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Eraldo Paulesu

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La natura “corporea” delle emozioni, Milano-Bicocca mappa le aree del cervello che si attivano durante la rievocazione emotiva: le aree corticali somatosensoriali e motorie vengono attivate anche da emozioni soggettive

Una ricerca dell’ateneo milanese, pubblicata su iScience, dimostra per la prima volta che le emozioni attivano regioni corticali che tipicamente rispondono a esperienze tattili e motorie.

Milano, 8 luglio 2024 – Una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca ha dimostrato che nel cervello le aree corticali somatosensoriali e motorie (ovvero quelle aree della corteccia cerebrale che vengono tipicamente attivate dalla sensazione tattile o dal movimento di una parte del corpo) vengono attivate anche da emozioni soggettive. La natura delle emozioni si può quindi considerare fortemente “corporea”.

Lo studio, dal titolo “Mapping the Emotional Homunculus with fMRI” (“Mappare l’’Homunculus” emotivo tramite Risonanza Magnetica Funzionale”), è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica iScience (DOI: 10.1016/j.isci.2024.109985).

«In passato diversi progetti di ricerca avevano dimostrato a livello comportamentale che le emozioni sono associate a specifiche parti del corpo. Tuttavia, rimaneva da capire quanto specifiche aree cerebrali, tipicamente coinvolte nell’elaborazione di sensazioni tattili e motorie partecipassero alla generazione di specifiche emozioni, quali la tristezza, la felicità, la paura.. Noi lo abbiamo dimostrato per la prima volta a livello neurofisiologico»,

spiega Elena Nava, professoressa del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, che ha firmato lo studio, insieme ai colleghi Michelle Giraud, Laura Zapparoli, Gianpaolo Basso, Marco Petilli ed Eraldo Paulesu, afferenti allo stesso dipartimento.

Grazie all’utilizzo della risonanza magnetica funzionale a 3 Tesla, situato presso l’Ospedale San Gerardo di Monza (grazie alla convenzione stipulata il 1° agosto 2019 con l’allora Asst Monza oggi Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori), su un campione di 26 soggetti sono state mappate le aree specifiche di risposta neuronale nel cervello a stimoli sia di tipo motorio e tattile, sia di tipo emotivo:

  1. I soggetti sono stati stimolati in diverse parti del corpo (mani, tronco, piedi, volto) con i “filamenti di Von Frey”, uno strumento formato da monofilamenti che permettono di stimolare parti del corpo utilizzando esattamente la stessa intensità

  2. I soggetti sono stati indotti a muovere singolarmente le stesse parti del corpo del primo test (es. aprivano chiudevano le mani, muovevano le labbra…)

  3. Recall emotivo: in base ad interviste svolte nei giorni precedenti, ai soggetti veniva chiesto di rivivere episodi autobiografici per loro stessi altamente emotivi, sia positivi, sia negativi (per es. giorno del matrimonio, lutto…)

Attraverso la risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno registrato quale area del cervello venisse attivata da ogni stimolazione, motoria, tattile o emotiva, ricavando due mappe, tattile-motoria ed emotiva.

Sovrapponendo la mappa delle aree corticali attivate durante la rievocazione delle emozioni alla mappa delle aree corticali attivate durante le stimolazioni tattili e motorie, i ricercatori di Milano-Bicocca hanno scoperto che alcune aree si attivano con entrambe le due tipologie di stimolazione.

Nella figura B compaiono le aree comuni (se in blu si attivano per le emozioni e per le stimolazioni tattili, se in verde si attivano per le emozioni e per le stimolazioni motorie).

Le aree corticali somatosensoriali e motorie vengono attivate anche da emozioni soggettive

L’equipe di ricercatori di Milano-Bicocca ha così rilevato che «la generazione di emozioni si associa ad attività in aree corticali somatosensoriali e motorie, quelle che tipicamente rispondono al tatto o ad azioni motorie. Si dimostra così l’idea di un’esperienza “incarnata” delle emozioni, e quindi la necessità di esperire a livello tattile e motorio le emozioni per poterle generare e sentire consciamente», specifica Nava.

Questa ricerca supporta così l’associazione di emozioni a sensazioni corporee e l’utilizzo di alcune metafore che si utilizzano nel linguaggio comune come “sentire le farfalle nello stomaco” quando si è innamorati o “ribollire di rabbia”.

Le aree corticali somatosensoriali e motorie vengono attivate anche da emozioni soggettive

 

Testo e immagini dall’Ufficio Stampa dell’Università di Milano-Bicocca.

Come le immagini degli alimenti creano desiderio verso il cibo e innescano “crisi di astinenza” nell’obesità

Un gruppo di ricerca guidato da Milano-Bicocca ha mostrato le regioni cerebrali che influenzano il desiderio e il comportamento patologico verso il cibo. Ad essere coinvolte le aree cerebrali della motivazione e le loro connessioni con specifiche aree deputate all’elaborazione degli stimoli visivi di cibi. Minori invece le connessioni con le regioni frontali. Lo studio apre la strada a nuovi interventi per il trattamento dell’obesità.

Milano, 22 agosto 2023 – L’eccessivo desiderio per il cibo nell’obesità si riflette su specifici circuiti cerebrali. Nelle persone affette da obesità la visione di immagini di alimenti crea un eccessivo desiderio per il cibo: alla base del fenomeno un rinforzo delle connessioni tra aree “del desiderio” con specifiche aree visive e una minore connessione con le regioni di controllo frontali. La scoperta è di un gruppo di ricerca che coinvolge le università milanesi Bicocca, Statale e gli IRCCS MultiMedica e IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio.

Lo studio How Images of Food Become Cravingly Salient in Obesity (“Come le immagini del cibo risvegliano un desiderio irresistibile nell’obesità”) è stato condotto dal ricercatore Francantonio Devoto e coordinato dal professor Eraldo Paulesu, entrambi del dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca; tra gli autori figurano anche Livio Luzi e Anna Ferrulli (IRCCS MultiMedica e Università degli Studi di Milano), Giuseppe Banfi (IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio) e Laura Zapparoli (Milano-Bicocca e IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio). Da oggi è possibile consultarlo online su The Obesity Society (DOI: 10.1002/oby.23834); inoltre lo studio sarà pubblicato sul numero cartaceo della rivista Obesity in uscita il prossimo settembre 2023.

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Alterata connettività funzionale nell’obesità. In pazienti con obesità l’area tegmentale ventrale (VTA, giallo), coinvolta nei processi motivazionali «del desiderio», esibisce un’alterata connettività funzionale con altre regioni cerebrali. La VTA risulta iper-connessa con il giro fusiforme, coinvolto nell’elaborazione visiva di cibi (rosso) e ipo-connessa con il giro frontale inferiore sinistro, coinvolto nei processi di controllo inibitorio (blu). Maggiore è la forza della connessione tra VTA e aree visive, maggiore il desiderio per il cibo (grafico in basso a sinistra, rosso); al contrario, maggiore è la forza della connettività fra VTA e regioni deputate al controllo inibitorio, minore è il desiderio per il cibo riportato dai partecipanti (grafico in basso a destra, blu)

Per la prima volta è stato dimostrato che nelle persone obese l’area tegmentale ventrale del cervello (VTA), cruciale per i comportamenti motivati, presenta una connettività aumentata con altre regioni cerebrali nei soggetti obesi. Le strutture coinvolte riguardano la motivazione e l’apprezzamento della ricompensa, legati alle proprietà gratificanti del cibo.

L’obesità è quindi accompagnata da un’alterazione funzionale del cervello anche quando non è coinvolto in specifici processi cognitivi o sensoriali, ovvero “a riposo”. L’area tegmentale ventrale del cervello (VTA) da un lato è iperconnessa con parte della corteccia occipito-temporale ventrale, deputata all’elaborazione visiva delle immagini del cibo: questa connessione più stretta riflette un’associazione più forte tra stimolo (la vista del cibo) e ricompensa (il consumo di cibo); dall’altro lato è ipoconnessa con il lobo frontale: questa connessione più debole spiegherebbe un controllo cognitivo alterato sul desiderio per il cibo e del comportamento verso gli alimenti ad alto contenuto calorico.

Secondo i ricercatori le vie anatomiche funzionali analizzate sono coinvolte nel desiderio di cibo. I dati raccolti suggeriscono che gli stimoli visivi legati al cibo possono diventare eccessivamente salienti attraverso una connettività sbilanciata del sistema di ricompensa con le regioni visive sensoriali specifiche e la corteccia prefrontale coinvolta nel controllo cognitivo.

«Il nostro studio è importante per gli scienziati di base, per i clinici e anche per i pazienti – ha dichiarato Francantonio Devoto, ricercatore di Milano-Bicocca -. Con questo lavoro forniamo una nuova interpretazione sui meccanismi cerebrali alla base dell’eccessiva motivazione verso il cibo nell’obesità, una sensazione che ogni persona in sovrappeso, o con obesità, ha provato quando è stata tentata da immagini di cibo».

I risultati ottenuti dal team di scienziati aprono la strada a nuovi interventi per il trattamento dell’obesità: lo studio fornisce il razionale per l’utilizzo di tecniche di neuromodulazione cerebrale non invasiva durante compiti specifici per ricalibrare la connettività della corteccia frontale laterale con le regioni mesencefaliche della motivazione.

Testo e immagine dall’Ufficio Stampa dell’Università di Milano-Bicocca.