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PREDATORS – Sfida per la sopravvivenza

 SU SKY NATURE DA VENERDÌ 13 GENNAIO ALLE 21.15

IN STREAMING SU NOW E DISPONIBILE ANCHE ON DEMAND

 

Predators Sfida per la sopravvivenza
La locandina della docu-serie Predators – Sfida per la sopravvivenza

Arriva su Sky un’ambiziosa docu-serie targata Sky Original che racconta la storia di cinque predatori provenienti da tutto il pianeta che affrontano l’ultima prova di sopravvivenza in un mondo in rapida evoluzione. L’ambiente intorno a loro cambia, e cambia anche il modo in cui influisce sulle loro vite e sui territori selvaggi in cui regnano. PREDATORS, in esclusiva su Sky Nature da venerdì 13 gennaio alle 21.15 e in streaming solo su NOW, disponibile on demand, propone un nuovo approccio innovativo di narrazione con l’aiuto di tecnologie di ultima generazione, fornendo una visione coinvolgente e spesso emotiva del mondo dei predatori, senza mai disturbare gli animali.

Le vite di ciascuno di questi superpredatori viene seguita passo passo per capire come possano sopravvivere in un mondo più imprevedibile che mai.

Ghepardi, leoni, orsi polari, puma e cani selvatici, si scontrano con altri predatori e tra loro per mantenere il loro dominio. In un paesaggio in continuo mutamento, sono alle prese con molteplici responsabilità. Sono cacciatori, genitori premurosi e incredibili sopravvissuti che devono adattarsi velocemente nel tentativo di sopravvivere. Devono superare nuove sfide e cogliere nuove opportunità a ogni passo. La posta in gioco non è mia stata così alta.

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SINOSSI DEGLI EPISODI

Venerdì 13 gennaio, EP.1 I GHEPARDI – Nelle pianure meridionali del Serengeti africano, una famigerata coppia di ghepardi, Luka e Kovu, dovrà sfruttare il proprio cameratismo per sopravvivere mentre gli avversari si avvicinano minacciando il loro sostentamento. La loro sfida è assicurarsi una nuova casa mentre incombono la siccità e le sue conseguenze.

Venerdì 20 gennaio, EP.2 GLI ORSI POLARI – Nell’estremo nord del Canada subartico, gli orsi polari della Baia di Hudson fanno i conti con l’impatto del riscaldamento dei mari e cercano nuove opportunità mentre combattono la fame in uno degli ambienti più estremi della terra.

Venerdì 27 gennaio, EP.3 I LEONI – Nel delta dell’Okavango una famiglia di leonesse si affida alle esemplari abilità di caccia della loro sorella Nikki, mentre per mantenere il controllo sul loro territorio si scontrano con un astuto branco rivale. Ad aumentare la pressione l’incombere dell’inondazione annuale che restringe il loro campo d’azione.

Venerdì 3 febbraio, EP.4 I PUMA – In Sud America, all’ombra delle spettacolari cime montuose della Patagonia, un leggendario esemplare femmina di puma cerca di allevare i suoi cuccioli in un mondo sempre più competitivo. Mentre insegna loro le abilità di cui hanno bisogno per sopravvivere, i cuccioli dovranno capire chi è amico e chi nemico mentre si spostano in un territorio vasto e accidentato.

 Venerdì 10 febbraio, EP.5 I LICAONI – Sulle rive del fiume Zambezi, in Africa, un giovane cucciolo di licaone fa i conti con la vita nel branco e con l’aumento dei predatori. È l’anno più pericoloso della sua vita. Costantemente sotto pressione, dovrà imparare in fretta poiché la sua famiglia rischia di dover abbandonare la propria casa.

Testo, video e foto dall’Ufficio Stampa Sky

Sky Nature
Presenta

PATAGONIA, LA VITA AI CONFINI DEL MONDO

Uno dei luoghi più remoti e selvaggi della Terra

raccontato da Pedro Pascal

SU SKY NATURE DA SABATO 17 DICEMBRE ALLE 21.15

IN STREAMING SU NOW E DISPONIBILE ANCHE ON DEMAND

Selvaggia e isolata, incontaminata e inesplorata, la Patagonia è un luogo diverso da tutti gli altri. Estendendosi per più di mille miglia attraverso il Cile e l’Argentina, bagnata da due oceani, si snoda dall’Atlantico al Pacifico tra montagne e distese di ghiaccio, deserti e foreste incontaminate. Una vastissima diversità di habitat dove prospera una fauna selvatica che va dai puma ai pinguini, dai condor alle orche assassine. È qui che un pluripremiato team di registi di documentari si è fermato con l’intento di catturare, oltre alla sconfinata bellezza di questa terra, la vita delle persone e degli animali che vi abitano.

Patagonia, la vita ai confini del mondo è la docu-serie in esclusiva su Sky Nature da sabato 17 dicembre alle 21.15, in streaming solo su NOW e disponibile on demand, che in sei straordinari episodi mette in mostra diversi e spettacolari paesaggi, in un viaggio che racconta le storie avvincenti della fauna selvatica e delle persone che si sono dovute adattare a questi luoghi per viverci.

Un anno di riprese continue con la voce dell’attore cileno Pedro Pascal (The Mandalorian, Game of Thrones) e con l’aiuto di esperti locali oltre che di tecnologie all’avanguardia, per mettere in mostra non solo gli animali, i paesaggi e gli stili di vita della regione, ma per evidenzia anche le minacce che incombono su questi luoghi selvaggi. La Patagonia. Bellissima. Drammatica. Fragile.

Patagonia la vita ai confini del mondo
Patagonia, la vita ai confini del mondo, la docu-serie in esclusiva Sky Nature, in streaming su NOW e disponibile on demand; un anno di riprese con l’attore cileno Pedro Pascal

Testo, video e foto dall’Ufficio Stampa Sky.

Due mutazioni genetiche alla base della straordinaria resistenza al freddo dei Fuegini, gli antichi abitanti della Terra del Fuoco 

L’analisi dei resti scheletrici e l’analisi genomica dei Fuegini, conservati presso il Museo di Antropologia Giuseppe Sergi della Sapienza, ha mostrato che l’adattamento alle basse temperature di questa popolazione era determinato da due particolari varianti genetiche che determinano una attivazione del grasso bruno. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports da un gruppo di ricercatori dei Dipartimenti di Medicina Sperimentale, Biologia ambientale e di Medicina molecolare dell’Ateneo romano.

mutazioni genetiche freddo Fuegini Sapienza
Stampa che ritrae un gruppo di Fuegini nel loro ambiente naturale

Nel 1881 Science pubblicava un articolo sulle testimonianze dei viaggi dei primi esploratori nella Terra del Fuoco, incluse quelle di Charles Darwin che nel 1871 aveva descritto gli abitanti dell’estremo sud della Patagonia nel libro The Descent of Man. Uno dei tratti distintivi degli uomini che vivevano in quella terra lontana e inospitale era una incredibile resistenza al freddo, anche a fronte di sistemi di protezione insufficienti. La peculiarità di questi uomini, detti Fuegini, di essere spesso nudi o al massimo coperti da un pezzo di pelle gettato sopra le spalle, colpì infatti i primi viaggiatori europei.

I Fuegini, decimati dalle malattie e ormai quasi estinti già dai primi decenni del Novecento, hanno lasciato molti interrogativi senza risposta, primo fra tutti come riuscissero a sopportare le basse temperature cui erano esposti, senza una adeguata protezione.

Oggi, grazie a una ricerca internazionale coordinata dai Dipartimenti di Medicina sperimentale, Biologia ambientale e Medicina molecolare della Sapienza e pubblicata sulla rivista Scientific Reports, emergono dati che potrebbero far luce sull’elevata capacità di adattamento al freddo di questi antichi abitanti della Terra del Fuoco.

mutazioni genetiche freddo Fuegini
Scheletri di Fuegini conservati al Museo di Antropologia Giuseppe Sergi della Sapienza

Il team di scienziati, sotto la guida di Lucio Gnessi e Giorgio Manzi della Sapienza ha analizzato alcuni resti scheletrici dei Fuegini conservati presso il Museo di Antropologia Giuseppe Sergi dell’Ateneo. Dall’analisi dei reperti ci si sarebbe aspettati di rilevare una certa fragilità ossea, data l’esposizione di questi antichi abitanti alle basse temperature; è stata osservata invece una densità minerale ossea simile a quella di coloro che vivono in un clima temperato.

Diverse, le domande che si sono posti i ricercatori in questo studio: che cosa ha protetto, dunque, le ossa dei Fuegini dagli effetti negativi del freddo? Esiste una correlazione tra condizioni dell’osso e resistenza alle basse temperature?

Grazie alla collaborazione con esperti genetisti e bioinformatici, interrogando le banche dati che raccolgono informazioni sul patrimonio genetico di molte popolazioni, i ricercatori hanno individuato due piccole varianti genetiche mai descritte prima, presenti solo nei Fuegini e non in altri popoli esposti anch’essi al freddo estremo. Queste varianti sono collegate a uno dei meccanismi più importanti di adattamento metabolico al freddo, ovvero allo sviluppo e all’attivazione del grasso bruno, un particolare tipo di grasso la cui funzione principale è quella di produrre calore in risposta alle basse temperature, bruciando energia.

Il grasso bruno ha, inoltre, un effetto protettivo sullo scheletro. Nell’uomo, la sua quantità è proporzionale alla densità ossea; è noto, peraltro, che topi privati del grasso bruno perdono massa ossea, se esposti al freddo.

“Oggi è possibile predire gli effetti potenziali di varianti genetiche molto piccole o anche non codificanti, ricorrendo alla cosiddetta analisi in silico – spiega Lucio Gnessi della Sapienza, coordinatore della ricerca – che sfrutta simulazioni matematiche tramite l’utilizzo di software sofisticati e algoritmi complessi”.

“L’analisi in silico ha costantemente mostrato un effetto causale di alta probabilità tra le mutazioni identificate nel genoma dei Fuegini e lo sviluppo, l’accumulo e l’attivazione del grasso bruno” – conclude Giorgio Manzi della Sapienza, altro coordinatore del lavoro.

Dopo oltre un secolo dalle testimonianze degli esploratori dell‘800, questi dati possono finalmente confermare l’ipotesi che lo straordinario adattamento al freddo dei Fuegini sia stato il risultato di varianti genetiche responsabili di un eccezionale accumulo di tessuto adiposo bruno.

La ricerca è stata condotta in collaborazione con altri centri internazionali come il Centre for Neuropsychiatric Genetics and Genomics di Cardiff, l’Unità di Medicina Nucleare dell’IRCCS Regina Elena di Roma, il Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, l’Unità di Endocrinologia e Diabete dell’Università Campus Biomedico di Roma e il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona.

Riferimenti:

Bone density and genomic analysis unfold cold adaptation mechanisms of ancient inhabitants of Tierra del Fuego – Mikiko Watanabe, Renata Risi, Mary Anne Tafuri, Valentina Silvestri, Daniel D’Andrea, Domenico Raimondo, Sandra Rea, Fabio Di Vincenzo, Antonio Profico, Dario Tuccinardi, Rosa Sciuto, Sabrina Basciani, Stefania Mariani, Carla Lubrano, Saverio Cinti, Laura Ottini, Giorgio Manzi & Lucio Gnessi – Scientific Reports 2021 DOI: https://doi.org/10.1038/s41598-021-02783-1

 

Testo e foto dal Settore Ufficio stampa e comunicazione Sapienza Università di Roma