L’articolo sulle trombofilie ereditarie inaugura una nuova rubrica, con la quale rispondere alle domande dei lettori. Si è quindi approfondito l’argomento, non senza alcune difficoltà, dal momento che si tratta di una malattia rara. Come indicato anche altrove, i nostri articoli hanno scopo informativo e divulgativo, e non sostituiscono in alcun modo il parere, la diagnosi o l’intervento del medico o di altri operatori sanitari: in caso di bisogno invitiamo a rivolgervi a loro.
Le trombofilie ereditarie
Le trombofilie ereditarie consistono in anomalie coagulatorie genetiche che favoriscono l’eccessiva formazione di trombi ed emboli venosi (le vene sono i vasi sanguigni che riportano il sangue verso il cuore). Il trombo è un aggregato solido di componenti del sangue quali piastrine, globuli rossi, globuli bianchi e fibrina che si forma nei vasi sanguigni o nelle cavità cardiache aderendo alle pareti. Il trombo può staccarsi e propagarsi, comportando l’ostruzione di vasi importanti, o può frammentarsi e dar luogo ad emboli. Questi ultimi sono formazioni anomale insolubili di origine varia (lipidica, trombotica o gassosa) che circolano nel torrente sanguigno e possono ostruire un vaso. I meccanismi alla base delle trombofilie ereditarie e i fattori di rischio correlati all’insorgenza della malattia sono diversi in base alla sede della trombosi (vene o arterie).
Sezione di un’arteria umana. Immagine di Lord of Konrad, CC0
Cos’è la proteina S?
Il deficit congenito della proteina S è una malattia ematologica rara ereditaria, dovuta a difetti del gene PROS1. Il difetto riguarda il processo di coagulazione, cioè quel meccanismo protettivo necessario per evitare eccessive perdite ematiche che metterebbero in pericolo la sopravvivenza. La proteina S è presente nel plasma sanguigno in forma libera, svolgendo una funzione anticoagulante, o legata a proteine del cosiddetto sistema del complemento. La forte associazione tra carenza della proteina S, ereditaria o acquisita, e l’aumentato rischio di trombosi venose evidenzia il ruolo importante di questa proteina nel controllo dell’inizio e dell’avvio della cascata coagulativa, nonché della sua regolazione. In altre parole, come si evince dalla letteratura scientifica, la proteina S aiuta a prevenire l’eccessiva coagulazione del sangue.
Doppia elica del DNA. Immagine di Arek Socha
Come si manifestano le trombofilie ereditarie da deficit della proteina S?
La malattia, caratterizzata da trombosi delle vene per la ridotta sintesi e/o attività della proteina S, ha una trasmissione autosomica dominante, cioè causata da un’alterazione presente nel corredo di cromosomi non sessuali. I dati sulla prevalenza della malattia non sono del tutto noti. Il deficit parziale (eterozigosi, presenza di un solo gene difettoso) di proteina S ha un’incidenza stimata tra 0,16 e 0,21% nella popolazione generale; la forma grave (omozigosi, presenza di entrambi i geni difettosi) ha prevalenza, al momento, sconosciuta per le difficoltà diagnostiche della patologia. Occasionalmente, il deficit da proteina S può essere acquisito come conseguenza di altre patologie o terapie.
Dati epidemiologici non del tutto disponibili. Immagine di Adrian
Condizioni fisiologiche e patologiche
I livelli di proteina S nel plasma sanguigno fluttuano anche in base all’età, al sesso, oltre che per influenze genetiche o acquisite come lo stato ormonale e il metabolismo lipidico. La trombofilia ereditaria da deficit congenito della proteina S può presentare tre manifestazioni, come è stato definito dalla International Society on Thrombosis and Hemostasis (ISTH), in base alla quantità della proteina S libera e totale, nonché dell’attività. Il tipo 1 e il tipo 3 sono carenze quantitative, con livelli bassi di antigene libero; il tipo 2 è un deficit qualitativo, con livelli normali di proteina S totale e libera.
Immagine di Fernando Zhiminaicela
Segni, sintomi e diagnosi
Secondo lo Human Phenotype Ontology, i segni clinici e i sintomi più frequenti negli omozigoti sono porpora fulminante o trombosi venosa massiva nei primi momenti della vita neonatale. La porpora fulminante causa coagulazione del sangue estesa e morte dei tessuti, mettendo a rischio la vita del paziente. Invece, i pazienti eterozigoti sono di solito asintomatici nell’età adulta. In tal caso, gli eventi trombotici sono principalmente dovuti all’immobilizzazione protratta, ad interventi chirurgici o alla gravidanza.
La diagnosi si basa sull’identificazione dei sintomi caratteristici della patologia, una dettagliata storia individuale e familiare, una valutazione clinica e diversi test specialistici (per esempio, la misurazione dell’attività anticoagulante della proteina S, dei livelli di proteina S totale o libera). La diagnosi prenatale, nel caso in cui si presenti una storia familiare positiva per le malattie trombotiche, è possibile e si basa sull’identificazione della mutazione patogenetica sul DNA estratto dai villi coriali.
Terapie disponibili
La più significante causa di morbilità è la predisposizione alla formazione di trombi a livello delle gambe, dell’intestino, dei polmoni, dell’encefalo. Non c’è (al momento), infatti, una vera e propria terapia per i pazienti. Il trattamento d’elezione prevede terapie anticoagulanti. La scelta del farmaco più idoneo, del dosaggio e della durata della terapia varia da paziente a paziente. I fattori da tenere in considerazione ai fini terapeutici sono diversi: severità e frequenza dei trombi, potenziale interazione tra farmaco e alimentazione, l’età, lo stato di salute generale. La terapia, in alcuni casi, può durare tutta la vita e, associata ad un controllo adeguato, riduce significativamente il rischio di tromboembolia.
Immagine in evidenza di John Schnobrich
Fonti:
- Trombofilia ereditaria da deficit congenito della proteina S
- Proteina S libera
- Protein S Deficiency
- Difetti ereditari trombofilici
- Protein S deficiency
- THROMBOPHILIA DUE TO PROTEIN S DEFICIENCY, AUTOSOMAL DOMINANT
- Thrombophilia due to protein S deficiency, autosomal dominant
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK544344/