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Salute, grazie a nuovi approcci multidisciplinari sarà possibile ridurre gli interventi chirurgici alla tiroide: al via, nell’ambito del programma di crowdfunding dell’Università di Milano-Bicocca – BiUniCrowd, il progetto “Salviamo una tiroide!” 

 Al via il progetto “Salviamo una tiroide!” che punta su una diagnosi più accurata dei noduli tiroidei attraverso la ricerca di nuovi biomarcatori biologici e l’utilizzo di metodi di AI, per ridurre il numero degli interventi chirurgici alla tiroide.

Milano, 19 maggio 2025 – Migliorare la diagnosi dei noduli tiroidei classificati come “indeterminati per malignità” e ridurre il numero di tiroidectomie inutili, spesso eseguite su pazienti giovani, prevalentemente donne tra i 20 e 40 anni. Ecco il duplice obiettivo di “Salviamo una Tiroide!”, progetto nato nell’ambito del programma di crowdfunding dell’Università di Milano-Bicocca – BiUniCrowd e che ha già ottenuto il supporto di Fondazione Cariplo e Thales Alenia Space.

Le patologie alla tiroide sono molto diffuse e in aumento, si stima che circa metà della popolazione sviluppi almeno un nodulo tiroideo nel corso della vita. Distinguere tra nodulo benigno o maligno, e quindi curare di conseguenza, rimane una sfida. Nel 15-30 per cento  dei noduli, si notano delle alterazioni cosiddette “indeterminate”, che portano a interventi chirurgici spesso evitabili. Grazie a nuovi biomarcatori biologici e all’intelligenza artificiale, il team di ricerca di Milano-Bicocca e non solo punta a ridurre queste incertezze diagnostiche, migliorando la qualità di vita dei pazienti e ottimizzando le risorse sanitarie.

In particolare, è grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, che sarà possibile riconoscere automaticamente le diverse entità cellulari all’interno di una biopsia e così aiutare il medico patologo nella valutazione dei prelievi citologici dal nodulo tiroideo, al fine di ridurre la quota di casi “indeterminati”.

Per rendere possibile tutto questo, il progetto cerca sostegno grazie alla raccolta fondi che si avvale dell’aiuto di Ideaginger.it, la piattaforma con il tasso più alto di successo in Italia. Il primo obiettivo è raggiungere 6.000€, necessari per rafforzare le nostre infrastrutture computazionali, sviluppare un’app a supporto dei clinici e creare eventi di divulgazione scientifica.

Il team di “Salviamo una tiroide!” è costituito da anatomopatologi, biotecnologi, statistici e informatici e coordinato da Giulia Capitoli, ricercatrice di statistica medica.

«Il nostro obiettivo è migliorare la qualità della vita dei pazienti, evitando tiroidectomie inutili e riducendo ansia e costi legati a diagnosi incerte», dice Giulia Capitoli, referente del team di ricerca. «Allo stesso tempo vogliamo rendere la ricerca più accessibile, coinvolgendo il pubblico in modo attivo.»

Un tema fondamentale del team è proprio la divulgazione: grazie ad una giornata specifica, organizzata nell’autunno del 2025, si potrà scoprire, attraverso incontri ed attività specifiche, la storia degli sviluppi metodologici realizzati dal gruppo dal 2016 ad oggi. I partecipanti verranno coinvolti in un percorso diagnostico completo attraverso la partecipazione a una escape room. Partendo dall’approccio clinico con i patologi, passando all’estrazione di molecole e biomarcatori con i biochimici, all’analisi delle immagini con gli informatici, fino alla creazione di modelli predittivi per la diagnosi con gli statistici sarà possibile immedesimarsi nel lavoro dei ricercatori.

Il team di “Salviamo una tiroide!”, oltre a Capitoli, è composto da: Vincenzo L’imperio, Giorgio Cazzaniga e Antonio Maria Alviano, medici e ricercatori in anatomia patologica, che si occuperanno della parte clinica del progetto. A supporto, Vanna Denti e Lisa Pagani, biotecnologhe, esperte nell’analisi di campioni biologici per l’identificazione di marcatori di patologie cliniche, come ad esempio patologie renali o tiroidee. Le grandi quantità di dati provenienti dalle analisi biologiche passano poi in mano agli statistici (Giulia Capitoli, Giulia Risca, Francesco Denti e Maria Francesca Marino) che hanno l’obiettivo di studiare le relazioni tra gli aspetti biologici e i risvolti clinici sui pazienti, tramite modelli predittivi. Sarà compito loro integrare i risultati multidisciplinari in una app che supporterà i clinici durante la diagnosi dei noduli tiroidei. Vasco Coelho, informatico, si occupa dello sviluppo di reti neurali a supporto dei clinici per la detezione, segmentazione e classificazione dei campioni di tessuto tiroideo, tramite tecniche di intelligenza artificiale per la manipolazione di immagini, che verranno integrate all’interno dell’app. Infine, Sofia Martinelli, specializzata in comunicazione, si occuperà di guidare il resto del team nella promozione del progetto e nella campagna di crowdfunding.

Testo e immagini dall’Ufficio stampa Università di Milano-Bicocca.

Sport e salute mentale: Bicocca lancia il crowdfunding per il progetto MindLeague

Benessere psicologico dei giovani promosso dai loro allenatori: è quello che propone il progetto di BiUniCrowd con cui l’Università di Milano-Bicocca incoraggia il crowdfunding per sostenere la ricerca

Milano, 14 maggio 2025 – Un progetto per fornire ad allenatori e allenatrici di qualsiasi sport strumenti utili per diventare promotori del benessere psicologico dei giovani. Si chiama MindLeague ed è nato per portare il tema della salute mentale nei luoghi dello sport: per sostenerlo è stata avviata una campagna di raccolta fondi grazie a BiUniCrowd, l’iniziativa dell’Università di Milano-Bicocca che permette alle idee della comunità universitaria di ottenere sostegno e visibilità dall’esterno.

Rivolto a chi allena ragazze e ragazzi tra i 9 e i 14 anni, MindLeague vuole mettere a disposizione risorse pratiche e accessibili a figure educative che svolgono un ruolo chiave nello sviluppo psico-sociale dei più giovani. Gli allenatori sportivi di qualsiasi indirizzo (didattici, amatoriali e professionisti) lavorano a stretto contatto con i giovani, sono attori cruciali nell’influenzare l’esperienza sportiva dei giovani e di ciò che comporta, in termini di divertimento, motivazione e sulla possibilità di sviluppare abilità sportive e senso di efficacia individuale e collettiva.

«Gli allenatori non sono solo tecnici: sono figure di riferimento che i ragazzi ascoltano, seguono e spesso prendono a modello. Per questo è fondamentale investire su di loro. Con MindLeague vogliamo dare indicazioni concrete, facilmente applicabili, che possano davvero fare la differenza nella vita dei giovani atleti. Parliamo di salute mentale, ma lo facciamo attraverso un linguaggio che appartiene al mondo dello sport, fatto di allenamento, relazione e squadra»,

afferma Federica Aceto, team leader del progetto, laureata in Psicologia dei processi sociali, decisionali e dei comportamenti economici presso l’Università di Milano-Bicocca, ed esperta in progetti di promozione del benessere mentale.

Al centro dell’iniziativa c’è la realizzazione di una piattaforma digitale gratuita, pensata per offrire risorse provenienti da esperti e professionisti della salute psicofisica per trasmettere ai giovani i valori positivi legati alla salute mentale, aiutare gli allenatori a riconoscere eventuali segnali di disagio e promuovere una cultura di supporto, collaborazione e inclusione. Parallelamente, saranno organizzati incontri e momenti di formazione e sensibilizzazione, in collaborazione con fondazioni, società sportive e istituzioni, nelle principali città italiane. Lo scopo è creare una rete di professionisti dello sport capaci di riconoscere eventuali segnali di disagio, trasmettere valori positivi legati alla salute mentale e contribuire a costruire una cultura di inclusione e supporto.

MindLeague nasce dall’unione di competenze in ambito formativo, psicologico, tecnologico e sportivo: nel team, assieme a Federica Aceto, ci sono Nicholas Napolitano, ingegnere informatico e innovation specialist, e Daniele Pili, imprenditore nel settore biomedico e fondatore della società tecnologica React, supporter tecnico del progetto. A rafforzare la validità scientifica e metodologica dell’iniziativa è anche il coinvolgimento della squadra di Crazy for Football, progetto nazionale che da anni promuove l’inclusione e la riabilitazione psichiatrica attraverso il calcio.

A credere nel valore dell’iniziativa è stata fin dall’inizio Fondazione EOS – Edison Orizzonte Sociale ETS, che ha deciso di sostenere MindLeague impegnandosi a raddoppiare le donazioni raccolte: al raggiungimento dell’obiettivo di 4.000 euro, la Fondazione contribuirà con ulteriori 4.000 euro, permettendo così di coprire interamente i costi di avvio.

Per chi sostiene il crowdfunding, che sarà attivo fino al 7 luglio, sono previste anche ricompense speciali, come ringraziamenti personalizzati, gadget, webinar e incontri con esperti. Sono previsti anche percorsi di formazione esperienziale e visibilità istituzionale all’interno della piattaforma e durante gli eventi pubblici previsti a fine campagna.

Testo e immagini dall’Ufficio stampa Università di Milano-Bicocca.

“La Natura che cura”: una serra sensoriale per il benessere delle persone con Alzheimer; al via la campagna di BiUniCrowd

Il quarto progetto dell’edizione 2025 nasce per migliorare la vita delle persone affette da Alzheimer e altre forme di demenza grazie alla creazione di una serra sensoriale e un giardino, entrambi co-progettati con la partecipazione degli ospiti stessi.

Milano, 8 maggio 2025 – I benefici terapeutici del verde a disposizione delle persone con malattia di Alzheimer e altre forme di demenza, in spazi pensati e allestiti in modo sicuro e stimolante all’interno del “Paese Ritrovato”, il primo villaggio italiano dedicato alla cura di queste patologie, nato a Monza nel 2018. Questa è l’idea del gruppo di ricercatori di Milano-Bicocca dal nome evocativo “La Natura che cura”, proposta nell’ambito del programma di crowdfunding dell’Ateneo, BiUniCrowd.

1_Team di ricerca La Natura che cura
Team di ricerca La Natura che cura

L’iniziativa nasce dalla sinergia tra La Meridiana Cooperativa Sociale, botanici e medici dell’Università di Milano-Bicocca e un team multidisciplinare che include architetti paesaggisti ed educatori, e ha già ottenuto il prezioso sostegno di a2a.

Il progetto prevede la creazione di una serra sensoriale e di un giardino, spazi co-progettati con la partecipazione degli ospiti del villaggio stesso, per garantire un ambiente terapeutico personalizzato. Dopo una prima fase di progettazione partecipata della serra sensoriale, seguirà la costruzione e l’allestimento, con monitoraggi e raccolta dati fino al dodicesimo mese.

Obiettivo dell’iniziativa è promuovere il benessere psicofisico degli ospiti attraverso attività sensoriali e di giardinaggio. Grazie a questa iniziativa, sarà possibile anche supportare la ricerca scientifica sul miglioramento della qualità di vita per chi vive con l’Alzheimer e offrire all’intera comunità uno spazio protetto, stimolante e inclusivo.

Per rendere possibile tutto questo, il progetto cerca sostegno grazie alla raccolta fondi che si avvale dell’aiuto di Ideaginger.it, la piattaforma con il tasso più alto di successo in Italia. Il primo obiettivo è raggiungere 10.000€, ma ogni donazione in più verrà reinvestita per ampliare e migliorare ulteriormente l’iniziativa.

2. Il team di ricerca La Natura che cura
Il team di ricerca La Natura che cura, progetto per migliorare la vita delle persone affette da Alzheimer e altre forme di demenza

Per ogni donazione è prevista una ricompensa, tra cui: una E-card naturalistica di ringraziamento personalizzato; “Let Love Grow”, una busta contenente semi, simbolo di crescita e speranza, con i consigli dei botanici; la dedica di una pianta del Paese Ritrovato più una passeggiata botanica ai Giardini Reali di Monza; una menzione nel pannello dei donatori.

«Grazie al coinvolgimento degli ospiti e dei loro familiari – sottolinea Rodolfo Gentili, botanico e responsabile del team di ricerca – il progetto non solo offrirà un ambiente terapeutico, ma raccoglierà dati scientifici per comprendere meglio l’impatto degli spazi verdi sul benessere psico-fisico delle persone con demenza.»

3. Il prof. Rodolfo Gentili, botanico e responsabile del progetto
Il prof. Rodolfo Gentili, botanico e responsabile del progetto

Il team di “La Natura che cura”, oltre a Gentili, è composto da: Sandra Citterio e Lara Quaglini, entrambe botaniche, che coadiuveranno la raccolta di dati, la progettazione del giardino e della serra e la campagna di crowdfunding. Il supporto scientifico, la raccolta e interpretazione di dati biomedici nella fase di co-progettazione con gli ospiti della struttura, sarà gestito invece dai medici geriatri Giuseppe Bellelli e Paolo Mazzola, del Dipartimento di Medicina e Chirurgia. Per La Meridiana, ci saranno tra gli altri Mariella Zanetti, medico geriatra, Luca Pozzi, educatore e responsabile Area Green de “Il Paese Ritrovato” e Claudia Giorgetti, esperta di comunicazione. Infine, il team ha previsto anche un project manager, specificatamente per l’area di Monza e Milano e l’intervento di un architetto paesaggista, esperto nella progettazione di spazi verdi.

4_Piantine per la serra sensoriale
Piantine per la serra sensoriale

Testo e immagini dall’Ufficio stampa Università di Milano-Bicocca.

Microbi Fantastici e Dove Trovarli, progetto di BiUniCrowd è scienza partecipata e formazione alla ricerca: gli studenti mappano il microbioma urbano

Grazie al progetto “Microbi Fantastici e Dove Trovarli” di BiUniCrowd, gli studenti saranno protagonisti della ricerca sui microrganismi negli ecosistemi urbani e ambasciatori della loro importanza

Milano, 29 aprile 2025 – Dare voce agli invisibili alleati per la salute dell’ambiente: questo è l’obiettivo principale dell’innovativo progetto dal titolo “Microbi Fantastici e Dove Trovarli”, seconda campagna di BiUniCrowd, il programma di crowdfunding dell’Università di Milano-Bicocca.

Il progetto intende esplorare e valorizzare la biodiversità microbica negli spazi urbani, partendo dal campus universitario, e promuovere un nuovo approccio partecipativo alla scienza.

I microrganismi, spesso etichettati come minacce, sono in realtà essenziali per la salute umana e degli ecosistemi. Regolano l’equilibrio ambientale, purificano aria, acqua e suolo, e la simbiosi con loro è necessaria per la nostra sopravvivenza e per prevenire molte malattie croniche. Tuttavia, oltre il 99 per cento delle specie microbiche rimane sconosciuto, e la percezione pubblica è ancora influenzata dal timore dei patogeni, nonostante solo una piccola percentuale dei batteri sia effettivamente dannosa. Cambiare questa narrazione è urgente: per farlo, è utile coinvolgere attivamente le persone nella ricerca scientifica.

La campagna, realizzata in collaborazione con KBase – una piattaforma di analisi bioinformatica avanzata del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, che supporta la pubblicazione di dati scientifici aperti e la formazione scientifica – e Simbio – che contribuisce con le sue competenze scientifiche e comunicative –  si avvale per il suo sviluppo del supporto di Ideaginger.it, la piattaforma di raccolta fondi con il tasso di successo più alto in Italia, e del sostegno di a2a e Thales Alenia Spaces.

Il progetto è guidato da Antonia Bruno, ricercatrice in microbiologia, insieme a un gruppo multidisciplinare e internazionale, composto da ricercatori, educatori e studenti: Giulia Ghisleni, Sara Fumagalli, Alice Armanni, Giulia Soletta, Laura Colombo, Ellen Dow, Elisha Wood-Charlson, Guido Scaccabarozzi, Gloria Mantegazza e Margherita Aiesi.

Microbi Fantastici Team al completo, collage

«Il progetto nasce da un’esperienza di citizen science, i Bicocca Sampling Days, che ha visto 80 studenti raccogliere 2.400 campioni di microbioma urbano in piazze e aree verdi dell’ateneo. – spiega Antonia Bruno, team leader del progetto – Tutto è iniziato un po’ per gioco, ma l’entusiasmo e la curiosità degli studenti ci hanno spinto a fare di più. Ora vogliamo offrire loro l’opportunità concreta di formarsi su dati reali e, al tempo stesso, cambiare il modo in cui la società guarda ai microrganismi.»

La campagna di crowdfunding ha l’obiettivo di raccogliere 10.000€ per sostenere i tre obiettivi principali dell’iniziativa: il sequenziamento del DNA batterico di 200 campioni, la realizzazione di un workshop formativo gratuito per 20 studenti, le iniziative di sensibilizzazione per coinvolgere la comunità nella scoperta e protezione della biodiversità microbica. Tutti possono aiutare a raggiungere questi obiettivi donando sulla pagina della campagna entro il 14 giugno.

Ogni donazione da parte dei sostenitori può essere ricambiata da una “ricompensa”, tra cui: la possibilità di partecipare a l’“Excursion with Simbio”, un’iniziativa per scoprire come la natura selvaggia possa essere un laboratorio a cielo aperto per lo studio del microbioma, oppure “Gli strumenti del mestiere”, un kit esclusivo con tampone, piastre di coltura e protocollo per raccogliere campioni dal proprio ambiente, grazie al quale i partecipanti potranno osservare la crescita dei batteri, condividere le immagini dei risultati e, se si raggiungeranno almeno 25 adesioni, contribuire alla creazione di una vera opera d’arte microbica collettiva.

Testo e immagini dall’Ufficio stampa Università di Milano-Bicocca.

Citizen Salad: IL PROGETTO DI SCIENZA PARTECIPATIVA DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO PER SVELARE IL MICROBIOMA DELL’INSALATA

Un team di ricerca di UniTo ha attivato una campagna di crowdfunding per mappare i batteri presenti su cespi di insalata coltivati dai cittadini e studiare come possano migliorare la salute umana

È partita ufficialmente Citizen Salad – Chi vive sulle foglie di insalata, una campagna di crowdfunding che si pone l’obiettivo di coinvolgere la cittadinanza in un esperimento di citizen science volto a mappare le comunità di batteri presenti sulle foglie di insalata coltivate in diversi ambienti, sia urbani che rurali, per capire il loro impatto sul benessere della flora batterica intestinale umana.

Il progetto è stato selezionato dall’Università di Torino con la terza edizione del bando Funds Together ed è possibile sostenerlo sulla piattaforma Ideaginger.it.

Per proseguire la ricerca ci occorrono due risorse”, ha dichiarato Marco Giovannetti, ricercatore in biologia e botanica di UniTo e responsabile del progetto di crowdfunding “Fondi per realizzare l’esperimento e persone disponibili a partecipare coltivando delle piantine di insalata. Il crowdfunding ci è sembrato lo strumento perfetto per trovarle entrambe!

Alla scoperta dei batteri che abitano sulle foglie d’insalata

Il progetto Citizen Salad è curato da un team di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino con l’obiettivo di esplorare il mondo invisibile dei microrganismi che vivono sulle foglie di insalata. Studiando come le condizioni di crescita e la forma delle foglie influenzano la comunità batterica, lo studio fornirà nuove informazioni su come i batteri interagiscono con le piante e, potenzialmente, con la nostra salute.

“Questa ricerca è nata per comprendere meglio come i batteri colonizzano le foglie d’insalata,” spiega Marco Giovannetti. “Negli ultimi tre anni abbiamo scoperto che la forma delle foglie e le condizioni ambientali influenzano la presenza di diversi batteri, ora vogliamo estendere lo studio coinvolgendo la comunità per coltivare le piantine in terreni e climi differenti. Si è scoperto che i batteri che sopravvivono sulle foglie di insalata sopravvivono anche nell’uomo; una possibile ricaduta di lungo periodo della ricerca è capire se questi batteri possano quindi essere utilizzati per il benessere della flora batterica umana, aprendo per esempio nuove possibilità per lo sviluppo di alimenti che possano sostenere la salute intestinale”.

Coinvolgere la comunità attraverso la scienza partecipativa

Un aspetto fondamentale di Citizen Salad è il coinvolgimento diretto della cittadinanza nella ricerca. Sostenendo la campagna di crowdfunding le persone possono finanziare la ricerca con una donazione, ma anche prendere parte all’esperimento coltivando la propria insalata.

Chiunque ci supporti con una donazione di 35 euro può scegliere come ricompensa di ricevere un kit completo per coltivare due varietà di insalata e raccogliere campioni di foglie. Il nostro team analizzerà poi i dati raccolti dai cittadini per mappare il microbioma delle foglie” ha dichiarato Valentina Fiorilli, professoressa di Botanica dell’Università di Torino, che ha poi aggiunto: “Il crowdfunding ci sta offrendo l’opportunità per coinvolgere attivamente le persone nella ricerca scientifica e divulgare in modo innovativo la ricerca sulle piante. Grazie al supporto dei donatori possiamo finanziare l’acquisto dei materiali necessari per l’esperimento, ma possiamo anche ampliare la nostra rete di sperimentatori. Ogni contributo è fondamentale per completare la ricerca, raccogliere più dati e rendere lo studio più rappresentativo.”

Come sostenere Citizen Salad

L’obiettivo della campagna è raccogliere 8.000 euro che serviranno a mappare i batteri presenti sulle foglie di 200 piantine di insalata cresciute in ambienti differenti. In pochi giorni Citizen Salad ha già raccolto il 30% dell’obiettivo, grazie al supporto di molti sostenitori che hanno donato e deciso di entrare a far parte dell’esperimento coltivando anche loro due piantine di insalata. Quando la campagna avrà raccolto il 100% del suo obiettivo l’Università di Torino raddoppierà i fondi raccolti, fino a un massimo di 10.000 euro.

Per sostenere il progetto Citizen Salad con una donazione basta cliccare sul link Citizen Salad – Chi vive sulle foglie di insalata, scegliere la ricompensa preferita e completare la procedura in pochi click.

Fate una donazione, indossate il camice e diventate ricercatori e ricercatrici insieme a noi!” ha aggiunto Marco Giovanetti “Abbiamo bisogno del vostro supporto per completare la nostra ricerca, sosteneteci e preparatevi a diventare anche voi coltivatori di insalata”.

Citizen Salad

Il crowdfunding dell’Università di Torino per sostenere la ricerca scientifica

L’Università di Torino ha selezionatCitizen Salad nell’ambito della terza edizione del bando Funds TOgether, sviluppato in collaborazione con Ginger Crowdfunding, che gestisce Ideaginger.it, la piattaforma di crowdfunding con il tasso di successo più alto in Italia.

L’obiettivo del bando, con cui sono già state supportate 13 campagne di crowdfunding, che hanno raccolto oltre 191.000 euro, è fornire ai ricercatori competenze specifiche per sviluppare campagne di crowdfunding utili sia a raccogliere preziose risorse dedicate alla ricerca, ma anche per comunicare alla società civile il prezioso lavoro svolto quotidianamente in ateneo.

“L’Università di Torino”, ha dichiarato Alessandro Zennaro, Vice-Rettore per la valorizzazione del patrimonio umano e culturale in Ateneo,“ha intrapreso un’azione organizzata di valorizzazione della conoscenza e di divulgazione scientifica, anche attraverso l’iniziativa di crowdfunding. È un’opportunità per avvicinare sempre di più la ricerca scientifica alla cittadinanza, illustrandone gli obiettivi di medio-lungo termine, aprendo le porte dei laboratori dove ricercatrici e ricercatori lavorano, stimolando la curiosità della comunità e soprattutto mettendo in evidenza che i risultati della ricerca hanno ricadute immediate sulla vita quotidiana di tutti e tutte noi. Citizen Salad è un progetto esemplare che mostra come ricerca, tecnologia, coinvolgimento della società civile e innovazione possano cambiare il futuro in meglio e per questo merita di essere sostenuto”.

“Questa campagna è un’occasione di collaborazione e formazione anche per lo staff dell’Università di Torino, che mette a disposizione delle ricercatrici e dei ricercatori dell’ateneo le proprie competenze specialistiche in ambito fundraising e finanza alternativa” ha aggiunto Elisa Rosso, Direttrice della Direzione Ricerca, Innovazione e Internazionalizzazione di UniTo. “Ad esempio, lavoriamo per creare contatti, rafforzare reti di collaborazione e ricercare partner istituzionali e aziendali interessati a supportare il progetto e a svilupparlo anche nel futuro. Promuovere il crowdfunding è un’occasione per raccontare il valore della ricerca scientifica e sensibilizzare la comunità sul lavoro svolto in ateneo, che in questo caso permetterà di proseguire una preziosa attività di ricerca nel campo delle scienze della vita e della biologia”.

Citizen Salad

Testo e foto dall’Ufficio Stampa Area Relazioni Esterne e con i Media Università degli Studi di Torino

Progetto “Map the Giants” per preservare i coralli giganti, ultima frontiera per salvare gli oceani

Il progetto “Map the Giants” dell’Università di Milano-Bicocca va in crowdfunding per preservare le colonie di coralli giganti a rischio di estinzione e per valorizzarle come “monumenti marini”.

Milano, 16 maggio 2024 – Hanno le dimensioni di diversi autobus impilati uno sull’altro, ma sono fragilissime: sono le colonie di coralli giganti che popolano alcuni fondali marini, organismi favolosi ma a rischio di estinzione la cui salvaguardia è cruciale per il nostro pianeta. Sono infatti l’equivalente marino delle sequoie, gli alberi più imponenti della Terra e come loro custodiscono informazioni uniche su clima, ambiente e biodiversità. Proprio per salvare queste macchine del tempo naturali, minacciate dai cambiamenti climatici, è nato il progetto “Map the Giants”, che lancia una campagna di crowdfunding per finanziare una spedizione scientifica. L’obiettivo è esplorare gli atolli più remoti delle Maldive che potrebbero ospitare alcuni fra gli esemplari più maestosi di coralli giganti. L’iniziativa fa parte della VI edizione di BiUniCrowd dell’Università di Milano-Bicocca che permette alla comunità universitaria di ottenere sostegno e visibilità dall’esterno.

«Non vogliamo solo trovare i coralli giganti, ma anche mapparli e identificarne le specie, misurarli e stabilirne lo stato di conservazione: alcune colonie di corallo producono ancora cloni di larve che si sono insediate centinaia di anni fa, e potrebbero costituire preziose testimonianze di adattamento, utili per salvare la scogliere coralline del futuro»,

spiega Simone Montano, ricercatore del Dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra (DISAT) e del MaRHE Center dell’Università di Milano-Bicocca e responsabile del progetto.

«Un altro tassello importante è quello di cambiare la prospettiva attraverso la quale si conservano e proteggono i coralli sensibilizzando l’opinione pubblica sul valore inestimabile di questi organismi, veri e propri monumenti marini».

L’Università di Milano-Bicocca dal 2009 ─ grazie al suo centro di ricerca MaRHE – Marine Research and High Education Center sull’isola di Magoodhoo nell’Arcipelago delle Maldive ─ studia lo stato di salute dei coralli: questi ecosistemi marini, pur ricoprendo solo lo 0,1 per cento dei nostri oceani, ospitano più di un quarto di tutte le specie marine conosciute, proteggendo le coste dall’erosione e permettendo la sussistenza di quasi un miliardo di esseri umani. Ecco perché l’ateneo ha deciso di supportare “Map the Giants”. Come? Per sviluppare il progetto è stata avviata una campagna per raccogliere 10.000 euro su Ideaginger.it, la piattaforma di crowdfunding con il tasso di successo più alto in Italia: una volta raggiunto il 50% dell’obiettivo, l’Università di Milano-Bicocca cofinanzierà la campagna di crowdfunding con ulteriori 5.000 euro. Ma le collaborazioni non finiscono qui, dato che il gruppo di ricerca lavora già da tempo con l’Acquario di Genova proprio sul tema della conservazione dei coralli attraverso l’attività di ricerca congiunta svolta presso la sede genovese del MaRHE Center ospitata all’interno dello stesso Acquario. Collaborazione che adesso si estende anche alla campagna di crowdfunding attraverso alcuni biglietti che l’Acquario ha messo a disposizione gratuitamente e che il team userà come ricompensa per i donatori più generosi. Intanto, la settimana scorsa anche la rivista Nature ha parlato di “Map the Giants” mettendo in evidenza la potenzialità di un progetto basato sulla “citizen science initiative”.

Per sostenere “Map the Giants” basta collegarsi alla pagina della campagna e fare una donazione scegliendo il metodo di pagamento preferito. Tra le ricompense per i sostenitori c’è anche l’opportunità di ricevere dei ringraziamenti “subacquei”, partecipare a un aperitivo in Bicocca con tutto il team, adottare un corallo che verrà trapiantato su una porzione di reef danneggiata e ricevere le due entrate all’Acquario di Genova.

 

Testo e foto dall’Ufficio Stampa dell’Università di Milano-Bicocca.

Nuovo progetto di ricerca con campagna di crowdfunding: un biosensore basato su una peculiarità del porcellino di terra per monitorare quanto è inquinato il suolo

Un team di ricerca dell’Università di Milano-Bicocca ha lanciato un crowdfunding per realizzare il progetto “Tanti Piccoli Porcellin!”: un biosensore basato su una peculiarità dei porcellini di terra per monitorare il livello di inquinamento del suolo.

 

Milano, 24 aprile 2024 – Valutare l’inquinamento del suolo con un metodo del tutto naturale, osservando cioè il comportamento di alcuni organismi che lo popolano ovvero i porcellini di terra: è questo l’obiettivo dei ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca che hanno lanciato la campagna di crowdfunding “Tanti Piccoli Porcellin!” per sviluppare un prototipo strumentale per riconoscere un suolo sano da uno contaminato, coniugando le risposte comportamentali dei porcellini e i più sofisticati strumenti dell’intelligenza artificiale.

I porcellini di terra sono gli unici crostacei ad avere colonizzato la terraferma a partire dal Carbonifero Inferiore, fra i 359,2 e i 318,1 milioni di anni fa: questi antichissimi animali dovettero adattarsi in un ambiente nuovo compensando, prima fra tutte, la disidratazione. Come? Attraverso un particolare comportamento gregario: i porcellini di terra tendono a stare aggregati, perché questo riduce la superficie di contatto dei singoli animali con l’aria. In condizioni di stress indotto da un suolo contaminato, il gruppo invece si frammenta.

«Il primo passo per contrastare gli effetti dell’inquinamento dei suoli, è proprio quello di monitorarne lo stato di contaminazione. Per farlo abbiamo ideato un metodo rapido, economico e non invasivo, nonché rispettoso nei confronti degli animali», spiega Lorenzo Federico, responsabile del progetto e dottorando presso il Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca. «Grazie al crowdfunding svilupperemo un migliore metodo di osservazione per il comportamento gregario dei porcellini di terra quando esposti ai suoli e ne quantificheremo le risposte grazie ad  algoritmi sviluppati all’interno del nostro team. In altre parole, studiando come reagiscono i porcellini potremo capire se un suolo è inquinato o meno, e a che livello».

Nello specifico, lo stato di aggregazione verrà monitorato mediante un dispositivo che combina un detector (microtelecamera a infrarossi) e un’arena in plexiglas, all’interno della quale sarà disposto il suolo da monitorare e dieci porcellini di terra. Basteranno poche ore perché i contaminanti, se presenti, determinino alterazioni comportamentali facilmente quantificabili.

«Il nostro obiettivo finale è quello di sviluppare un prototipo che utilizzi la procedura automatica di analisi già brevettata da Elisabetta Fersini, docente di Informatica del nostro ateneo, per quantificare lo stato di aggregazione dei porcellini quando esposti a suoli contaminati», spiega Sara Villa, docente di Ecologia presso l’Università Milano-Bicocca e componente del team. «Questo auto-apprendimento sarà utile per ridurre i tempi di analisi e di elaborazione di un rapporto di qualità ambientale».

Per sviluppare un primo prototipo sperimentale bisogna raccogliere 10.000 euro attraverso la campagna di raccolta fondi attiva su Ideaginger.it, la piattaforma di crowdfunding con il tasso di successo più alto in Italia. Il progetto “Tanti Piccoli Porcellin!” – tra quelli della VI edizione di BiUniCrowd, l’iniziativa dell’Università di Milano-Bicocca che permette ai progetti della comunità universitaria di ottenere sostegno e visibilità dall’esterno – è stato selezionato da A2A, che cofinanzierà la campagna di crowdfunding.

Sostenere “Tanti Piccoli Porcellin!” è facile: basta collegarsi alla pagina del progetto e fare una donazione scegliendo il metodo di pagamento preferito. Tra le ricompense per i sostenitori c’è anche l’opportunità di fare analizzare il suolo del proprio orto o del proprio giardino per verificarne lo stato di salute.

In basso, una foto dei progettisti di “Tanti Piccoli Porcellin!”  suolo inquinato porcellino di terra UniMib
Nuovo progetto di ricerca con campagna di crowdfunding: un biosensore basato su una peculiarità del porcellino di terra per monitorare quanto è inquinato il suolo. In foto, i progettisti di “Tanti Piccoli Porcellin!”

Testo e foto dall’Ufficio Stampa dell’Università di Milano-Bicocca.

A scuola di biodiversità su un albero di quattro metri e mezzo: l’idea dei ricercatori di Milano-Bicocca viaggia con la campagna di crowdfunding Una Casa chiamata Albero

Realizzare un modello di albero alto oltre 4 metri per sensibilizzare sull’importanza degli alberi nella difesa della biodiversità? Sì, con la campagna di crowdfunding Una Casa chiamata Albero

 

Milano, 11 aprile 2024 – Salvare i patriarchi verdi, i grandi alberi-casa che accolgono un’ampia varietà di esseri viventi. È l’obiettivo delle ricercatrici e dei ricercatori di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca guidati da Claudia Canedoli, che hanno lanciato una campagna di crowdfunding per costruire un albero di quattro metri e mezzo.

«Vogliamo costruire un grande albero – dice Canedoli – in tutto e per tutto simile a uno vero, comprese le nicchie e i rifugi in cui trovano posto insetti, mammiferi e uccelli, e con questo albero-modello avviare una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti: dal cittadino comune a tutto il mondo della pubblica amministrazione, fino ai professionisti del verde».

L’obiettivo di Una Casa chiamata Albero è raccogliere 10.000 euro, per realizzare un modello didattico alto 4,5 metri che riproduca in modo realistico un albero-habitat e tutto l’ecosistema di cui è il perno essenziale. Infatti, quando si rimuove un albero si distrugge un intero ecosistema brulicante di vita e, anche piantando un albero giovane, non se ne recupera il valore ecologico. La campagna di raccolta fondi è attiva su Ideaginger.it, la piattaforma di crowdfunding con il tasso di successo più alto in Italia, ed è stata selezionata con la VI edizione di BiUniCrowd, l’iniziativa dell’Università di Milano-Bicocca che permette alle idee e ai progetti della comunità universitaria di ottenere sostegno e visibilità dall’esterno.

«Se il crowdfunding avrà successo – aggiunge Claudia Canedoli – l’albero modello sarà esposto in prima battuta presso il Museo civico di Storia naturale di Milano, in occasione della mostra temporanea Viaggio intorno a un albero a partire dal 19 settembre 2024. Ma questa sarà solo la sua prima dimora. L’albero sarà completamente smontabile e rimontabile, così da essere utilizzato come strumento didattico itinerante a disposizione di altri musei, università o luoghi di cultura. Per riuscirci però abbiamo bisogno del supporto di tutte le persone consapevoli del ruolo essenziale degli alberi, aiutateci con una donazione!».

Una Casa chiamata Albero è stato selezionato da Fondazione Cariplo, che cofinanzierà la campagna di crowdfunding con un contributo di 5.000 euro quando sarà stato raccolto il 50% del suo obiettivo.

«Si tratta di un progetto prezioso per sensibilizzare la comunità, diffondere cultura e creare una sensibilità diffusa su una tematica ambientale ineludibile come la tutela degli alberi», afferma Carlo Mango, direttore Area Ricerca di Fondazione Cariplo.

«Una Casa chiamata Albero incarna appieno i valori di Fondazione Cariplo, è stato naturale selezionare il progetto e promuoverlo con entusiasmo. Per usare una metafora legata agli alberi potremmo considerare il progetto ancora come un germoglio, ma che grazie al supporto di tutta la comunità può sviluppare solide radici e diramarsi sul territorio. Sono convinto che non potrebbe esserci strumento migliore del crowdfunding per realizzarlo».

Sostenere Una Casa chiamata Albero è semplicissimo, basta collegarsi alla pagina del progetto e fare una donazione scegliendo il metodo di pagamento preferito. Tra le ricompense per ringraziare i sostenitori c’è anche l’opportunità di ricevere dei contenuti di approfondimento curati dai ricercatori e di partecipare a una speciale visita al museo.

La squadra di lavoro che ha ideato Una Casa chiamata Albero è ampia e travalica i confini dell’Università di Milano-Bicocca. Insieme a Claudia Canedoli, referente del progetto e assegnista di ricerca, collaborano anche il professor Emilio Padoa-Schioppa, Davide Corengia, Noemi Rota, Emanuele Asnaghi, Elisa Maria Clotilde Caldarelli, Sara Pelladoni, Camilla Stefanini e Michele Corengia, ricercatori e liberi professionisti afferenti al Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra e anche a diverse altre realtà.

Testo e foto dall’Ufficio Stampa dell’Università di Milano-Bicocca.

Un microchip può funzionare come una rete di neuroni? I ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca usano il crowdfunding per scoprirlo: Parte oggi TinyNeuron – Silicon Neuron for AI, la prima campagna selezionata con la VI edizione di BiUniCrowd; ha l’obiettivo di sviluppare un microchip che può rivoluzionare l’intelligenza artificiale.

Milano, 3 aprile 2024 – Il cervello umano è formato da circa 100 miliardi di neuroni, processa senza sosta informazioni, gestisce compiti complessi monitorando allo stesso tempo gli stimoli che arrivano dall’ambiente esterno. E quanta energia consuma? Appena 20W, meno di una lampadina a incandescenza. Si può prendere ispirazione da uno strumento così efficiente per sviluppare un innovativo microchip? È la domanda a cui un team di ricercatori e ricercatrici dell’Università di Milano-Bicocca vuole rispondere chiedendo alla comunità di sostenere la campagna di crowdfunding TinyNeuron – Silicon Neuron for AI: volta a raccogliere 10.000 euro per sviluppare un microchip capace di emulare il comportamento e la struttura di una rete di neuroni biologici, è stata appena pubblicata su Ideaginger.it, la piattaforma di crowdfunding con il tasso di successo più alto in Italia.

«Il nostro obiettivo è gettare le basi per lo sviluppo di un processore neuromorfico che, funzionando in modo simile al cervello, permetta di gestire algoritmi di intelligenza artificiale di nuova generazione», ha dichiarato Lorenzo Stevenazzi, responsabile del progetto. «È un ambito di ricerca molto promettente: per esempio, può ridurre sensibilmente il dispendio energetico di dispositivi e sensori, ma anche semplificare l’integrazione tra protesi robotiche e corpo umano, che parlerebbero così lo stesso linguaggio».

TinyNeuron – Silicon Neuron for AI è stato selezionato nell’ambito della VI call BiUniCrowd, con cui l’Università di Milano-Bicocca promuove il crowdfunding per finanziare i progetti di ricerca e ha ricevuto il supporto di Thales Alenia Space che, quando la campagna di crowdfunding avrà raggiunto il 50% del suo obiettivo, la cofinanzierà con ulteriori 5.000 euro. 

Da quest’anno BiUniCrowd è stato sviluppato in partnership con Ginger Crowdfunding, che gestisce Ideaginger.it con cui è stato progettato il percorso di accompagnamento per ricercatori e ricercatrici attraverso la formazione al crowdfunding che gli ha permesso di definire ogni aspetto dei loro progetti di raccolta fondi. 

«Sono convinto che il crowdfunding sia lo strumento migliore per iniziare questa linea di ricerca», sottolinea Lorenzo Stevenazzi. «Il chip a cui lavoreremo riproduce una rete di neuroni che collaborano assieme a supporto di un risultato comune, proprio come avviene in una campagna di crowdfunding. I sistemi neuromorfici possono rivoluzionare l’intelligenza artificiale, probabilmente una delle tecnologie con le potenzialità più alte di sempre e grazie al contributo essenziale dei nostri sostenitori questa ricerca può concretizzarsi».

«Thales Alenia Space è costantemente alla ricerca di soluzioni tecnologiche innovative e ambiziose, proprio come quella a cui sta lavorando il team di TinyNeuron – Silicon Neuron for AI», ha dichiarato Paolo Cerabolini del CTO di TASI. «Uno degli aspetti forse più interessanti del progetto è che, oltre agli ambiti tecnologici che sappiamo potrà rivoluzionare, racchiude anche un potenziale che potrà aprire scenari di ricerca per nuove applicazioni in un futuro molto prossimo».

Sostenere TinyNeuron – Silicon Neuron for AI è semplicissimo. Basta collegarsi alla pagina della campagna, donare e scegliere la ricompensa tra quelle ideate dai ricercatori, tra cui anche la possibilità di incontrare le ricercatrici e i ricercatori del team in occasione di una esclusiva visita al loro laboratorio di ricerca.

Testo e foto dall’Ufficio Stampa dell’Università di Milano-Bicocca.

Un gruppo di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Torino sta studiando il canto del pinguino africano per salvarlo dall’estinzione 

‘Salviamo il Pinguino Africano’ è il progetto di crowdfunding cofinanziato dall’Università di Torino per tutelare una specie di pinguino la cui popolazione ha subito un declino del 98% rispetto all’era preindustriale. Oltre 100 persone hanno già aderito alla campagna.

Francesca Terranova, Anna Zanoli e Livio Favaro
Francesca Terranova, Anna Zanoli e Livio Favaro

Livio FavaroFrancesca Terranova e Anna Zanoli fanno parte del team di biologi marini dell’Università di Torino che da anni si sta dedicando allo studio del pinguino africano, una specie che abita le coste del Sudafrica e della Namibia.

“Il pinguino africano è noto anche come pinguino asino per il suo vocalizzo molto particolare, che ricorda un raglio. Ma al di là dell’elemento di curiosità, proprio sullo studio e il monitoraggio del canto di questi animali si fonda il progetto di ricerca e tutela che da anni portiamo avanti in collaborazione con le autorità del Sudafrica” ha dichiarato Livio Favaro.

Da Torino a Stony Point, Sudafrica

Come ha dichiarato Francesca Terranova anche in occasione del suo intervento alla trasmissione Animal House di Radio Deejay

“Spesso la nostra squadra si reca a Stony Point, in Sudafrica, dove vive una colonia di circa 1.000 coppie di pinguini, con l’obiettivo di studiarli da vicino ma senza essere invasivi dei loro spazi. Trovarsi nel territorio della colonia, alle quattro del mattino, è un’esperienza unica. La voce di ogni pinguino è unica e studiarla, insieme a quella di tutti gli altri componenti della colonia, ci permette di monitorare l’andamento demografico della colonia o ricercare la presenza di patologie ha concluso Francesca Terranova.

Il supporto della comunità per ridurre il rischio di estinzione del Pinguino Africano

“Le attività dell’uomo hanno messo in pericolo la sopravvivenza di questa specie di pinguino” ha dichiarato Anna Zanoli che ha poi aggiunto “a causa della pesca intensiva e dell’antropizzazione degli ambienti in cui solitamente vivono i suoi esemplari”. “Noi cerchiamo di monitorare lo stato di salute della specie studiandone le colonie. Per farlo in modo efficace e non invasivo per i pinguini servono attrezzature tecniche e uno staff in loco che possa portare avanti il lavoro con costanza”.

“Per proseguire e rilanciare il nostro lavoro abbiamo lanciato la campagna di crowdfunding Salviamo il Pinguino Africano’con l’obiettivo di acquistare attrezzatura tecnica e finanziare per un anno lo stipendio di un ranger in Sudafrica. Finora la risposta della comunità è stata straordinaria, ma abbiamo ancora bisogno del supporto di tutti per acquistare ulteriore attrezzatura. Aiutateci con una donazione” è stato l’appello di Livio Favaro.

Copertina Salviamo il Pinguino Africano canto pinguini africani
Un gruppo di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Torino sta studiando il canto del pinguino africano per salvarlo dall’estinzione

Sostenere il progetto ‘Salviamo il Pinguino Africano’ è semplice, sul link https://www.ideaginger.it/progetti/salviamo-il-pinguino-africano.html è possibile donare in pochi click tramite PayPal, bonifico bancario o carta di credito. Tra le ricompense per i sostenitori anche la possibilità di adottare a distanza un pinguino e ricevere aggiornamenti sul suo stato di salute.

“Il crowdfunding ci sta aiutando a raccogliere fondi certamente, ma anche a sensibilizzare la comunità. Tante persone che ci hanno sostenuto prima di questa occasione non conoscevano nemmeno dell’esistenza del pinguino africano. Sapere che ora ci sono già oltre 100 donatori che hanno preso coscienza della necessità di salvaguardare questa specie credo rappresenti appieno uno degli obiettivi di ogni ricercatore, quello di divulgare anche ai non tecnici il proprio lavoro” ha concluso Livio Favaro.

Il supporto dell’Università di Torino con Funds TOgether l’Università 

L’Università di Torino ha selezionato Salviamo il Pinguino Africano nell’ambito dell’iniziativa Funds TOgether, sviluppata insieme a Ginger Crowdfunding, che gestisce Ideaginger.it, la piattaforma con il tasso di successo più alto in Italia, con l’obiettivo di aiutare le ricercatrici e i ricercatori ad acquisire le competenze per sviluppare campagne di crowdfunding efficaci e sostenerle economicamente. L’Università di Torino, infatti, raddoppierà i fondi raccolti tramite crowdfunding fino a 10.000 euro.

Il valore del crowdfunding per la ricerca scientifica

“L’Università di Torino”, ha dichiarato Alessandro Zennaro, Vice-Rettore per la valorizzazione del patrimonio umano e culturale in Ateneo, “probabilmente più di qualsiasi altro ateneo, in questa fase storica, ha intrapreso un’azione organizzata di valorizzazione della conoscenza e di divulgazione scientifica, assumendo anche posizioni apicali nella rete degli atenei italiani per il Public Engagement (ApeNet). L’iniziativa di crowdfunding costituisce un’ulteriore opportunità per avvicinare la ricerca scientifica alla comunità territoriale e nazionale, illustrandone gli obiettivi, facendo conoscere le ricercatrici ed i ricercatori coinvolti, stimolando la curiosità e soprattutto dimostrando che, spesso, i prodotti della ricerca hanno ricadute immediate sulla vita di tutti noi, quotidianamente. Salviamo il Pinguino Africano è un progetto importante che coniuga in maniera esemplare la ricerca, la collaborazione internazionale e l’innovazione. Per questo merita di essere sostenuto”.

“Questa campagna è un’occasione anche per lo staff dell’Università di Torino di confrontarsi con le opportunità del fundraising e della finanza alternativa per la ricerca e l’innovazione,” ha aggiunto Elisa Rosso, Direttrice della Direzione Innovazione e Internazionalizzazione dell’Università di Torino, che ha poi aggiunto “Per esempio stiamo contattando e ricercando partner istituzionali e aziendali interessati a supportare il progetto. Promuovere il crowdfunding è un’occasione per raccontare il valore della ricerca scientifica e sensibilizzare la comunità sul lavoro svolto in ateneo, che in questo caso permetterà di proseguire una preziosa attività di ricerca etologica sul campo”.

Funds TOgether è il programma di finanza alternativa per la ricerca e l’innovazione sviluppato dall’Università di Torino insieme a Ginger Crowdfunding. L’Obiettivo è fornire a ricercatori e ricercatrici dell’ateneo le competenze per progettare e promuovere una campagna di crowdfunding, acquisire nuove risorse e avvicinare la comunità universitaria alla società civile attraverso progetti a forte impatto sociale e ambientale.

 

 

Testo, video e foto dall’Ufficio Stampa Area Relazioni Esterne e con i Media Università degli Studi di Torino