologico.

«Si tratta di un’iniziativa in linea con gli obiettivi del progetto che ha portato il Ministero dell’Università e della ricerca a riconoscere, per la seconda volta, il dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca come “Dipartimento di Eccellenza”»,

precisa il professor Gabbiadini. Proprio con questa iniziativa il dipartimento rafforza il proprio impegno per una ricerca scientifica ad alto impatto sociale, condotta in contesti reali e quotidiani. Nell’ambito del progetto strategico “PsyFuture”, si stanno sviluppando nuove linee di ricerca per comprendere il comportamento umano nei contesti reali, cercando di anticipare le sfide del prossimo futuro, che derivano per esempio dall’interazione tra esseri umani e nuove tecnologie (come l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale) e dalle risposte psicologiche e collettive di fronte al cambiamento climatico. 

Accanto alla raccolta dati, il progetto “JustSeparate” prevede un intenso programma di divulgazione scientifica e anche attività educative per i più piccoli, condotte in collaborazione tra il team di ricerca dell’Ateneo e gli educatori del resort.

«Per noi è un piacere e un onore poter contribuire all’iniziativa dell’Università di Milano-Bicocca, che contraddistinguerà l’estate 2025 presso Le Esperidi», conclude Umberto Mannoni, amministratore unico del resort.

Edificio U12 del campus dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Foto di Facquis, CC BY-SA 4.0
Edificio U12 del campus dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Foto di Facquis, CC BY-SA 4.0

Testo dall’Ufficio stampa Università di Milano-Bicocca.

Milano-Bicocca lancia la mappa interattiva delle foche monache nel Mar Mediterraneo
Più di un terzo dei rilevamenti segnala tracce molecolari della loro presenza

Dalla collaborazione dei dipartimenti di Scienze dell’ambiente e della terra e di Psicologia nasce “Spot the Monk Observatory”, un osservatorio alla portata di tutti per monitorare le tracce di DNA dell’abitante più famoso dei nostri mari

Milano, 26 novembre 2024 – Una mappa interattiva e in continuo aggiornamento per monitorare la presenza della foca monaca nel Mar Mediterraneo, man mano che vengono raccolti, analizzati e caricati nel sistema i campioni di DNA provenienti da diversi punti del Mediterraneo centro-occidentale, dal Mar Egeo allo Stretto di Gibilterra, dal Mar Adriatico al Mar di Sicilia, seguendo le tracce lasciate dall’unico pinnipede endemico del Mare Nostrum.

Il sito web di riferimento si chiama “Spot the Monk Observatory” (https://www.spot-the-monk-observatory.com/) ed è frutto di una collaborazione tra il dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra e quello di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Il progetto si inserisce all’interno di “Spot the Monk”, iniziativa nata nel 2020 che si avvale di una metodologia di rilevamento innovativa ed assolutamente non invasiva per l’intercettazione di tracce di presenza della foca monaca da semplici campioni di acqua marina. In che cosa consiste? Nell’analisi del DNA ambientale (eDNA) ovvero quel DNA contenuto nelle tracce biologiche che ciascun organismo lascia al proprio passaggio.

Sulle tracce della foca monaca: mappare il suo ritorno col DNA ambientale

Il test molecolare consiste nell’utilizzare un piccolo filamento di DNA sintetico (primer), la cui sequenza è identica ad una stringa di nucleotidi (i piccoli mattoncini che costituiscono il DNA) che si trova solo ed esclusivamente nel genoma della specie target, in questo caso la foca monaca. La procedura, messa a punto nel 2019 nel laboratorio del MaRHE Center da Elena Valsecchi, ecologa molecolare del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università di Milano-Bicocca, sfrutta la naturale attitudine del singolo filamento di DNA di “cercare” ed “avvinghiarsi” al filamento complementare, ammesso che questo sia contenuto all’interno di un campione, ovvero se il campione contiene tracce di DNA della specie bersaglio.

Una volta reso disponibile, il test è stato utilizzato per analizzare un gran numero di campioni raccolti in un solo anno (2021) nel Mediterraneo centro-orientale grazie a una fitta rete di programmi di Citizen Science. Il loro coinvolgimento nella raccolta di campioni di acqua marina in punti diversi del Mediterraneo ha consentito di stilare una prima mappa sulla distribuzione delle aree visitate.

«Da allora la campagna di raccolta “partecipativa” non ha avuto sosta – spiega Elena Valsecchi – coinvolgendo un numero sempre maggiore di associazioni sensibili alla causa ambientale come la Fondazione Acquario di Genova (con il supporto finanziario di 11th Hour Racing) ed il WWF che, con l’imprescindibile apporto del Gruppo Foca Monaca (link: https://focamonaca.it), partner del progetto sin dai suoi esordi, ha messo in campo una folta squadra di “campionatori seriali”, non più solo dalla superficie del mare, ma anche formando campionatori subacquei, grazie all’adesione al progetto da parte di numerosi Diving Center».

Foca Monaca del Mediterrano, femmina adulta mentre dorme in spiaggia, Saccorgiana, Pola, Istria, Croazia Crediti per la foto: E.Coppola/PANDA PHOTO
Foca Monaca del Mediterrano, femmina adulta mentre dorme in spiaggia, Saccorgiana, Pola, Istria, Croazia Crediti per la foto: E.Coppola/PANDA PHOTO

Quest’anno “Spot the Monk” ha raccolto una nuova sfida:

«Tendere la mano al grande pubblico – specifica l’ecologa – e renderlo partecipe dei risultati ottenuti, strizzando l’occhio all’Open Science. Ho concepito l’idea di un Osservatorio dove sia possibile consultare i campioni man mano che vengono raccolti e analizzati». Dall’idea alla realizzazione, “Spot the Monk Observatory” è diventato realtà. Il sito web è stato progettato e sviluppato da Alessandro Gabbiadini, professore del dipartimento di Psicologia e vicedirettore del centro di ricerca sulle nuove tecnologie MIBTEC (www.mibtec.it) nello stesso ateneo. Nello specifico, «il sito del nuovo osservatorio è stato sviluppato seguendo la filosofia dello User Centered Design – afferma Gabbiadini – ponendo l’utente al centro di ogni scelta progettuale. La priorità è stata data alla visualizzazione immediata dei dati raccolti, per rendere le informazioni facilmente accessibili e fruibili. Inoltre, il sito web è concepito come un punto di contatto e di raccordo tra le diverse realtà che si occupano della tutela e della mappatura della presenza della foca monaca nel Mediterraneo, favorendo il mantenimento di una rete collaborativa».

L’obiettivo finale è potenziare la comunicazione con il pubblico, in linea con le esigenze della “terza missione” dell’Università di Milano-Bicocca, che mira a rafforzare il dialogo tra il mondo accademico e la società.

Al momento sono stati analizzati 412 dei 537 campioni raccolti da oltre un centinaio di collaboratori e 37 associazioni partner, dal 2018 a oggi. Di questi 412 campioni, 144 (più di un terzo) sono risultati positivi al test, segnalando la presenza o il recente passaggio della foca monaca. Sulla mappa consultabile online (che è anche riprodotta nella foto qui sotto), si può osservare la distribuzione nel Mediterraneo dei diversi rilevamenti e, cliccando su uno di essi, si possono ottenere l’anno, l’autore, la fascia del giorno (diurna/notturna) e altre informazioni del singolo campionamento. Oltre allo stato dell’analisi (effettuata o no) e al suo esito (positivo/negativo).

La mappa interattiva delle foche monache nel Mar Mediterraneo
La mappa interattiva delle foche monache nel Mar Mediterraneo: più di un terzo dei rilevamenti segnala tracce molecolari della loro presenza

Le caratteristiche e proprietà del nuovo sito sono state dettagliate nell’articolo recentemente pubblicato da Valsecchi e Gabbiadini sulla rivista scientifica “Biodiversity Data Journal” (“An Observatory to monitor range extension of the Mediterranean monk seal based on its eDNA traces: collecting data and delivering results in the Open Science era”, DOI: https://doi.org/10.3897/BDJ.12.e120201).

Nato con lo scopo di rendere più partecipi gli amanti del mare allo studio della foca monaca, che per alcuni decenni sembrava essere scomparsa dalle acque centro occidentali del bacino mediterraneo, per poi ricomparire sporadicamente in alcuni siti, “Spot the Monk Observatory” si sta rivelando un’utile piattaforma anche per gli addetti ai lavori, sia in ambito scientifico che per gli enti preposti alla gestione e conservazione della specie.

 

Testo e foto dall’Ufficio Stampa Università di Milano-Bicocca